L’industria farmaceutica italiana è pronta a dare un contributo nella produzione di vaccini anti Covid-19 in Europa. L’Ue è a sua volta chiamata ad incrementare il quantitativo di dosi che verranno distribuite sul continente e anche nel mondo, visto il grande potenziale produttivo di cui dispone. Questo quanto emerso dalla conferenza stampa congiunta successiva all’incontro fra il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il commissario europeo per il Mercato interno e i servizi, Thierry Breton. “L’industria italiana, di cui possiamo andare fieri, perché è fra le prime in Europa e anche nel mondo” è pronta “in tutte le fasi” a dare un contributo “alla risposta europea in tema di vaccini”, ha detto Giorgetti. Il ministro ha sottolineato l’importanza del trasferimento tecnologico da parte dei detentori dei brevetti. “Abbiamo discusso in merito alle imprese che hanno manifestato disponibilità al ministero”, ha aggiunto Giorgetti, che ha definito quello con Breton “un incontro importante per definire la strategia europea e italiana e la collaborazione fra il governo e la Commissione”. Ci sono in ogni caso “elementi di fiducia” nel contesto attuale riguardo l’offerta e la produzione di vaccini su base italiana e europea. Breton ha a sua volta messo in evidenza come nessun Paese europeo possa definirsi autonomo a livello di produzione vaccinale, ma tutti sono interdipendenti. Il commissario ha ricordato come l’Italia sia un importante Paese a livello industriale e ricopra quindi un ruolo di rilievo nel contesto della produzione europea di vaccini. Sulla situazione nell’Ue, Breton ha spiegato come l’argomento che deve interessare non è quello della situazione dei vaccini, “che sono molti”, ma lavorare sulla produzione, “e farlo con rapidità”. Il funzionario francese si è detto sorpreso della rapidità con cui è partita la produzione in Europa, di fronte “a una grande sfida”. “Sono davvero impressionato dalla rapidità della produzione e fiducioso sulla capacità dell’Europa di consegnare i vaccini”, ha aggiunto Breton.
Del resto, secondo il commissario, la risposta vaccinale a una nuova pandemia può essere data solo a livello continentale. Il coronavirus e la capacità che ha dimostrato di rapida evoluzione, con le mutazioni che conosciamo, “ci porta a interrogarci su un futuro più lontano”, ha spiegato Breton. “Dovremo prendere in considerazione che forse nel prossimo autunno o inverno potrebbe essere necessario inoculare una nuova dose di vaccino a chi già l’ha ricevuta”, ha aggiunto. “Dobbiamo prepararci, potrebbe esserci una nuova pandemia. La risposta può essere data solo a livello continentale”, ha rilevato Breton. Il commissario ha messo in evidenza come a fine 2021 “la capacità produttiva di vaccini nell’Unione europea sarà fra i 2 e i 2,3 miliardi l’anno”. “Saremo il primo continente per quanto riguarda la produzione di vaccini”, ha proseguito, sottolineando come la Russia sia “in grandissime difficoltà” e la Cina “molto indietro”. Già in Europa c’è una grande integrazione, in Italia ci sono molte aziende specializzate, ha detto ancora Breton. “Per quanto riguarda AstraZeneca, tutti i vaccini preparati in Europa sono messi nel flacone in Italia”, ha detto ancora. “Abbiamo già previsto e creato un meccanismo che permette alle aziende che desiderano collaborare di passare alla fase di scambio del know-how che permette loro di accedere al brevetto. Il mio ruolo è quello di facilitare l’avvicinamento fra queste due entità diverse”, ha detto Breton. Secondo il commissario, in merito alla produzione e distribuzione di vaccini, “stiamo vivendo una guerra economica mondiale e dobbiamo proteggere l’interesse europeo”. A livello Ue è stato attuato uno strumento “che ci deve consentire di controllare tutto ciò che lascia il continente” in questo campo, ha detto Breton. Si tratta di uno strumento “che ci permette di costringere chi ha preso degli impegni a rispettarli effettivamente, uno strumento che ha l’obiettivo della trasparenza e di dare la possibilità di intervenire in situazioni difficili”, ha aggiunto. Il commissario ha detto poi di condividere la linea del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi “di rigore e approccio ai rapporti di forza” verso coloro “che hanno preso degli impegni con il governo”.
Sul piano italiano, Giorgetti ha ricordato come sia necessario dare sostegno statale alla “nascita di un polo nazionale non solo legato ai vaccini ma a tutto il mondo della biotecnica”, in partnership pubblico-privato. “Il contributo dello Stato nella fase iniziale sarà determinante, perché si tratta di un settore dell’industria farmaceutica proiettato sul lungo termine”, ha proseguito. Fondamentale per Giorgetti è anche la partecipazione dei maggiori soggetti dell’industria farmaceutica italiana”. “Sono convinto che non faranno mancare la loro adesione a questo progetto”, ha aggiunto. Si tratta di un “settore fondamentale per il futuro”, una sfida rispetto alla quale “l’Italia è ben posizionata”.
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