Frena l’inflazione: a gennaio +10,1 per cento su base annua. I dati Istat

Nel mese precedente il valore era +11,6. In calo anche i prezzi del carrello della spesa

spesa inflazione

Secondo le stime preliminari, nel mese di gennaio 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo frena al 10,1 per cento su base annua rispetto al +11,6 per cento nel mese precedente. Su base mensile l’aumento è dello 0,2 per cento. Lo rende noto l’Istat. “Le stime preliminari – spiega l’Istituto – evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione, che a gennaio si attesta al +10,1 per cento (livello che non si registrava da settembre 1984, quando il Nic fece segnare la medesima variazione tendenziale). Il rallentamento è spiegato in primo luogo dall’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-10,9 per cento su base annua). Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti”.

La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2 per cento a -10,9 per cento) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3 per cento a +59,6 per cento), degli Alimentari non lavorati (da +9,5 per cento a +8,0 per cento) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2 per cento a +5,5 per cento); gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9 per cento a +15,2 per cento), dei Beni non durevoli (da +6,1 per cento a +6,8 per cento) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1 per cento a +3,2 per cento). L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8 per cento del mese precedente a +6,0 per cento, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2 per cento. Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1 per cento a +14,2 per cento), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1 per cento a +4,2 per cento); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,0 di dicembre a -10,0 punti percentuali).

A gennaio si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni alimentari, più 12,2 per cento

A gennaio si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona che registrano un rallentamento su base tendenziale (da +12,6 per cento a +12,2 per cento), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5 per cento a +9,0 per cento). L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei Servizi per l’abitazione (+1,6 per cento), degli Alimentari lavorati (+1,5 per cento), dei Beni durevoli e non durevoli (+0,8 per cento per entrambi), degli Energetici non regolamentati (+0,7 per cento); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-24,7 per cento) e di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (-1,6 per cento a causa di fattori stagionali). In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dell’1,3 per cento su base mensile, a causa dell’avvio dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature di cui l’indice Nic non tiene conto, e aumenta del 10,9 per cento su base annua (in rallentamento da +12,3 per cento di dicembre).

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