Il governo del Giappone si è riferito al capo della diplomazia nominato dalla giunta militare di Myanmar col titolo di “ministro degli Esteri”, e continuerà a farlo nonostante le critiche suscitate da tale decisione sui media e i social media del Paese. Lo ha riferito all’agenzia di stampa “Kyodo” un funzionario del ministero degli Esteri giapponese, spiegando che Tokyo attribuisce grande importanza al mantenimento di un canale di dialogo col governo militare che ha preso il potere a Myanmar lo scorso febbraio. La decisione di Tokyo è stata però interpretata da molti cittadini giapponesi e birmani come una sorta di riconoscimento formale della giunta. In un comunicato pubblicato su Facebook lunedì, 8 marzo, l’ambasciata del Giappone a Yangon ha riferito che quel giorno l’ambasciatore Ichiro Maruyama ha espresso la posizione di Tokyo in merito alla situazione nel Paese “al ministro degli Esteri U Wanna Maung Lwin”. La nota, pubblicata in lingua giapponese, inglese e birmana, riferisce che l’ambasciatore ha sollecitato la cessazione delle violenze contro i civili e la scarcerazione immediata delle persone arrestate in occasione del golpe e nelle settimane successive, incluso il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi. Durante una conferenza stampa a Tokyo ieri, 9 marzo, il ministro degli Esteri giapponese, Toshimitsu Motegi, ha fatto riferimento a Wanna Maung Lwin come “nuovo ministro degli Esteri del Myanmar”.
Il governo del Giappone sta valutando il blocco dei nuovi progetti di assistenza nei confronti di Myanmar, in risposta al golpe effettuato dalle forze armate di quel Paese dell’Asia meridionale il primo febbraio scorso. Lo riferiscono fonti governative citate dalla stampa giapponese. Il Giappone, uno dei principali donatori internazionali del Myanmar, si è unito agli altri Paesi membri del G7 nella condanna del colpo di Stato, e della violenta risposta delle forze di sicurezza birmane alle manifestazioni di protesta pacifiche. Tokyo sarebbe intenzionata a proseguire gli aiuti di carattere umanitario offerti tramite organizzazioni internazionali e non governative, come quelli destinati al contrasto della pandemia di coronavirus. Al contrario dei suoi partner del G7, il Giappone ha mantenuto aperti i contatti con la giunta militare birmana, nota come Tatmadaw, oltre che con la Lega nazionale per la democrazia, il partito del consigliere di Stato deposto, Aung San Suu Kyi. Tokyo ha chiesto la scarcerazione di Suu Kyi e il ripristino della democrazia nel Myanmar.