Il primo ministro del Governo di unità nazionale della Libia (Gun), Abdulhamid Dabaiba, visiterà l’Italia il prossimo mese di giugno. Lo ha annunciato lo stesso premier a capo dell’esecutivo basato a Tripoli e riconosciuto dalle Nazioni Unite, parlando ad un espositore italiano presso “Libya Build”, la maggiore fiera delle costruzioni e dell’edilizia del Nord Africa, sospesa dal 2014 al 2021 a seguito degli eventi bellici in Libia, inaugurato ieri. Dabaiba, imprenditore e politico a capo di un’importante famiglia di Misurata con buone entrature nell’ex regime di Gheddafi, non ha specificato il calendario della visita in Italia, limitandosi a parlare del prossimo mese, secondo quanto riferisce il sito web d’informazione libico “Al Wasat”. La possibile visita del premier libico a Roma potrebbe portare al secondo incontro in pochi mesi con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che il 28 gennaio scorso era stata ricevuta a Tripoli dal capo del Gun.
Dal febbraio 2022 la Libia è divisa da due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Dabaiba, riconosciuto dalla Comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, sostenuto inizialmente da Egitto e Russia ma ormai sempre più abbandonato a sé stesso. A detenere il potere nella Libia orientale è infatti il generale a capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, il quale è stato peraltro in Italia a inizio maggio per incontri con la premier Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per uscire dallo stallo politico, l’inviato dell’Onu Abdoulaye Bathily ha lanciato, il 27 febbraio, un piano per l’istituzione di un nuovo “Comitato di alto livello” che dovrà per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro il 2023. Tuttavia, la nuova iniziativa presentata dall’inviato delle Nazioni Unite, accolta con freddezza a Tripoli e a Bengasi, non sembra prendere slancio. Nel Paese vige al momento una stabilità parziale, basata su un implicito accordo tra due potenti famiglie: i Dabaiba e gli Haftar al potere rispettivamente a Tripoli (ovest) e a Bengasi (est).
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