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Gli Usa intendono continuare a sostenere con forza la Tunisia

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Gli Stati Uniti intendono continuare a sostenere “con forza” la Tunisia per aiutarla a superare la grave crisi politica, economica e sanitaria che sta attraversando e raggiungere “gli obiettivi della rivoluzione” dei gelsomini del 2011. E’ quanto emerge dall’incontro intrattenuto ieri al Palazzo del Bardo tra l’ambasciatore degli Usa a Tunisi, Donald Blome, e Rachid Ghannouchi, il presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp) e leader di Ennahda, il partito vicino ai Fratelli Musulmani che vanta più seggi nel parlamento monocamerale tunisino. Secondo uno stringato comunicato dell’ambasciata, i due hanno discusso “della cooperazione bilaterale Usa-Tunisia, delle priorità dell’amministrazione Biden e del continuo sostegno americano al popolo tunisino”. Nel più prolisso resoconto della presidenza del parlamento, Blome ha detto che gli Stati Uniti lavoreranno “per raddoppiare” il volume degli aiuti forniti alla Tunisia tramite la Millennium Challenge Corporation (Mcc). Vale la pena ricordare che lo scorso novembre, il ministro tunisino dell’Economia e delle Finanze, Ali Kooli, aveva annunciato che la Tunisia beneficerà di una dotazione di 400 milioni di dollari da parte della Mcc. Grazie a questo finanziamento, la Tunisia dovrebbe beneficiare di programma “Comapct” destinato a migliorare il clima imprenditoriale in Tunisia.


L’ambasciatore Usa, sempre secondo il resoconto fornito dal parlamento, ha ribadito “la determinazione del suo Paese a continuare a sostenere la Tunisia in vari campi, soprattutto in ambito sanitario, alla luce dello scoppio della pandemia di Covid-19, in particolare in termini di fornitura, conservazione e distribuzione di vaccini”. Blome ha altresì confermato la disponibilità degli Stati Uniti “a consentire alle piccole e medie imprese in Tunisia di utilizzare donazioni e aiuti statunitensi, oltre a lavorare con l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale per stabilire un turismo alternativo, compreso il turismo culturale, per superare la crisi che il settore sta andare attraverso”. Inoltre, il diplomatico statunitense ha espresso “ammirazione per il successo dell’esperimento democratico nel nostro Paese”, evidenziando che “la Tunisia ha molti amici negli Stati Uniti che rappresentano la migliore garanzia per il continuo sviluppo di rapporti di amicizia e cooperazione bilaterale”. Il comunicato del parlamento, infine, conclude che gli Stati Uniti “si impegnano a continuare a sostenere con forza l’esperienza democratica tunisina al fine di raggiungere i suoi obiettivi”.

L’incontro, avvenuto dopo la pubblicazione di un articolo-appello di Ghannouchi su “Usa Today” per gli Stati Uniti di “salvare” l’esperimento democratico tunisino, si è tenuto mentre due alti comandanti dell’esercito degli Stati Uniti si trovano in Tunisia in vista di un’esercitazione militare multinazionale in Nord Africa. Il generale Christopher Cavoli, comandante dell’Esercito degli Stati Uniti in Europa e Africa, e il generale Andrew Rohling, capo della Task Force per l’Europa meridionale, guidano la prima delegazione ufficiale militare degli Stati Uniti in Nord Africa da quando il presidente Joe Biden si è insediato il mese scorso. I comandanti Usa incontreranno il capo delle forze di terra dell’esercito tunisino, il generale Mohamed el Ghoul. “La Tunisia è un partner estremamente importante degli Stati Uniti “, ha detto Cavoli, raggiunto al telefono dai giornalisti ieri, 23 febbraio. Il portale web “Al Monitor” sottolinea che Cavoli è stato nominato alla fine del 2020 a capo delle forze dell’Esercito statunitense sia in Europa che in Africa, dopo che il Pentagono ha unito il controllo delle truppe nei due continenti.

