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La Collezione Farnesina arriva a Nuova Delhi. Vattani: “Rappresenta l’arte italiana del Novecento”

L'ideatore dell'iniziativa, nata nel 2000, evidenzia ad "Agenzia Nova" l’importanza della diplomazia culturale, di cui l’arte, la letteratura, il cinema e il teatro sono “strumenti straordinari”

Roma
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Sarà inaugurata domani a Nuova Delhi la mostra “La grande visione italiana. Collezione Farnesina”, una selezione di opere della prestigiosa raccolta del nostro ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. L’esposizione, allestita nel Centro per l’arte contemporanea Bikaner House e aperta ai visitatori dal 27 maggio al 22 giugno, giunge in India dopo essere stata presentata a Singapore e in Giappone, a Tokyo, e prima della tappa in Corea del Sud, a Seul, con cui alla fine di luglio si concluderà il tour asiatico. Il percorso espositivo, curato dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, fondatore della Transavanguardia, si compone di 72 capolavori di oltre 60 grandi artisti. “La grande visione italiana” è solo un assaggio della Collezione Farnesina, raccolta unica nel suo genere, nata nel 2000 per iniziativa dell’ambasciatore Umberto Vattani, allora segretario generale del ministero, con l’idea di contribuire alla sua attività di diplomazia culturale. Bonito Oliva, Vattani, l’ambasciatore a Nuova Delhi, Vincenzo de Luca, saranno presenti all’inaugurazione, insieme a esponenti del governo indiano e ad altre personalità.

È una mostra che “rappresenta bene il panorama artistico italiano del Novecento e anche oltre”, sintetizza Vattani in un’intervista ad “Agenzia Nova”, sottolineando l’autorevolezza del curatore, il prestigio della sede espositiva, il “lavoro encomiabile” svolto dall’ambasciata. Vattani, oggi presidente della Fondazione Italia-Giappone e direttore generale della Fondazione Italia-Usa, evidenzia l’importanza della diplomazia culturale, di cui l’arte, la letteratura, il cinema e il teatro sono “strumenti straordinari”, soprattutto in un momento così difficile come quello attuale. Quando la Collezione Farnesina fu ideata, ormai quasi 25 anni, però, ciò non era affatto scontato. Il nucleo iniziale, ricorda Vattani, fu costituito da opere del Gruppo Forma 1 – la prima in assoluto ad essere acquisita fu una scultura di Pietro Consagra, seguita da quattro tele – e “l’impressione fu straordinaria”. All’estero, infatti, dell’Italia “conoscevano l’epoca romana, il Rinascimento, il Barocco”, ma con la Collezione “il palazzo rappresentò per la prima volta l’arte di oggi, l’Italia contemporanea. I ministri e le delegazioni straniere che arrivavano rimanevano impressionati”, racconta l’ambasciatore.

La Collezione Farnesina nacque col trasferimento del ministero degli Esteri da Palazzo Chigi all’area del Foro italico, nel palazzo sorto su preesistenti possedimenti della famiglia Farnese che era stato originariamente pensato per ospitare la sede del Partito nazionale fascista. Le opere d’arte che vi sono state raccolte ne hanno rivoluzionato l’immagine: “Invece di far pensare al passato hanno fatto pensare al presente e al futuro”. Inoltre, prosegue Vattani, “i ministeri degli Esteri sono circondati da segretezza mentre il nostro è stato aperto”: una volta al mese, infatti, la raccolta è accessibile ai visitatori, oltre a essere presentata al pubblico attraverso le iniziative espositive. “Il palazzo stesso è diventato prova di una contemporaneità che guarda al futuro”, sintetizza Vattani. Ciò è avvenuto “prima che nascessero i grandi templi dell’arte contemporanea”, come il Maxxi di Roma, il Museo del Novecento di Milano, il Mart di Rovereto. “Siamo stati dei precursori”, rivendica l’ideatore della Collezione. Ancora oggi, conclude Vattani, la raccolta vanta una “straordinaria vivacità”, sia per il “livello molto alto” garantito dal comitato scientifico, sia per la formula del comodato d’uso, che la rende una “collezione mutevole”.

“La grande visione italiana”, dunque, contribuirà a far conoscere anche in India una collezione unica nel suo genere, che conta oltre 600 opere dal primo Novecento a oggi, includendo i maestri storici della prima metà del XX secolo così come i protagonisti del secondo dopoguerra per arrivare alle ricerche più attuali. Il ministro del Commercio e dell’Industria indiano, Piyush Goyal, nella sua trasferta a Roma del mese scorso, ha avuto modo di visitarla accompagnato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L’allestimento della mostra non segue un ordine cronologico, ma un criterio tematico, evidenziando anche temi di interesse globale: dalle emergenze ambientali alle migrazioni, dalle nuove povertà al dialogo tra culture. L’itinerario di visita, nel complesso, documenta una sperimentazione incessante. È un viaggio nella storia dell’arte italiana del Novecento che attraversa Futurismo, Metafisica, Informale, Pop Art, Arte Cinetica, Concettuale, Arte Povera, Transavanguardia per arrivare al digitale. Da Umberto Boccioni a Carla Accardi, da Mimmo Jodice a Michelangelo Pistoletto, da Mario Merz a Grazia Varisco sono moltissimi i maestri selezionati. Una moltitudine di linguaggi – pittura, scultura, mosaico, fotografia, grafica, installazione – e una varietà di stili testimoniano il dinamismo creativo italiano dell’ultimo secolo.

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