Con la visita in Croazia e l’inaugurazione del nuovo Centro culturale islamico “ecologico” di Sisak, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha concluso il suo tour nei Balcani iniziato lo scorso 6 settembre a Sarajevo, in Bosnia Erzegovina, e proseguita ieri a Belgrado, in Serbia. Nel corso della missione Erdogan ha ribadito il sostegno della Turchia alla stabilità della regione dei Balcani, in particolare in Bosnia Erzegovina e tra Serbia e Kosovo, oltre a firmare dieci accordi (sette a Belgrado e tre in Croazia), tra cui gli importanti protocolli con le autorità bosniache e serbe per consentire il movimento dei cittadini dei tre Paesi senza la necessità di passaporto. Il viaggio del capo dello Stato turco giunge in un momento di grande attivismo della Turchia a livello internazionale, forte del rapporto equidistante tra Mosca e Kiev nel conflitto in Ucraina e del rilancio delle relazioni con Paesi un tempo ostili come Egitto, Israele ed Emirati Arabi Uniti.
Nelle conferenze stampa organizzate durante la missione nei Balcani Erdogan ha lanciato una serie di stoccate ai Paesi occidentali in merito alla crisi in Ucraina, sottolineandone l’atteggiamento provocatore e invitandoli a “non sottovalutare la Russia”. In conferenza stampa da Zagabria il presidente turco ha ammesso di voler esportare anche il grano dalla Russia, dando ragione al presidente russo, Vladimir Putin, secondo cui il grano proveniente dall’Ucraina con un accordo sostenuto dalle Nazioni Unite è andato ai Paesi ricchi piuttosto che a quelli poveri. “Il fatto che le spedizioni di grano vadano verso i Paesi che attuano queste sanzioni (contro Mosca) disturba Putin. Vogliamo anche che le spedizioni di grano inizino dalla Russia”, ha detto Erdogan nella conferenza stampa con l’omologo croato Zoran Milanovic.
Il tema della stabilità regionale e del ruolo di mediatore della Turchia per sopire le tensioni tra le comunità etniche e religiose che compongono il complesso mosaico regionale è stato, oltre all’economia, il tema principale della visita. In tutte e tre le tappe Erdogan ha affermato che “i leader musulmani, serbi e croati in Bosnia Erzegovina devono trovare tra di loro un accordo” e che “è d’accordo sull’integrità territoriale della Bosnia Erzegovina anche se non è soddisfatto dagli accordi di Dayton”. Proprio da Zagabria, nel corso della conferenza stampa congiunta con Milanović, il presidente turco ha affermato che di Dayton del 1995 che posero fine alla guerra in Jugoslavia “non miravano a una soluzione in Bosnia Erzegovina”. Gli accordi di Dayton del 1995, “che posero fine alla guerra mortale tra serbi bosniaci, croati e bosniaci musulmani, non erano un accordo che mirava a una soluzione in Bosnia Erzegovina”, ha affermato il presidente turco. “Per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina, nel mio incontro con i leader durante la mia visita ho percepito che il disagio presente nel Paese provenga proprio da Dayton”, ha osservato Erdogan.
Nella conferenza stampa congiunta con l’omologo Milanovic, Erdogan ha ricordato gli importanti legami tra i due Paesi, definendoli “amici e alleati”. “Turchia e Croazia celebrano quest’anno il 30mo anniversario delle loro relazioni diplomatiche. Questa visita, che sto conducendo alla guida di un’ampia delegazione dei nostri ministri, deputati e imprenditori è un’indicazione dell’importanza che attribuiamo a questo anniversario”, ha affermato Erdogan. “Turchia e Croazia hanno mostrato la loro forte amicizia nei momenti più difficili”, ha ricordato Erdogan citando il sostegno di Ankara a Zagabria del dicembre 2020, e il sostegno croato in occasione dei devastanti incendi che nel 2021 hanno colpito il territorio turco. Erdogan ha sottolineato che nell’ambito della visita sono stati firmati tre accordi tra i due Paesi: un memorandum tra i due ministeri dell’Interno sulla cooperazione nel campo della gestione delle catastrofi e delle emergenze; un memorandum d’intesa sempre tra a livello di ministeri dell’Interno nella garanzia dell’ordine pubblico; un protocollo di cooperazione tra i rispettivi archivi di Stato.