Le relazioni con la Tunisia e i suoi vicini sembrano aver assunto una rinnovata importanza per i funzionari di Washington dopo che il Cremlino ha introdotto sofisticate apparecchiature militari nella guerra civile libica, inclusi aerei da combattimento, difese aeree mobili e sistemi radar. Questa mossa ha spinto del Comando Usa a temere che il Cremlino possa potenzialmente stabilire una base permanente in Libia, una spina nel fianco meridionale della Nato. Il costante sostegno della Russia al presidente siriano Bashar al Assad nella brutale guerra civile del suo Paese ha già assicurato a Mosca un punto d’appoggio permanente nel Mediterraneo. La rivoluzione democratica tunisina nel 2011 e la successiva insurrezione islamista hanno fornito a Washington l’opportunità di rinvigorire la cooperazione militare nell’Africa settentrionale occidentale. L’anno scorso il Pentagono ha inviato un’unità di addestramento militare specializzato in Nord Africa. Elementi di quell’unità, nota come brigata di assistenza delle forze di sicurezza, coordineranno per la prima volta le esercitazioni multinazionali “African Lion” di quest’anno. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno fornito alle forze armate tunisine centinaia di milioni di dollari di addestramento militare e vendite di attrezzature. I due Paesi hanno anche condiviso informazioni sui combattenti jihadisti tunisini che viaggiano all’estero per unirsi allo Stato islamico.

Quanto al dossier economico, occorre segnalare che la Tunisia emetterà titoli di debito fino a 3 miliardi di dollari nel 2021 e una garanzia di un miliardi di dollari dovrebbe essere fornita proprio dagli Stati Uniti. Con un disavanzo nel 2020 stimato all’11,5 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) e un debito pubblico al 90 per cento del Pil, la Tunisia intende varare un ambizioso programma di riforme per tagliare i salari pubblici, ridurre i sussidi e ristrutturare le società statali con scarse prestazioni. La pandemia di Covid-19, le lotte intestine politiche e le proteste sociali in corso hanno aggiunto pressione sul governo, mentre i creditori stranieri come il Fondo monetario internazionale (Fmi) e il potente sindacato tunisino Ugtt hanno spesso visioni contrastanti sulle riforme. Il budget tunisino per il 2021 prevede un fabbisogno di prestiti pari a 19,5 miliardi di dinari tunisini (7,2 miliardi di dollari), di cui circa 5 miliardi di dollari in prestiti esteri. I rimborsi dovuti quest’anno sono saliti a 16 miliardi di dinari, rispetto agli 11 miliardi di dinari nel 2020. Ecco perché ha la Tunisia ha chiesto agli Stati Uniti una garanzia da 1 miliardo di dollari per favorire fino a 3 miliardi di dollari di emissioni obbligazionarie. In cambio di cosa, però, non è chiaro.

Sul versante politico, infine, occorre segnalare che l’incontro tenuto ieri al Palazzo Bardo ha suscitato le aspre critiche della leader del Partito dei costituzionalisti liberi (Pdl, formazione politica dei nostalgici del regime di Ben Ali), la vulcanica Abir Moussi. “Sua Eccellenza preferisce incontrare di persona lo sceicco dei Fratelli Musulmani (Ghannouchi, ndr) che ha chiesto aiuto e assistenza americana per restare al potere, ma manda il suo assistente a incontrare il presidente del Pdl”, ha scritto la Moussi sulla sua pagina Facebook ufficiale. La formazione politica di orientamento bourghibista, populista e anti-islamica è da settimane in testa ai sondaggi di opinione in Tunisia. In caso di elezioni presidenziali, secondo i sondaggi, la Moussi andrebbe al ballottaggio con il capo dello Stato, Kais Saied, recentemente in calo di popolarità. Al contrario, Ghannouci è tra i politici meno apprezzati e la sua leadership è contestata sia all’interno dell’Arp (dove deve difendersi dall’ennesima mozione di sfiducia, molto probabilmente destinata a fallire), sia all’interno del suo stesso partito Ennahda.

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