La Commissione europea” è pronta a prendere in considerazione un’assistenza macrofinanziaria aggiuntiva per la Tunisia se saranno soddisfatte le condizioni necessarie”. Queste le dichiarazioni del commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, al termine dell’incontro avuto a Tunisi con il presidente Kais Saied nell’ambito della sua visita in Tunisia, in cui ha incontrato diversi esponenti del governo tunisino, tra cui la premier Najla Bouden. “La prima condizione è l’adozione da parte del Fondo monetario internazionale di un nuovo programma di erogazione. È essenziale che ciò avvenga il prima possibile”, ha aggiunto Gentiloni. Per il commissario europeo per l’Economia, “esistono molti interessi comuni tra l’Ue e la Tunisia, ad esempio la gestione dei flussi migratori verso l’Europa”. Gentiloni, in questo contesto, ha affermato di accogliere con favore i contatti che sono stati rinnovati tra la Commissione e le autorità tunisine. “Vogliamo continuare questa dinamica di cooperazione: la Tunisia non sarà lasciata sola”, ha aggiunto il commissario Ue. “Questa visita è stata l’occasione per confermare l’importanza del partenariato strategico tra l’Unione europea e la Tunisia, un Paese con cui condividiamo profondi legami storici e culturali, oltre che interessi geopolitici comuni. È quindi anche il futuro che dobbiamo costruire insieme”, ha poi affermato. “La Commissione europea rimane determinata a sostenere il popolo tunisino nell’attuale contesto economico estremamente difficile. Vogliamo continuare ad accompagnare la Tunisia nella creazione di una vera crescita economica, di nuovi posti di lavoro e di migliori prospettive per i tunisini, in particolare per le donne e i giovani”, ha concluso Gentiloni.
Questa mattina, la missione dell’Unione Europea a Tunisi aveva riferito ad “Agenzia Nova” che l’incontro in agenda tra Gentiloni e il capo dello Stato tunisino era stato annullato per motivi non meglio specificati. Il commissario avrebbe peraltro dovuto rilasciare alcuni commenti ai giornalisti fuori dal Palazzo di Cartagine, sede dell’amministrazione presidenziale, dopo l’incontro con Saied. Poi, secondo quanto appreso da fonti europee a Bruxelles intorno alle 17 italiane, una fonte Ue aveva riferito che il colloquio tra i due “è stato poi confermato ed è attualmente in corso”. Niente più dichiarazioni ai giornalisti, ma solo una nota stampa scritta da Bruxelles. Una fonte diplomatica europea ha riferito ad “Agenzia Nova” che il colloquio si è svolto anche grazie alle pressioni dell’Italia, il Paese europeo che più di tutti si sta spendendo per aiutare i dirimpettai della sponda sud del Mediterraneo a superare la profonda crisi economica che sta attraversando.
Nell’incontro di Gentiloni con il ministro degli Esteri della Tunisia, Nabil Ammar, si è discusso della cooperazione tra l’Ue e il Paese nordafricano soprattutto per quanto riguarda investimenti, istruzione, ed energia, secondo quanto riferito dalla diplomazia tunisina. L’attenzione è stata rivolta anche al dossier migrazione, su cui è stata evidenziata la necessità di adottare un approccio globale che tenga conto delle dimensioni economiche e sociali di questo fenomeno. Durante il colloquio Ammar ha accolto con favore “l’ottimo partenariato strategico” che lega la Tunisia all’Unione europea, sottolineando come il Paese nordafricano dipenda dalla mobilitazione delle risorse e dal sostegno economico e finanziario dei suoi partner, tra cui l’Ue, per la buona riuscita del processo di riforma politica, economica e sociale.
In tale quadro, il ministro tunisino Ammar ha invitato la parte europea a mostrare una “maggiore comprensione” della fase delicata che la Tunisia sta attraversando e ad adottare una retorica “responsabile e costruttiva che rispecchi la realtà della situazione e valorizzi i risultati raggiunti nell’instaurazione di una vera democrazia e di un modello di sviluppo più equo e inclusivo in grado di soddisfare le aspettative dei tunisini”. Da parte sua, riferisce il ministero tunisino, Paolo Gentiloni ha accolto con favore la qualità della partnership esistente tra le due parti e ha espresso la disponibilità dell’Europa a continuare a sostenere Tunisi, sia a livello bilaterale che nell’ambito delle discussioni con il Fondo monetario internazionale.
Nell’incontro con Gentiloni, il ministro dell’Economia, Samir Said, ha invece sottolineato, secondo quanto riferisce una nota del dicastero, “la forza delle relazioni esistenti con l’Unione Europea, che rappresenta un partner fondamentale e strategico per la Tunisia” e ha elogiato “il sostegno dell’Ue negli ultimi anni al nostro Paese nel suo percorso di riforma e sviluppo”. Il ministro ha ribadito “la volontà del governo tunisino di sviluppare ulteriormente la cooperazione, in termini di volume e diversificazione, soprattutto a livello di cooperazione finanziaria, sia per quanto riguarda il sostegno al bilancio che per contribuire all’attuazione di progetti di sviluppo prioritari”. Said ha presentato “un’idea sugli assi più importanti del programma nazionale per le riforme e i suoi obiettivi, ed il lavoro alla sua graduale attuazione, oltre a una serie di altre riforme relative al miglioramento del clima imprenditoriale e degli investimenti, alla semplificazione delle procedure e promozione dell’iniziativa privata”, si legge nella nota del ministero dell’Economia tunisino. A questo proposito, il ministro ha passato in rassegna le principali linee della visione strategica della Tunisia per l’anno 2035 e gli assi più importanti del piano di sviluppo 2023-2025. Said ha anche parlato dei “vantaggi differenziali e delle reali opportunità disponibili per la realizzazione di progetti strategici europei in Tunisia, soprattutto in settori promettenti, come le energie rinnovabili, l’idrogeno verde, l’industria farmaceutica, i servizi medici, la ricerca e l’innovazione tecnologica, la produzione di componenti automobilistici, industrie alimentari e altri”.
