Bali, in Indonesia, ospita da oggi e per due giorni il vertice dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali del G20. In cima all’agenda dei colloqui figurano la crisi inflattiva globale, e la discussione di misure tese a contenere l’aumento dei prezzi limitando il più possibile le ricadute sulla ripresa economica. Con l’inflazione in continuo aumento, specie nei comparti dell’energia e dei beni alimentari, i partecipanti al vertice tenteranno di concordare iniziative internazionali coordinate, ma dovranno scontrarsi con le profonde fratture create nella comunità internazionale – e nello stesso G20 – dal conflitto in Ucraina. Secondo fonti citate dalla stampa giapponese, è probabile che l’incontro di due giorni non culminerà nell’adozione di una dichiarazione congiunta, come del resto è accaduto anche in occasione del precedente incontro dei vertici economici del gruppo, nel mese di aprile.
Il G20 è profondamente diviso tra le sette economie industrializzate del G7 – Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti, oltre all’Unione europea – e le economie emergenti che includono Cina, Brasile e India, che hanno rifiutato di sposare la dura campagna di sanzioni intrapresa dall’Occidente contro la Russia. Il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, prenderà probabilmente parte all’incontro da remoto, in videocollegamento. Tra le questioni in agenda figureranno anche l’influenza dell’irrigidimento delle politiche monetarie sull’economia globale e l’alleviamento dell’onere del debito dei Paesi più poveri e in maggiori difficoltà finanziarie, come lo Sri Lanka.
Prima dell’inizio della ministeriale a Bali, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha pubblicato un rapporto intitolato “G-20 Surveillance Note”, che mette in guardia in merito al “considerevole peggioramento” delle prospettive di crescita dell’economia globale, a dispetto di una pressione inflattiva ancora elevatissima. Lo scorso aprile il Fondo ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell’economia globale per il 2022 e il 2023, portandole entrambe al 3,6 per cento. La correzione delle previsioni riflette, tra le altre cose, le ricadute del conflitto in Ucraina e il sensibile rallentamento dell’economia cinese, causato dalle dure misure di contenimento della pandemia. La direttrice dell’Fmi, Kristalina Georgieva, ha avvertito che l’inflazione rischia di minare ulteriormente la ripresa economica globale e di deteriorare significativamente il tenore di vita delle persone, specie nei Paesi e tra gli strati sociali meno abbienti.
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