Papa Francesco, parlando a braccio durante l’omelia della domenica delle Palme, ricorda il clochard tedesco morto qualche giorno fa sotto il Colonnato di San Pietro, “solo, abbandonato”. “È Gesù per ognuno di noi – sottolinea – Tanti hanno bisogno della nostra vicinanza, tanti abbandonati. Anche io ho bisogno che Gesù mi accarezzi, si avvicini a me, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli”, aggiunge Bergoglio.
Il Pontefice ricorda ai fedeli che “per noi” Gesù “si è fatto solidale con noi fino al punto estremo, per essere con noi fino in fondo. Perché nessuno di noi si possa pensare solo e irrecuperabile. Ha provato l’abbandono per non lasciarci ostaggi della desolazione e stare al nostro fianco per sempre”. “Fratello, sorella, l’ha fatto per me, per te – afferma il Pontefice – perché quando io, tu o chiunque altro si vede con le spalle al muro, perso in un vicolo cieco, sprofondato nell’abisso dell’abbandono, risucchiato nel vortice dei ‘perché”, ci sia speranza’. Non è la fine, perché Gesù è stato lì e ora è con te: Lui, il Padre e lo Spirito hanno sofferto la lontananza dell’abbandono per accogliere nel loro amore ogni nostra distanza. Perché ciascuno di noi possa dire: nelle mie cadute, nella mia desolazione, quando mi sento tradito, scartato e abbandonato, Tu ci sei, Gesù; nei miei fallimenti sei con me; quando mi sento sbagliato e perso, quando non ce la faccio più, ci sei, sei con me; nei miei ‘perché’ senza risposta sei con me. Il Signore ci salva così, dal di dentro dei nostri ‘perché’. Da lì dischiude la speranza”.
“Ecco che l’abisso del nostro male – ricorda il Papa – viene immerso in un amore più grande, così che ogni nostra separazione si trasforma in comunione, ogni distanza in vicinanza, ogni tenebra in luce”. “Fratelli e sorelle, un amore così, tutto per noi, fino alla fine, può trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne, capaci di pietà, di tenerezza, di compassione”, conclude Francesco.
Il Pontefice pone l’accento sulla figura del Cristo sofferente che grida “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Sono “le parole che ci portano al cuore della passione di Cristo, al culmine delle sofferenze che ha patito per salvarci”, dice il Pontefice. “Nell’ora più tragica Gesù prova l’abbandono da parte di Dio. Mai, prima di allora, aveva chiamato il Padre con il nome generico di Dio”, aggiunge il Papa. “Il Signore arriva a soffrire per amore nostro quanto per noi è difficile persino comprendere – sottolinea Bergoglio – Vede il cielo chiuso, sperimenta la frontiera amara del vivere, il naufragio dell’esistenza, il crollo di ogni certezza: grida ‘il perché dei perché'”. “Il verbo ‘abbandonare’ nella Bibbia è forte; compare in momenti di dolore estremo – dice Francesco – in amori falliti, respinti e traditi; in figli rifiutati e abortiti; in situazioni di ripudio, vedovanza e orfananza; in matrimoni esausti, in esclusioni che privano dei legami sociali, nell’oppressione dell’ingiustizia e nella solitudine della malattia: insomma, nelle più drastiche lacerazioni dei legami. Cristo ha portato questo sulla croce, caricandosi il peccato del mondo. E al culmine Egli, il Figlio unigenito e prediletto, ha provato la situazione a Lui più estranea: la lontananza di Dio”.
Il Santo Padre ricorda che “oggi ci sono tanti cristi abbandonati”. “Cristo abbandonato ci smuove a cercarlo e ad amarlo negli abbandonati”, sottolinea il Pontefice che aggiunge: “Egli desidera che ci prendiamo cura dei fratelli e delle sorelle che più assomigliano a Lui, a Lui nell’atto estremo del dolore e della solitudine”. Bergoglio non dimentica che “ci sono popoli interi sfruttati e lasciati a sé stessi; ci sono poveri che vivono agli incroci delle nostre strade e di cui non abbiamo il coraggio di incrociare lo sguardo; migranti che non sono più volti ma numeri; detenuti rifiutati, persone catalogate come problemi”, afferma il Papa che aggiunge: “Ma ci sono anche tanti cristi abbandonati invisibili, nascosti, che vengono scartati coi guanti bianchi: bambini non nati, anziani lasciati soli, ammalati non visitati, disabili ignorati, giovani che sentono un grande vuoto dentro senza che alcuno ascolti davvero il loro grido di dolore”. Francesco lancia un invito ai fedeli: “Gesù abbandonato ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati – esorta – Per noi, discepoli dell’Abbandonato, nessuno può essere emarginato, nessuno può essere lasciato a sé stesso”. “Chiediamo oggi questa grazia: di saper amare Gesù abbandonato e di saper amare Gesù in ogni abbandonato. Chiediamo la grazia di saper vedere e riconoscere il Signore che ancora grida in loro. Non permettiamo che la sua voce si perda nel silenzio assordante dell’indifferenza. Non siamo stati lasciati soli da Dio; prendiamoci cura di chi viene lasciato solo”, conclude il Papa.
Il Papa, dimesso ieri mattina dal policlinico Gemelli, è ancora convalescente e la sua voce è apparsa debole. Il Pontefice è stato affiancato all’altare dal cardinale argentino, Leonardo Sandri, sottodecano del Collegio cardinalizio. Tra i cardinali che hanno concelebrato la messa delle Palme in piazza San Pietro insieme a Papa Francesco anche monsignor Georg Ganswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI, congelato nelle funzioni da tre anni. Per Padre Georg, che attende le decisioni del Pontefice circa il suo futuro, si tratta della prima apparizione a una celebrazione con il Papa dopo i funerali di Ratzinger. Tra i concelebranti anche il cardinale Angelo Becciu, imputato nel processo vaticano legato allo scandalo finanziario per la compravendita del Palazzo di Londra.
Al termine della messa delle Palme, ha fatto un lungo giro di Piazza San Pietro per salutare i circa 60 mila fedeli presenti. A bordo della papamobile, ha dispensato sorrisi e benedizioni a tutti ed è uscito anche dalla piazza, per salutare i fedeli in via della Conciliazione. Prima di salire a bordo della papamobile, in sedia a rotelle aveva salutato e stretto la mano a ognuno dei cardinali presenti, scambiando con tutti qualche parola. Con la celebrazione delle Palme sono iniziati ufficialmente i riti della Settimana Santa che, come confermato dalla sala stampa vaticana, seguiranno il corso normale, già stabilito prima del ricovero di Papa Francesco.
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