Fraternità e speranza sono le due parole che sintetizzano il viaggio apostolico di papa Francesco in Iraq. Lo ha dichiarato il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, nel corso del briefing per illustrare il programma del Viaggio apostolico del Papa in Iraq, che si svolgerà dal 5 all’8 marzo 2021. Quello che prenderà il via il 5 marzo è il 33esimo viaggio internazionale di papa Francesco e l’Iraq il 52esimo Paese visitato dal pontefice. L’Iraq è il primo Paese a maggioranza sciita visitato da un pontefice della Chiesa cattolica. Per Bruni, il viaggio che si accinge a fare il Papa è “un pellegrinaggio rivolto al futuro”. La sollecitudine dei cristiani della regione, l’approfondimento in spirito di condivisione e dialogo dei rapporti tra le diverse religioni, l’incontro con l’Iraq e la sua popolazione sono – per Bruni – le ragioni che spingono il Pontefice a compiere questo viaggio.
Il direttore della Sala stampa vaticana ha rivelato che il desiderio del Papa è che questo viaggio “apra il futuro delle popolazioni cristiane” della regione. Ad accompagnare il Papa vi saranno tra gli altri il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali cardinale Leonardo Sandri, il segretario per i Rapporti con gli Stati arcivescovo Paul Gallagher. Nel briefing, Bruni ha sottolineato che il viaggio sarà diverso da quelli compiuti in passato a causa dell’emergenza Covid-19. Con l’eccezione di Erbil, dove papa Francesco celebrerà la messa nello stadio Franso Hariri, non vi saranno incontri con folle di persone, ma solamente appuntamenti a cui parteciperanno poche centinaia di persone. Inoltre tutti i percorsi nelle città avverranno con auto chiusa e non si esclude l’utilizzo di un’auto blindata. L’unica occasione in cui potrebbe essere utilizzata un’auto aperta potrebbe essere l’evento allo stadio di Erbil.
Il Papa giungerà a Baghdad il 5 marzo dove verrà accolto all’aeroporto dal premier Mustafa al Kadhimi, primo incontro del Viaggio apostolico e anche primo colloquio dell’attuale pontefice con un premier iracheno. L’ultima volta che un Papa ha incontrato un capo del governo iracheno risale al 2008 con il colloquio a Castel Gandolfo tra l’allora Benedetto XVI il premier Nouri al Maliki. Una volta uscito dall’aeroporto il Papa si recherà al palazzo presidenziale per l’incontro privato con il presidente Barham Salih. Una volta terminato il colloquio, il Papa incontrerà insieme a Salih le autorità politiche e religiose del Paese. Sia il presidente iracheno che il Papa pronunceranno un discorso di saluto. Salih ha incontrato il Papa a Roma due volte negli ultimi anni rispettivamente il 24 novembre del 2018 e il 25 gennaio del 2020. Nel pomeriggio del 5 marzo vi sarà l’incontro con la comunità cristiana presso la cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del perpetuo soccorso, teatro del devastante attacco in nel 2010 morirono almeno 47 cristiani. La Chiesa è stata restaurata nel 2012 dopo gli attacchi. Una lunga striscia di marmo che dall’alta va al sagrato ricorda la striscia di sangue di quel giorno. Come indicato da Bruni, qui il papa verrà accolto dal patriarca Joseph Younan.
Il 6 marzo si terrà una delle tappe di maggiore significato simbolico per il Viaggio apostolico di papa Francesco. Infatti vi sarà l’incontro a Najaf con il grande ayatollah Ali al Sistani, guida dell’islam sciita iracheno, in quello che sarà il primo colloquio tra un pontefice cattolico e un ayatollah sciita. Nel briefing con la stampa, Bruni ha voluto precisare che quella ad Al Sistani sarà una visita di cortesia e non è prevista al momento la firma di alcuna dichiarazione congiunta o documento interreligioso. Dopo la tappa a Najaf, il Papa si recherà nel sito di Ur dei caldei, situato nei pressi della città di Nassiriya. Ur è considerato dalla Bibbia il luogo di nascita di Abramo e ha un significato per le tre religioni monoteiste: ebraica, cristiana e musulmana. Nel sito dell’antica città si terrà l’incontro interreligioso con i rappresentanti delle varie fedi presenti in Iraq, tra cui la comunità degli yazidi, particolarmente colpita dalle persecuzioni condotte nel 2014 dallo Stato islamico. Nel pomeriggio del 6 marzo, il Papa celebrerà la messa nella cattedrale Caldea di Baghdad, la prima in rito caldeo per un pontefice della Chiesa cattolica, insieme al cardinale Louis Raphael Sako, patriarca dei caldei.
La mattina del 7 marzo, papa Francesco di recherà nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. Al suo arrivo nella città di Erbil, il Pontefice verrà accolto dal presidente e dal premier della regione autonoma, rispettivamente Nechirvan e Masrour Barzani. In mattinata il Papa si recherà in elicottero a Mosul, capoluogo della provincia di Ninive, e dal 2014 al 2017 capitale de facto dell’autoproclamato califfato dello Stato islamico di Abu Bakr al Baghdadi. Nel briefing con la stampa, Bruni ha precisato che a Mosul il Papa non andrà per un incontro pubblico, “ma per un momento di preghiera intimo per onorare le vittime di questa terra”. Nella città dove solo una parte della popolazione ha fatto ritorno, il Papa verrà accolto dall’arcivescovo di Mosul, Najib Mikhael Moussa, e dal governatore locale. La preghiera per le vittime della guerra si terrà nella cosiddetta Piazza delle quattro chiese (Hosh al-Bieaa in arabo) in cui si trovano ai quattro angoli una chiesa siro-cattolica, una siriaco-ortodossa, una armena-ortodossa e una caldea. Ora l’area è in rovina, così come altre parti della città.
Dopo Mosul, il Papa si recherà, sempre in elicottero, nella stessa giornata nella città a maggioranza cristiana di Qaraqosh, dove nella notte tra il 6 e il 7 agosto del 2014 circa 45 mila persone vennero cacciate dallo Stato islamico e costrette a rifugiarsi nel vicino Kurdistan. Attualmente, secondo l’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) nella città sono ritornate circa il 50 per cento delle famiglie. Il Papa incontrerà la comunità di Qaraqosh nella Chiesa di Santa Maria Immacolata particolarmente danneggiata durante l’occupazione dello Stato islamico. Qui il Papa svolgerà la recita della preghiera dell’Angelus. Infine nel pomeriggio, papa Francesco si recherà nuovamente a Erbil dove celebrerà la messa nello stadio Franso Hariri a cui dovrebbero prendere parte circa 10 mila persone e dove il pontefice pronuncerà anche l’ultimo discorso della Viaggio apostolico. Il ritorno del Papa a Roma avverrà la mattina dell’8 marzo dall’aeroporto di Baghdad.
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