La vicenda di GameStop, la catena texana di negozi di videogiochi finita al centro di un gioco speculativo che ha messo in ginocchio alcuni dei maggiori fondi di investimento di Wall Street, getta un’ombra inquietante sulla vulnerabilità della finanza occidentale. Un mondo che è anch’esso terreno di scontro geopolitico e che nei prossimi anni potrebbe diventare sempre più arena privilegiata della competizione globale tra Stati Uniti e Cina. Quanto accaduto in questi giorni a Wall Street non è la prima anomalia registrata di recente nei mercati finanziari statunitensi. Basti tornare a pochi mesi fa, quando il prezzo del barile del West Texas Intermediate (Wti) è finito in territorio negativo per la prima volta nella storia, con il picco record di meno 37 dollari nell’aprile del 2020: una distorsione del mercato che non è attribuibile solo alle ripercussioni della pandemia di coronavirus, ma che è anche condizionata dalle speculazioni finanziarie. Qualcosa di simile è accaduto con GameStop, il cui titolo ha guadagnato il 400 per cento del suo valore a Wall Street dopo che trader online coordinatisi attraverso il forum WallStreetBets su Reddit hanno preso di mira alcuni hedge fund che avevano scommesso contro la società vendendone le azioni allo scoperto. All’inizio di questa settimana è giunto il prevedibile crollo, con tanto di sollievo dei mercati statunitensi: il titolo ha perso il 60 per cento del suo valore chiudendo a 90 dollari nella giornata di ieri dopo il picco di 325 dollari ad azione raggiunto venerdì 29 gennaio.
L’impennata del valore delle azioni
“Una storia buona per i comici da talk-show serali”, scrivono Josh Lipsky e William Wechsler dell’Atlantic Council in un commento pubblicato da “MarketWatch”, “ma il prossimo caso GameStop potrebbe non essere così divertente”. “Emergono alcune serie questioni politiche. E la più importante tra queste è la seguente: l’impennata del valore delle azioni di GameStop può aprire le porte ad attori interni e internazionali che, con finalità maligne, cercano di manipolare i mercati e destabilizzare il sistema finanziario globale?”. I due esperti ricordano come già prima delle elezioni presidenziali statunitense del 2016 “i russi dimostrarono quanto fosse facile per una forza geopolitica usare i social media per manipolare su larga scala gli elettori statunitensi; è solo questione di tempo prima che un attore finanziario usi simili tecniche per manipolare gli investitori statunitensi. Immaginate che cosa stanno pensando i russi, i cinesi e gli iraniani guardando quanto accaduto con GameStop la scorsa settimana. È stata aperta una strada per la manipolazione di massa intenzionale dei prezzi azionari attraverso una campagna di disinformazione mirata sui social media. E non dobbiamo guardare solo a Paesi stranieri, ma anche ad attori non statuali attivi nel crimine finanziario informatico”, avvertono Lipsky e Wechsler.
Il parere di Giulio Sapelli
Un timore condiviso dall’economista Giulio Sapelli, che commenta così ad “Agenzia Nova” il caso GameStop: “Non c’è dubbio che sia un’azione organizzata e non spontanea, e non è nemmeno da escludere che si possa trattare di un fatto geopolitico, anche se su tali aspetti bisogna rimanere cauti senza cadere in cospirazioni”. Secondo l’esperto, sulla gestione e il controllo delle nuove tecnologie serve un accordo internazionale. “Grazie a piattaforme di trading tanto allargate si raggiunge un livello di consenso tale da far muovere migliaia di persone: bisogna fare attenzione, e fare sì che non sia l’inizio di un comportamento catastrofico per la finanza globale”, ha spiegato, sottolineando la necessità di fare un passo indietro dopo aver “dato in mano agli operatori strumenti troppo pericolosi”. Ribadendo la possibilità di eventi simili quando “si intraprende una strada con tanta leggerezza”, il professore ha ricordato di aver sottolineato la necessità di regolamentare maggiormente l’economia e la finanza – così come le nuove tecnologie – nel suo libro “Nella storia mondiale: Stati, mercati e guerre”, affermando che “mentre la tecnologia è controllabile i comportamenti umani non lo sono, e vanno coordinati”. Si tratta, ha concluso, di una grande prova per i regimi democratici.
Gamestop, il parere di Carlo Pelanda
Il politologo ed economista Carlo Pelanda, anch’egli interpellato da “Agenzia Nova”, ritiene che la vicenda di GameStop sia espressione dell’evoluzione verso una “finanza di massa”. “Le perturbazioni aumenteranno di pari passo con lo sviluppo dell’elettronica: il problema è la velocità con cui si riesce a risolvere i problemi e con cui intervengono le autorità come la Consob”, ha spiegato, ricordando che all’interno del mercato “i soggetti più grandi si adattano e diventano in grado di gestire determinate situazioni”. Si tratta, secondo il professore, di una “normale conseguenza della finanza di massa, ma non credo che la situazione sia preoccupante”. Interpellato sulla possibilità di un episodio di guerra asimmetrica, Pelanda ha ribadito che “ci troviamo in una fase di grande cambiamento nel mercato finanziario”, e ciò implica anche “momenti di attacco contro sistemi finanziari: un’azione dall’estero non può essere esclusa ma dubito che sia questo il caso”. Uno scenario, quindi, più legato a fenomeni dove “milioni di persone che con un click sono in grado di fare scommesse finanziarie: ci saranno sicuramente perturbazioni per gli hedge fund che giocano sullo short, ma è una lezione per i mercati”. Ribadendo la necessità di una maggiore regolamentazione “quel tanto che basta per la sicurezza”, Pelanda si è espresso favorevolmente riguardo la visione di una finanza di massa, con la funzione regolatrice svolta dal mercato. “Ovviamente il regolatore deve rendersi conto dei problemi: l’ideale sarebbe fare regolazioni molto selettive, che permettano al mercato di autoaggiustarsi e di riportare nella normalità la valutazione del rischio per gli operatori”.