Le riforme sono indispensabili per il Pnrr e il Paese e “le risorse – spiega il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti al “Sole 24 Ore” – ci sono e anche ingenti. Il progetto è ambiziosissimo, la vera difficoltà è metterle a terra. Basti pensare alla riforma del codice degli appalti, che è fondamentale per infrastrutture e opere pubbliche ma non solo. È quello che ci permetterebbe di dispiegare effettivamente la potenza di fuoco degli oltre 200 miliardi che dobbiamo spendere nei prossimi cinque anni, anzi meno perché una parte del tempo è già passato. Quindi questa sfida è decisiva: senza uno snellimento delle procedure e una flessibilità di tipo operativo che stiamo invocando anche a livello europeo, tutto diventa difficile”.
Quanto ai margini che ci sono con la Ue per ritoccare i progetti del Pnrr: “In Europa c’è un grande dibattito, che si è avviato e culminerà nel Consiglio europeo di inizio febbraio sulla nuova disciplina degli aiuti di Stato, in particolare per quanto riguarda la risposta alla sfida posta anche dagli Usa con l’Inflation reduction act (i provvedimenti di aiuti alle imprese). In questa discussione si valuterà anche come aggiornare gli strumenti con cui l’Europa si deve rendere più efficiente, oltre che più efficace, per dare risposta alle esigenze della ripresa post pandemica e post crisi energetica”. “L’Europa – osserva il ministro – ha un sistema di regole che sono state costruite a tutela della concorrenza e del mercato unico interno. Queste regole possono, e probabilmente devono, essere riviste per consentire anche alle aziende europee di reggere la concorrenza non solo di quelle americane, ma anche della concorrenza cinese e di tutto l’Est. Per questo occorre intervenire con procedure di revisione che però per l’Italia presentano rischi”.
Giorgetti sottolinea inoltre “il rischio che la frammentazione del mercato unico avvantaggi i Paesi che hanno spazio fiscale, cioè Germania e Francia, tanto per intenderci, che non hanno i vincoli di bilancio del famoso Patto di stabilità che grava sull’Italia. Così loro avrebbero la possibilità di finanziare molto di più le proprie imprese, creando ulteriori difficoltà competitive alle nostre. Quindi è una materia da maneggiare con cura e sarà un negoziato assai complicato per trovare una mediazione”.
Certamente, ribadisce il ministro, “l’Europa deve aggiornare le regole in funzione della crescita. E ciò deve avvenire in collegamento con la riforma della governance economica europea, il nuovo Patto di stabilità e crescita che dovrebbe entrare in funzione l’anno prossimo e che non può penalizzare gli investimenti. Perché trattando le spese d’investimento come spese correnti si fa un grave errore”. Ci sono margini affinché queste scelte europee avvengano nel quadro di un grande accordo con gli Usa: “Penso che lo spazio ci sia e deve esserci, perché nel periodo storico che stiamo vivendo, e la coalizione internazionale in difesa dei principi di libertà nel conflitto russo-ucraino lo testimonia, dobbiamo muoverci in modo concertato. Non è certamente il tempo di rompere il fronte occidentale. Non si può scatenare una guerra economica e di competitività sleale tra Stati Uniti e Europa e all’interno dell’Europa”.
Capitolo Mes infine: “L’Italia ha posto il tema del ruolo che può avere il Mes nell’ambito delle grandi riforme che in Europa stanno maturando sia sugli aiuti di Stato, sulla governance e sul Patto di stabilità, sia sulle forme di eventuali fondi sovrani per aiutare gli investimenti strategici in Europa. In questo quadro, ed è un ragionamento che come governo italiano stiamo avviando, c’è lo spazio per un diverso ruolo del Mes rispetto a quello per cui è nato”, ha concluso Giorgetti.
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