Da parte sua, Gentiloni ha sottolineato l’importanza del partenariato tra la Tunisia e l’Unione Europea e le numerose opportunità disponibili per rafforzarlo e svilupparlo ulteriormente al servizio dell’interesse comune. Il commissario Ue ha sottolineato che la priorità della Tunisia nella fase è compiere maggiori sforzi per raggiungere un accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi) in tempi brevi in modo da consentire ai principali partner del Paese, in particolare l’Unione europea, di poter sostenere sia a livello finanziario che tecnico il Paese. Sempre secondo la nota del ministero dell’Economia tunisino, Gentiloni ha sottolineato nell’incontro con Said che la Tunisia ha potenzialità e opportunità per essere un centro regionale in Africa e nel Mediterraneo per investimenti e partnership, indicando in questo contesto l’importanza di continuare a lavorare per migliorare ulteriormente il clima imprenditoriale.
Archiviata l’esperienza della rivoluzione dei gelsomini, la Tunisia è oggi in mano al presidente della Repubblica, Kaies Saied, il quale ha accentrato su di sé tutti i poteri mentre il Paese rischia seriamente il tracollo economico. Un dossier che riguarda a ben vedere anche l’Italia per almeno due motivi: i flussi migratori e l’approvvigionamento energetico. Gli arrivi dei migranti si sono moltiplicati drammaticamente e la Tunisia ha sorpassato la Libia come Paese di partenza dei migranti che sbarcano in Italia. Ora, con l’aggravarsi della situazione socio-economica, i flussi rischiano di raggiungere i picchi del 2014 (170 mila sbarchi totali via mare) e del 2016 (180 mila arrivi via mare). Non solo. Il gasdotto Transmed, conosciuto anche come gasdotto Enrico Mattei, porta in Italia il gas algerino passando proprio per la Tunisia. E l’Algeria è oggi il primo fornitore di gas dell’Italia. Senza contare che il progetto d’interconnessione elettrica tra l’Italia e la Tunisia – per il quale Bruxelles ha recentemente approvato un finanziamento di 300 milioni di euro – potrebbe fare da volano per gli investimenti tricolore nelle rinnovabili in Nord Africa, trasformando l’Italia in un “hub energetico” per l’intera Europa. A questo va aggiunto che l’Italia è divenuta l’anno scorso il primo partner commerciale della Tunisia, sorpassando per la prima volta la Francia.
A preoccupare è soprattutto la decisione del Fondo monetario internazionale (Fmi) di ritardare l’approvazione finale del maxi-prestito di 1,9 miliardi di euro prevista il 19 dicembre. E’ un guaio, perché ora rischia di bloccarsi la catena dei finanziamenti internazionali necessari ad evitare il tracollo finanziario del Paese. Per ammissione della direttrice generale delle risorse e dei saldi presso il ministero delle Finanze, Ibtisam Ben Aljia, la Tunisia dovrebbe mobilitare da prestiti esterni entro fine anno ben 5 miliardi di dinari (1,47 miliardi di euro). E senza la prima tranche dell’Fmi, i creditori potrebbero tirarsi indietro, sia quelli occidentali che gli arabi del Golfo. Un rischio che il governo dell’Italia guidato da Giorgia Meloni sta cercando di scongiurare a tutti i costi.
Secondo l’agenzia di rating Fitch, il fabbisogno di finanziamenti pubblici della Tunisia raggiungerà rispettivamente il 16,4 per cento del Pil e il 16,8 per cento del Pil nel 2022 e nel 2023, spinto dall’ingente spesa aggiuntiva per assorbire lo shock della guerra in Ucraina e dalle scadenze del debito estero: ovvero 1,4 miliardi di dollari nel 2022 e 2,0 miliardi di dollari nel 2023. Secondo le autorità tunisine, circa 1,3 miliardi di dollari di finanziamento proventi da Arabia Saudita, Abu Dhabi e Afreximbank sono nella fase finale dei negoziati: questa somma, insieme alla prima rata dell’Fmi, dovrebbe colmare il deficit di finanziamento per il 2022. La Tunisia sta negoziando un altro finanziamento di 1,8 miliardi di dollari, principalmente provenienti dai Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. Le esigenze di bilancio e di finanziamento esterno nel 2023 dovrebbero essere coperte dagli esborsi previsti da parte dell’Fmi, dei creditori bilaterali multilaterali e occidentali (circa 2,4 miliardi di dollari che dovrebbero essere sbloccati con l’accordo dell’Fmi) e dei finanziamenti del mercato interno.
La stessa agenzia Fitch ha individuato dei rischi nella transizione politica. Le pressioni sociali e l’opposizione del potente sindacato Ugtt “potrebbero far deragliare i sussidi previsti per i prodotti essenziali e le riforme delle imprese statali, che sono parti fondamentali del programma dell’Fmi”. Storicamente, l’adesione della Tunisia programmi del Fondo è stata debole e “non è ancora chiaro se la situazione sia cambiata” ora che è al potere il presidente Saied, aggiunge l’agenzia di rating.
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