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Il ponte sul fiume Feni apre un nuovo corridoio commerciale tra India e Bangladesh

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Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha inaugurato oggi, in videoconferenza, il ponte dell’amicizia (Maitri Setu) tra l’India e il Bangladesh, costruito sul fiume Feni, che scorre lungo il confine tra i due Paesi. Nel suo messaggio il premier ha sottolineato che il nuovo collegamento gioverà ai commerci: si è aperto “un nuovo corridoio commerciale tra il Nord-est dell’India e il Bangladesh”. L’opera si aggiunge ad altri progetti di vie d’acqua realizzati negli anni scorsi potenziandone gli effetti. Tra gli Stati indiani oltre al Tripura, all’estremità indiana del ponte, anche l’Assam, il Mizoram e il Manipur ne trarranno beneficio, insieme al Bangladesh. Il leader di Nuova Delhi ha ringraziato il governo di Dacca per la collaborazione e ricordato che si sta lavorando anche su altri fronti per migliorare la connettività tra il Nord-est indiano e il porto bengalese di Chittagong.


La costruzione è stata realizzata dalla compagnia pubblica indiana National Highways and Infrastructure Development Corporation Limited (Nhidcl) a un costo di 1,33 miliardi di rupie (oltre 15,3 milioni di euro). L’opera, della lunghezza di 1,9 chilometri, collega Sabroom, nello Stato indiano del Tripura, e Ramgarh, nel distretto bengalese di Khagrachhari, non lontano dal porto di Chittagong, un grande cambiamento per la mobilità delle persone e il trasporto delle merci tra i due Stati vicini. Al ponte si affianca un posto di controllo integrato a Sabroom, che, come ha detto Modi, “funzionerà come un vero e proprio hub logistico con magazzini e strutture di trasbordo di container”.

Le infrastrutture e lo sviluppo hanno un posto importante nella relazione bilaterale indo-bengalese. Il ministro degli Esteri dell’India, Subrahmanyam Jaishankar, è stato in visita in Bangladesh il 4 marzo per preparare quella del premier Modi, atteso a Dacca il 26 e 27 per celebrare il 50mo anniversario dell’indipendenza del Bangladesh e dell’istituzione dei rapporti diplomatici. Lo scorso dicembre Modi e l’omologa bengalese, Sheikh Hasina, hanno avuto un vertice virtuale culminato con una dichiarazione congiunta articolata in vari capitoli dedicati alla cooperazione nel settore sanitario, nella cultura, nella gestione delle frontiere e nella sicurezza, nel commercio, nella connettività, nelle risorse idriche ed energetiche, nella questione rohingya e in ambito regionale e globale.

Modi ha partecipato virtualmente anche alla cerimonia della posa della prima pietra di vari progetti infrastrutturali del Tripura, “porta del Nord-est”, tra i quali, oltre al posto di controllo integrato di Sabroom, collegamenti con l’autostrada nazionale 208, un insediamento abitativo e un complesso commerciale. Il primo ministro ha rivendicato l’azione del suo governo per lo sviluppo infrastrutturale e generale dello Stato, sostenendo che nel periodo 2014-19 il Tripura ha ricevuto per questi programmi 120 miliardi di rupie, contro i 35 miliardi del periodo 2009-14, che 200 mila case hanno avuto l’acqua potabile e 250 mila il gas, che tutti i villaggi sono stati dotati di servizi igienici e che 40 mila famiglie povere hanno ricevuto degli alloggi.

Il Tripura è stato istituito nel 1972, con capitale Agartala, dopo essere stato un Territorio dell’Unione e prima ancora uno stato principesco indipendente sotto il protettorato dell’Impero britannico. Ha una popolazione di circa 3,6 milioni di persone. Il gruppo etnico-linguistico prevalente è quello bengalese (circa due terzi), seguito da quello tripuri (circa un terzo). L’induismo è la religione maggioritaria: oltre l’80 per cento degli abitanti è induista; i musulmani superano l’otto per cento, i cristiani il quattro e i buddisti il tre. L’economia è prevalentemente agricola: oltre metà della popolazione dipende dall’agricoltura. Il riso è la principale coltura, con oltre il 90 per cento della superficie coltivabile. È praticata anche l’itticoltura mentre l’industria è ancora poco sviluppata.

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