La Germania ha estremo bisogno di gas, ma sembra non volerlo dall’Italia che, grazie alla sua posizione geografica, potrebbe diventare uno snodo delle forniture di gas a livello continentale. Dopo l’attentato che, lo scorso 26 settembre, ha messo fuori uso i due rami del gasdotto Nord Stream, le autorità di Berlino si sono attivate per cercare forniture di gas alternative a quelle russe. Per questo motivo, assieme al governo di Madrid, era stata ipotizzata la costruzione di un nuovo gasdotto che avrebbe dovuto portare metano dalla Penisola Iberica alla Germania, attraverso la Francia. Il governo di Parigi si è tuttavia opposto a questa ipotesi, e lo scorso 9 dicembre ha consentito solo alla costruzione dell’H2Med: un’infrastruttura che trasporterà idrogeno, un gas di fatto non ancora utilizzabile in maniera massiccia. Una posizione, quella della Francia, dettata molto probabilmente da considerazioni geopolitiche, visto che l’incertezza delle forniture energetiche indebolirebbe significativamente la Germania, rendendo meno competitive le sue imprese.
Il progetto ispano-tedesco, se realizzato, avrebbe portato in Germania il metano importato dalla Spagna via mare. Il gas, cioè, sarebbe stato liquefatto nei porti dei Paesi produttori, rigassificato nella Penisola Iberica e poi trasportato attraverso gasdotto fino alla Germania, con costi notevolmente superiori rispetto a quelli di una semplice infrastruttura terrestre. Un’alternativa alle forniture spagnole, costose e comunque oramai già archiviate, esiste già ed è rappresentata proprio dall’Italia. Il nostro Paese, infatti, è già collegato alla Germania da due gasdotti: il primo che attraversa la Svizzera e l’altro l’Austria. Queste infrastrutture già oggi permettono all’Italia di esportare gas in Europa, anche se in maniera ancora limitata (lo scorso anno l’export italiano verso la Germania è stato pari a 4,2 miliardi di metri cubi di gas). La capacità del gasdotto di Tarvisio, sommata a quella di passo del Gries, è di circa 16 miliardi di metri cubi annui, una quantità certamente insufficiente ad assicurare stabilità delle forniture alla Germania, ma che potrebbe essere facilmente aumentata. Al momento, però, i tedeschi non sembrano interessati ad incrementare le loro forniture dall’Italia.
Rispondendo a una domanda di “Agenzia Nova“, lo scorso 19 febbraio la portavoce del ministero tedesco dell’Economia e della Protezione del clima, Susanne Ungrad, ha detto di non essere a conoscenza di progetti tesi al potenziamento delle forniture italiane alla Germania. “Il trasporto di gas dall’area di mercato italiana sarebbe possibile già ora”, ha spiegato. “Tecnicamente, i quantitativi di gas italiano possono raggiungere l’area di mercato tedesca attraverso la Svizzera o l’Austria, mediante le immissioni di Waldbach e Oberkappel. Non siamo a conoscenza, come detto, di possibili progetti su un’ulteriore espansione della rete o sulla sua necessità”. Il giorno dopo, tuttavia, rispondendo a una domanda di “Agenzia Nova” a Berlino, dove aveva appena incontrato il responsabile tedesco dell’Economia, Robert Habeck, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che il governo intende aumentare le esportazioni di gas dall’Italia alla Germania, utilizzando i gasdotti esistenti e sviluppandoli.
Della questione si era appunto parlato con il ministro Habeck, ha aggiunto Urso, secondo cui anche le associazioni imprenditoriali della Germania avrebbero mostrato interesse. A queste organizzazioni, Urso ha “ribadito la volontà di realizzare questo progetto molto importante” per l’approvvigionamento di energia del Paese e dell’Europa. Inoltre, il ministro italiano ha illustrato le potenzialità dei gasdotti già esistenti tra Italia, Algeria, Libia e Azerbaigian e di “quelli che potrebbero essere realizzati se vi fosse una convergenza in Europa” come l’EastMed o “eventualmente” tra la Spagna e l’Italia settentrionale. Il nostro governo, infatti, intende garantire la diversificazione degli approvvigionamenti di energia all’Italia e rendere il Paese un “hub del gas in Europa”. Interpellata di nuovo sul punto da “Agenzia Nova“, la portavoce del ministero dell’Economia tedesco ha tuttavia ribadito che “al ministero dell’Economia e della Protezione del clima, non si è a conoscenza di alcun accordo al riguardo. I ministri continueranno a essere in stretto contatto su tutte le questioni energetiche che si presentano”.
