E’ iniziata oggi nel palazzo Ouagadougou di Sirte, in Libia, la sessione della Camera dei rappresentanti dedicata al voto di fiducia al nuovo Governo di unità nazionale (Gun) del premier designato Abdel Hamid Dabaiba. Ai lavori aperti dal presidente del parlamento, Aguila Saleh, sarebbero presenti 132 deputati provenienti dalle tre regioni del Paese: Cirenaica (est), Fezzan (sud) e Tripolitania (ovest). Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova” a fonti sul posto, due aerei con a bordo 35 deputati del sud e 45 dell’ovest sono atterrati ieri nell’aeroporto a sud di Sirte, mentre un volo charter della compagnia privata libica Global Aviation and Services Group è atterrato questa mattina con 50 deputati. Teoricamente, la lista di 27 ministri, due vicepremier, sei sottosegretari del nuovo governo ha bisogno della maggioranza semplice di 91 voti per ottenere la fiducia. Ma un gruppo di 42 deputati di Tripoli ha formalmente chiesto di rinviare la sessione perché, a loro dire, bisogna votare una modifica costituzionale che richiede un quorum di 120 voti.
La seduta proseguirà fino a domani sera, 9 marzo, quando è previsto il voto di fiducia vero e proprio. I lavori sono iniziati oggi a porte chiuse con un discorso del presidente del parlamento, Aguilah Saleh. Nel corso della due giorni di lavori si discuterà anche della squadra dei ministri che Dabaiba ha consegnato a Saleh. Si prevede il cambiamento di alcuni nomi, in particolare quelli indicati per i dicasteri più importanti come il ministero degli Esteri, che nella lista del premier (trapelata sui media libici) dovrebbe essere affidato a una donna: Lamia Fathi Abusedra di Bengasi (dunque dell’est) ma membro del Partito Al Watan affiliato all’islamista libico Abdelhakim Belhaj, exl comandante del Gruppo islamico libico combattente. Al momento i deputati presenti a Sirte si dividono in tre posizioni diverse: la prima disposta a votare la fiducia subito; la seconda che chiede di rinviare il voto fino alla pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite sui casi di presunto corruzione al Foro di dialogo politico libico di Tunisi; e la terza che invece chiede di votare la modifica costituzionale insieme alla fiducia al nuovo governo.
Prima dell’inizio dei lavori, il premier designato Dabaiba ha diffuso tramite i suoi canali sui social network un discorso rivolto ai deputati per convincerli a votare la fiducia e a consentire la nascita del suo esecutivo. L’imprenditore di Misurata, prestato alla politica, ha ammesso che “il percorso per la formazione del nuovo governo è stato arduo”. Dabaiba ha chiesto di compiere l’ultimo sforzo verso l’unificazione del paese. “La crisi che stiamo affrontando oggi – ha aggiunto – è una crisi di conflitto, guerra e fiducia. Vi parlo oggi sulla base del mio profondo senso di responsabilità davanti a voi. Siamo stati separati alcune volte, ma ora che il nuovo governo può assumere i suoi compiti potete fermare questa crisi e non rinviarla di nuovo”. Il nuovo governo, ha detto il premier designato, lavorerà “come un esercito di servitori, per questo grande popolo, per risolvere il problema dell’elettricità, per far muovere l’economia, per far cessare le code davanti alle banche”.
Dabaiba ha ammesso che il percorso per la formazione della sua squadra non è stato facile. “E’ stato più difficile che scalare montagne ripide. Ma alla fine abbiamo raggiunto la vetta. Il processo di formazione del governo ha incluso sforzi strenui per ottenere il meglio. La crisi oggi è una crisi di conflitto e di guerra, una crisi di fiducia e di partecipazione, una crisi di accettazione e di sostegno che si estende alla situazione attuale. Quando ho scelto di vivere questa esperienza non avevo paura di percorrere questo sentiero, anche se era breve, ed ero consapevole dei suoi ostacoli”. Eppure, afferma ancora il premier designato, “ho accettato di entrare nell’arena politica. Ho dovuto trovare un ragionevole equilibrio per portare il mio paese fuori dalla crisi e ho portato la sicurezza sul terreno per l’estensione della crisi”. Secondo il premier designato, infine, “il meccanismo del Foro di dialogo politico di Ginevra ha imposto a tutti coloro che hanno accettato questo processo che i risultati del governo e la road map politica non possano escludere nessuno: ecco perché governo è stato creato nella sua forma attuale, in termini di numero dei ministri e di ripartizione geografica.