Negli ultimi giorni nella maggioranza di governo, così come nel Partito democratico, si respira aria di tensione: non alla luce del sole ma certo nemmeno tanto di nascosto. Partiamo dal governo, dove sembra ripartire il braccio di ferro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Motivo? La decisione annunciata ieri dalla premier di affidare al ministro Nello Musumeci il coordinamento del tavolo tra il governo e i sindaci dell’Emilia Romagna per gli interventi nelle zone colpite dall’alluvione. Una decisione annunciata al termine di un incontro a palazzo Chigi con i sindaci interessati alla ricostruzione.
Musumeci non reciterà il ruolo di commissario, che dovrà comunque essere nominato, come hanno chiesto sindaci e rappresentanti delle province e della regione, ma tanto è bastato per innervosire Salvini che dell’incarico a Musumeci ha ammesso di non essere stato informato prima dell’incontro a palazzo Chigi. Il leader della Lega, presente all’incontro, ha anche sollevato dubbi sui finanziamenti per la ricostruzione, chiarendo che i soldi dovranno essere trovati, come dire che, per ora, ancora non ci sono.
Non stupisce l’irritazione di Salvini che già aveva bocciato l’idea della nomina del presidente della regione Stefano Bonaccini a commissario per la ricostruzione. La Lega, già dai tempi di Umberto Bossi, accarezza il sogno di conquistare l’Emilia Romagna per chiudere il cerchio del “grande nord”. Un sogno che rimane tale anche per Salvini.
Sul fronte del Pd, invece, l’opposizione interna sembra intenzionata a pressare Elly Schlein, dopo i deludenti risultati delle elezioni amministrative. La neo segretaria domani riunirà la segreteria del partito e dovrà cercare di spiegare il perché della sconfitta ma soprattutto come rilanciare il ruolo di un partito che sembra sbandato, privo d’idee e sempre più ripiegato su se stesso.
Una scossa potrebbe arrivare proprio da Bonaccini il quale ieri a Roma ha incontrato i dirigenti del partito che, nella corsa alla segreteria, si erano schierati con lui. Quest’area di opposizione interna entro luglio si strutturerà prendendo le forme di una vera e propria corrente in grado di pesare sulle scelte del partito e della Schlein, alla quale viene imputato un deficit di collegialità, come nel caso del siluramento di Piero De Luca, il figlio del presidente della Campania, rimosso dalla poltrona di vice capogruppo del Pd alla Camera.
Dopo i primi cento giorni alla guida del partito, le prime nubi si addensano su Elly Schlein. E sono nubi cariche di pioggia.