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Franco Gussalli Beretta a Nova: “Tecnologia e capitale umano per difendere il futuro dell’azienda”

La fabbrica d'armi di Gardone Val Trompia vive da oltre 500 anni in quella provincia bresciana che rimane il terzo polo industriale d'Europa

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Una storia lunga più di cinquecento anni. La storia di una fabbrica e di una famiglia che dalla fondazione sono sempre state un’unica parola: Beretta, la fabbrica d’armi di Gardone Val Trompia in quella provincia bresciana che rimane il terzo polo industriale d’Europa. “La nostra storia – ha raccontato ad ‘Agenzia NovaFranco Gussalli Beretta a capo dell’azienda ma anche presidente di Confindustria Brescia – è fatta di tradizione e di innovazione. Abbiamo sempre guardato al nostro passato ma ci siamo sempre interrogati sul futuro nel senso che ogni azienda, soprattutto se storica, deve diventare giorno dopo giorno contemporanea. Per dirla con una frase: dobbiamo cavalcare il futuro”. In tempi di globalizzazione e di mercato aperto molti si chiedono cosa significhi italianità delle nostre aziende e come queste possano competere sui grandi scenari economici. “Credo che la risposta si chiami capacità manifatturiera che poi significa saper fare senza farsi attrarre dalla finanziarizzazione delle imprese o dalla terziarizzazione delle stesse. E’ quello che abbiamo fatto in Beretta: sviluppare il saper fare attraverso due strumenti: gli investimenti sulla tecnologia e sul capitale umano per competere di più e per sviluppare quella creatività tipica del made in Italy e che solo sposando tecnologia e capitale umano permette di cavalcare il futuro” ha spiegato.

Beretta: la storia della villa sede dell’azienda

Non c’è dubbio che per Franco Gussalli Beretta sia anche e soprattutto una questione di cultura, “una cultura più industriale e manifatturiera – ha chiarito – e non è vero che in Italia non ci sia questa cultura. Forse, anzi senza il forse, ne servirebbe di più. Probabilmente è anche un po’ colpa nostra, intendo come industriali: troppo spesso non siamo stati in grado di comunicare questa idea di impresa, questa cultura industriale”. Nella storia della Beretta questo matrimonio fra sviluppo tecnologico e materiale umano è sempre stata una costante: “Tutto questo l’ho imparato da mio padre e prima ancora dai miei prozii” ha raccontato Beretta “e ricordo che la loro filosofia era costruita su un concetto molto chiaro, investiamo in macchinari e in uomini che li sappiano far funzionare. Noi abbiamo sempre fatto fucili e pistole e continuiamo a farli con sistemi che evolvono sempre”. Sembra il segreto di Pulcinella ma in fondo non lo è perché come spiega Beretta presuppone “una chiara visione imprenditoriale ma soprattutto industriale perché industria, per me, significa saper fare e saper fare sempre meglio” ha aggiunto.

Basta una visita a Gardone Val Trompia per capire cosa vuol dire sviluppo tecnologico e nuove forme di sapere: “Digitalizzazione e intelligenza artificiale sono la colonna vertebrale dell’azienda e tutto cominciò negli anni settanta quando venne creato il primo centro elaborazione dati della fabbrica, da quel momento lo sviluppo è stato costante partendo dalla consapevolezza che non solo devi raccogliere i dati ma devi organizzarli per poterli utilizzare. Questa è la vera piattaforma per lo sviluppo dell’impresa” ha aggiunto, ma come detto non ci vogliono soltanto gli strumenti tecnologici ma anche gli uomini cui affidarli: “Con il vicedirettore generale Daniele Bertoni ci siamo inventati in azienda le Olimpiadi digitali per valorizzare il personale, individuare percorsi e scegliere quello che abbiamo chiamato il Team Digital Champion per gestire questa piattaforma dove i dati vengono elaborati dall’intelligenza artificiale. In questo processo e nel coordinamento di questo team ho coinvolto mio figlio entrato anche lui in azienda” ha proseguito. Franco Gussalli Beretta è convinto che il successo dell’azienda e i risultati economici raggiunti vadano ascritti proprio a questi sviluppi tecnologici e di organizzazione del lavoro e della produzione. “Sono convinto che se non ci fossimo strutturati in questo modo sotto la pressione del costo dell’energia non avremmo raggiunto quei trecento milioni di fatturato con cui abbiamo chiuso il 2022. Per molte aziende che non hanno cavalcato il futuro e il mercato il rischio che saltasse la cassa era più che reale” ha spiegato.

A proposito di mercato, la penetrazione su quelli esteri non si è fermata con acquisizioni e nuovi asset. “Il mercato estero soprattutto dopo il Covid – ha proseguito Beretta – è cambiato almeno per quanto riguarda il nostro core business che rimane quello delle armi da caccia. In Europa è aumentata la richiesta del nostro prodotto e in fondo anche l’acquisizione della Holland&Holland storica manifattura inglese di fucili è stata qualcosa di più di una operazione di immagine e di prestigio. Si inserisce piuttosto nella doppia filosofia della nostra azienda: da un lato valorizzare sempre più il marchio Beretta e dall’altro affidare al gruppo nella sua interezza la capacità di rispondere alla domanda di prodotti della cosiddetta tradizione british”. D’altra parte al gruppo sono poi affidate le operazioni sui mercati esteri, “a cominciare dagli Stati Uniti che rimane per noi il più importante” attraverso come si diceva le acquisizioni, “l’ultima quella più grande fabbrica di proiettili svizzero-tedesca. La filosofia è sempre la stessa: valorizzare il manifatturiero. Abbiamo deciso di investire nelle ottiche per i nostri prodotti di base e potevamo farlo in due modi: andare a comprare quel che ci serviva su qualche mercato orientale a basso costo o acquisire un marchio riconosciuto e gestirlo direttamente. Abbiamo scelto questa seconda strada. Vogliamo continuare a saper fare: il nostro segreto, che non è poi un gran segreto, sta tutto qui” ha aggiunto. D’altra parte ricorda Franco Gussalli Beretta, in questo caso nel ruolo di presidente degli industriali bresciani, “la parola Confindustria dovrebbe essere proprio quella roba lì e lo dico pensando proprio a Brescia dove l’industria manifatturiera ancora esiste e funziona. Semmai – ha concluso – va costruito un sistema Brescia, va fatta di questa città il polo attrattivo per chi vuole fare industria in questo modo ma non dipende solo dagli imprenditori”.

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