“Ragazza sfortunata, figlia di uomo che ha passato anni in carcere e di madre morta in giovane età dello stesso male di cui soffre lei”. Collabora con la giustizia quando capisce di aver “perso la dignità di una persona onesta”. Lo dice il pm Giovanni Musarò al termine della sua discussione con cui ha chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi per Debora Cerreoni, l’ex moglie di Massimiliano Casamonica, uno dei boss del clan sgominato a Porta Furba, divenuta preziosa collaboratrice di giustizia. “Collaboratrice credibile e leale della procura – dice anche Musarò- che ottiene, grazie a sue deposizioni precise, indicazioni tutte riscontrate”. L’udienza di questa mattina si è svolta nel corso del processo con rito abbreviato, stralcio del processo principale che vede imputati decine di affiliati al clan Casamonica.
Il magistrato ha ricostruito i meriti di quella informatrice grazie alla quale è stato possibile per la procura disegnare la “mappa criminale” particolareggiata dei Casamonica; delle dinamiche interne; i collegamenti saldi con la ‘Ndrangheta calabrese e, finanche con un cartello colombiano che riforniva il clan di tonnellate di cocaina l’anno. Però, prima del “pentimento”, Cerreoni “è stata parte integrante dell’organizzazione” ha detto Musarò ricordando alcuni episodi che l’anno vista protagonista ma, soprattutto, “i colloqui in carcere durante i quali i boss davano direttive alle donne perché riferissero ordini ed è ciò che fa lei quando il marito Massimiliano Casamonica era detenuto”. Tra gli episodi ricostruiti quello che vede la donna ricevere dal marito detenuto “lo scritto da consegnare ad un debitore per ricevere la somma di 5 o 6 mila euro in rate di alcune centinaia di euro per volta”. La conta degli anni del pm era partita da 12 anni di reclusione, applicando poi gli sconti di pena per via del “pentimento” e del fatto che era incensurata, ha chiesto due anni e sei mesi.
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