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Il Pentagono smentisce: “La Cina non svilupperà un centro spionaggio a Cuba”

Il portavoce del dipartimento della Difesa ha affermato che gli Stati Uniti "monitorano costantemente" le relazioni tra Pechino e L'Avana

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Il dipartimento della Difesa Usa ha smentito le indiscrezioni del quotidiano “Wall Street Journal” in merito a un’intesa segreta tra la Cina e Cuba per la realizzazione di un centro di spionaggio elettronico sull’isola. “Posso dirvi sulla base delle informazioni di cui disponiamo che (le indiscrezioni) non sono accurate, che non siamo a conoscenza dello sviluppo da parte della Cina e di Cuba di un nuovo tipo di stazione di spionaggio”, ha dichiarato il portavoce del Pentagono, generale di brigata Patrick Ryder. Il portavoce ha aggiunto che gli Stati Uniti “monitorano costantemente” le relazioni tra Pechino e L’Avana.


Secondo una fonte anonima citata dal “Wall Street Journal”, Cina e Cuba avrebbero raggiunto un’intesa segreta che permetterà a Pechino di realizzare un centro per lo spionaggio elettronico sull’isola. La struttura, situata a circa 400 chilometri in linea d’aria dalla Florida, consentirebbe ai servizi d’intelligence cinesi d’intercettare comunicazioni elettroniche nella parte sud-orientale degli Stati Uniti, in un’area in cui si trovano molte basi militari Usa, e di monitorare il traffico navale nella zona. In cambio, secondo le fonti, la Cina si sarebbe impegnata a versare “diversi miliardi di dollari” nelle casse di Cuba, attualmente alle prese con un’acuta crisi economica. Stando al quotidiano statunitense, l’intesa, finora raggiunta solo in linea di principio, avrebbe già messo in allarme l’amministrazione del presidente Joe Biden, che considera la Cina il più accreditato avversario militare ed economico degli Stati Uniti nel mondo. Fonti governative contattate dal “Wsj” considerano “convincenti” le informazioni d’intelligence sull’accordo tra Pechino e L’Avana e ritengono che il centro di spionaggio consentirebbe alla Cina d’intercettare diversi tipi di comunicazioni all’interno degli Usa, tra cui email, telefonate e trasmissioni satellitari. Non è chiaro se l’amministrazione sia in grado di bloccare la realizzazione della struttura, né quali siano gli strumenti a disposizione per far deragliare l’intesa.

Di fronte a un simile dilemma gli Stati Uniti si trovarono nel 1962, ai tempi della crisi dei missili di Cuba, quando Washington arrivò a un passo dalla guerra nucleare con l’Unione sovietica dopo aver scoperto che sull’isola erano in corso lavori per l’installazione di siti missilistici. La notizia dell’accordo arriva in un momento di forte tensione nelle relazioni tra Usa e Cina, in particolare dopo che all’inizio dello scorso febbraio un pallone-spia di fabbricazione cinese è stato intercettato e abbattuto sui cieli degli Stati Uniti. Nelle ultime settimane, tuttavia, si era assistito a diversi tentativi di avviare un disgelo tra le parti, come dichiarato esplicitamente da Biden lo scorso maggio al termine della riunione del G7 di Hiroshima, in Giappone. Il mese scorso il direttore della Cia, William Burns, è stato in missione segreta a Pechino, mentre il consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan ha incontrato alti funzionari cinesi a Vienna nei giorni scorsi. Il segretario di Stato Antony Blinken è inoltre atteso in Cina nelle prossime settimane, dove dovrebbe incontrare il presidente Xi Jinping per riattivare una linea di comunicazione diretta tra i vertici delle due superpotenze, come concordato dai leader in occasione del vertice G20 del novembre 2022 a Bali, in Indonesia.

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