Erdogan ha affermato che nei colloqui con l’omologo croato sono stati discussi anche i dossier più caldi a livello regionale: “Abbiamo avuto l’opportunità di affrontare la guerra Russia-Ucraina e di valutarla nel dettaglio. I contatti e le visite reciproche a tutti i livelli hanno ripreso slancio. Abbiamo avuto l’opportunità di valutare nel dettaglio le elezioni che si terranno in Bosnia Erzegovina il 2 ottobre”, ha dichiarato Erdogan. “In quanto paese regionale, la Turchia segue da vicino tutti gli sviluppi nei Balcani e continua a fornire i contributi necessari in questo contesto. Durante i nostri incontri, ci siamo consultati sui passi che possono essere compiuti insieme per preservare e rafforzare la pace e la stabilità dell’Europa sudorientale. Abbiamo sottolineato ancora una volta il nostro sostegno alla pace, alla stabilità e all’integrità territoriale e all’integrazione europea della Bosnia Erzegovina. A tal fine, ci siamo concentrati sui contributi che possiamo dare insieme come Turchia e Croazia. Abbiamo discusso in modo specifico della continuazione del nostro dialogo in Bosnia Erzegovina in un senso più ampio dopo le elezioni”, ha affermato il capo dello Stato turco.
Da parte sua, il presidente Milanovic ha affermato che la Croazia crede nelle buone intenzioni della Turchia in Bosnia Erzegovina, ma non c’è una conoscenza sufficiente delle posizioni reciproche e si deve parlare di più. Milanovic ritiene invece che i cambiamenti dovrebbero essere imposti dall’Alto rappresentante della comunità internazionale, Christian Schmidt. “Dobbiamo parlare di più tra di noi di questi argomenti, perché da queste conversazioni di un’ora e mezza si vedono buone intenzioni, ma anche una scarsa familiarità con gli atteggiamenti reciproci. Forse non ci conosciamo abbastanza, abbiamo bisogno di più dialogo. Credo che le intenzioni siano buone”, ha sottolineato Milanovic.
Il presidente croato ha affermato che l’Alto rappresentante in Bosnia Erzegovina finora non ha fatto nulla. “Se farà qualcosa, sarò soddisfatto. Questo è il punto in cui io e il presidente Erdogan, la Croazia e la Turchia differiamo. Questo dimostra che abbiamo bisogno di una conversazione più sostanziale, non una conversazione di protocollo, ma una conversazione dettagliata per evidenziare alcuni dei nostri problemi e paure, di cui la Turchia non è affatto consapevole e forse un po’ distante”, ha affermato Milanovic.
Al pari delle tappe in Bosnia Erzegovina e Serbia, anche la tappa di Erdogan in Croazia ha affrontato il tema economico e dei rapporti commerciali bilaterali. Nella conferenza stampa congiunta con l’omologo Milanovic, Erdogan ha sottolineato che il volume di scambi tra Turchia e Croazia ha mostrato una forte ripresa lo scorso anno, superando il livello pre-pandemia e raggiungendo 900 milioni di dollari. “Si tratta di un aumento di circa il 41 per cento. Cercheremo di spingerci oltre. Vediamo che questo slancio ha continuato ad aumentare nei primi 8 mesi di quest’anno e il volume ha già superato i 760 milioni di dollari. Resta inteso che entro la fine di quest’anno supereremo facilmente l’obiettivo di un miliardo di dollari. Credo che prima o poi raddoppieremo questa cifra per guardare all’obiettivo dei 5 miliardi di dollari”, ha affermato il presidente turco. Erdogan ha affermato che l’interesse delle società turche in Croazia è a un buon livello, ma vi è molto potenziale. “Le nostre aziende realizzano importanti progetti in vari settori, in particolare nel comparto energetico, nel settore dei servizi, nel turismo e del credito” Milanovic da parte sua ha affermato che l’attuale volume degli scambi tra i due Paesi è basso, ma sono determinati ad aumentarlo.
Insieme al presidente Milanovic, Erdogan ha inoltre partecipato all’inaugurazione del nuovo Centro culturale islamico di Sisak realizzato con il sostegno dell’Agenzia di cooperazione turca Tika. “La Croazia è la paladina in Europa per il rispetto dei diritti e delle libertà dei musulmani”, ha dichiarato il presidente turco durante l’inaugurazione del complesso che anche la prima moschea ecologica della regione dei Balcani. “Durante la mia ultima visita in Croazia sei anni fa, era stato inviato un messaggio contro la discriminazione, la tolleranza, l’islamofobia e la xenofobia all’Europa e al mondo”, ha affermato Erdogan e tali messaggi “sull’amicizia, la fratellanza, la pace e la convivenza” vengono inviati ancora oggi ha continuato. “Non è un caso che la Croazia sia un esempio di Paese in Europa e nel mondo in termini di libertà, benessere, rispetto e diritti non solo dei musulmani ma anche di altre religioni e culture”, ha affermato il leader turco, e il nuovo Centro islamico di Sisak è “un simbolo del multiculturalismo della Croazia”, ha affermato Erdogan.
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