Sebbene la capacità di esportazione dell’Italia sia ad oggi limitata, e certo insufficiente a soddisfare le esigenze del mercato tedesco, è altrettanto vero che l’aumento dei flussi dal Nord Africa e i nuovi rigassificatori potrebbero permettere al Paese, in prospettiva, di potenziare le forniture e diventare un punto di snodo dell’energia, con una sovracapacità rispetto a un mercato esclusivamente interno. In linea teorica, grazie ai nuovi accordi, da Sud potrebbero giungere circa 126 milioni di metri cubi di gas al giorno, approssimativamente 45 miliardi di metri cubi l’anno. Ma il potenziale dei gasdotti è maggiore. All’afflusso di ulteriore gas da Algeria (30 miliardi di metri cubi in base agli accordi conclusi dal governo Draghi), bisogna infatti sommare il gas che potrebbe affluire dalla Libia (12-14 miliardi di metri cubi di capacità massima di gas tramite il Greenstream) e dall’Azerbaigian (dal gasdotto Tap, 12 miliardi nel 2022), con un potenziale di oltre 55 miliardi di metri cubi annui se fossero fatti i lavori infrastrutturali per eliminare i cosiddetti “colli di bottiglia” presenti in Italia. Stimare i futuri flussi del gasdotto EastMed, semmai verrà realizzato, è invece più complicato, sebbene secondo alcuni calcoli dovrebbe trasportare almeno 10 miliardi di metri cubi annui. Ci sono poi i due nuovi rigassificatori galleggianti di Ravenna e Piombino, una capacità di 10 miliardi di metri cubi, che si aggiungeranno agli impianti già attivi. Per uno di questi, quello di Livorno, è di recente arrivato il via libera all’ampliamento della sua capacità dagli attuali 3,75 a 5 miliardi di metri cubi annui.
Interpellato da “Agenzia Nova” sulla possibilità che l’Italia possa diventare un punto di snodo dell’energia, il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, ha spiegato che il nostro Paese ha gas a sufficienza per farlo, anche considerato che “l’Europa non ha una prospettiva di consumo in forte crescita. Non è la Cina. Un po’ perché non cresce più, un po’ perché sta spingendo sulle fonti rinnovabili e c’è il nucleare”. Tabarelli, inoltre, ha spiegato come sia piuttosto facile potenziare la capacità di trasporto dall’Italia alla Germania, utilizzando i gasdotti esistenti: il “reverse flow” è la “cosa più intelligente (da fare), quasi ovvia”, anche perché si può realizzare con costi relativamente contenuti “nell’arco di un anno” e quindi in “un tempo enormemente più corto rispetto alla realizzazione di nuovi gasdotti, di nuove linee”. Nello specifico, il cosiddetto “reverse flow”, e cioè la capacità di invertire il flusso di gas da Sud a Nord, è già possibile sia dal punto d’ingresso di passo del Gries, verso la Svizzera, che da quello di Tarvisio, in direzione dell’Austria, dal momento che i lavori di abilitazione sono già stati realizzati in passato. Anche se sarebbe necessario rafforzare la capacità di pompaggio dei gasdotti, il tema dell’export del gas dall’Italia alla Germania non è tecnico ma commerciale e soprattutto politico. Il governo tedesco, infatti continua a mostrare scarso interesse per le iniziative italiane, che permetterebbero alla Germania di avere forniture sicure da un Paese europeo alleato.
Leggi anche altre notizie su Nova News
Seguici sui canali social di Nova News su Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Telegram