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Impianti sci chiusi fino al 5 marzo, decisione di Speranza condivisa dal governo

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La decisione di rinviare al 5 marzo la riapertura degli impianti sci a causa del rischio di maggiore trasmissibilità del virus legato alla variante inglese è stata assunta dal ministro della Salute, Roberto Speranza, “in accordo con il governo”. Lo riferiscono fonti ad “Agenzia Nova”. L’ordinanza di Speranza è stata adottata sulla base delle informazioni fornite dal Comitato tecnico-scientifico.


Impianti sci chiusi, cosa prevede il provvedimento

Speranza, infatti, ha firmato ieri il provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5. Il provvedimento – si legge in una nota – tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto superiore di sanità, attestanti che la variante VOC B.1.1.7, detta “variante UK” e caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8 per cento sul numero totale dei contagi. La preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti, ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e in Germania. Nel verbale del 12 febbraio, il Comitato Tecnico Scientifico, con specifico riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni inserite nelle cosiddette “aree gialle”, afferma che “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”. Il governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori.

Duro l’attacco del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha commentato “non ho parole, non se ne può più di esperti che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità”. Salvini punta il dito contro il Comitato tecnico scientifico auspicando un cambio del Cts stesso. “Delusione è una parola fin troppo gentile. C’è molta rabbia, non nel merito in sé, non siamo scienziati e al primo posto viene la salute. Ma spero che quanto accaduto sia l’ultima volta” ha detto Stefano Bonaccini, presidente delle Conferenza delle Regioni e dell’Emilia-Romagna, a “Mattino 5” su Canale5. “Non si può arrivare a decisioni del genere con così poco preavviso. Mai più decisioni del genere con queste tempistiche. Serve un nuovo metodo”, ha aggiunto. Agli epidemiologi ed esperti “chiedo meno interviste e discutiamo più nei luoghi adatti” ha detto ancora precisando che “un po’ meno interviste e un più lavoro sennò le persone non capiscono più nulla. Siamo ad un anno esatto dall’inizio della pandemia”, ha detto.

“Trovo assurdo apprendere dalle agenzie di stampa la decisione del ministro della Salute di non riaprire gli impianti sciistici a poche ore dalla scadenza dei divieti fin qui in essere, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato”, ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che ha aggiunto: “Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini”. Un cambio di metodo è quanto chiesto poi da Giovanni Toti, presidente della Liguria e leader di Cambiamo, a SkyTg24. “Se il governo Draghi vuole dare un segnale deve allargare la cabina di regia non solo alle voci mediche ma anche quelle economiche”. La decisione del Cts sulla quale si base l’ordinanza di Speranza “è surreale”. Così il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, a SkyTg24. “Siamo stati bersagliati da comunicati stampa di tecnici, il Cts, consulenti, che annunciavano chiusure creando un panico culminato in questa ordinanza surreale. Surreale perché mondo della neve ha ricevuto dallo stesso Cts il 4 febbraio, dieci giorni fa, il via libera ad aprire il 15. Il Cts gli ha detto anche con quali regole, quali costi assumere, in che modo aprire”, ha detto.

Indennizzi è quanto chiesto poi dal governatore del Veneto, Luca Zaia: “Non si può più parlare soltanto di ristori. In questo caso ci vorranno degli indennizzi. Dei riconoscimenti per il danno subito”, visto il preavviso di sole “quattro ore”. E per Coldiretti, la chiusura degli impianti anche nell’ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.

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