Figure interne al governo dell’Etiopia hanno organizzato un vero e proprio schema per appropriarsi sistematicamente degli aiuti umanitari destinati dalle organizzazioni internazionali alle vittime della guerra nel Tigrè e per inviarli, in alcuni casi, ai militari dell’esercito federale. È quanto afferma oggi il quotidiano “Washington Post” citando i risultati di un’inchiesta dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid), che ha quindi deciso di sospendere l’invio di aiuti all’intero Paese africano.
“Dopo una revisione condotta a livello nazionale in collaborazione con il governo dell’Etiopia, l’Usaid ha determinato che è in corso una campagna diffusa e coordinata per la diversione dell’assistenza alimentare. Non possiamo andare avanti con la distribuzione di cibo fino a quando non saranno messe in campo delle riforme”, fa sapere l’Usaid in una dichiarazione allo stesso quotidiano. In particolare, stando all’inchiesta, funzionari pubblici avrebbero sottratto aiuti ai bisognosi per destinarli a militari dell’esercito ed ex combattenti, o per venderli a commercianti che, a loro volta, li avrebbero esportati all’estero. Secondo un documento trasmesso dall’Usaid ai donatori, si tratta di “uno schema coordinato e criminale che ha impedito l’arrivo di assistenza salva-vita ai più vulnerabili” e che “sembra essere stato orchestrato da entità federali e regionali del governo dell’Etiopia”.
La decisione dell’Usaid, che aveva già annunciato il mese scorso la sospensione degli aiuti alla regione del Tigrè, è destinata comunque ad aggravare la situazione umanitaria in un Paese, il secondo più popoloso dell’Africa, nel quale circa 20 milioni di persone sono in stato d’insicurezza alimentare. Negli ultimi anni l’Etiopia è stata teatro inoltre di un conflitto nel Tigrè che ha provocato lo sfollamento di migliaia di persone e che, assieme alla recente guerra scoppiata in Sudan e alla perdurante instabilità in Somalia, ha contribuito ad aggravare le condizioni di vita nella regione del Corno d’Africa. La sospensione degli aiuti umanitari statunitensi, scrive “Washington Post”, rischia anche di spingere l’Etiopia ancor più “tra le braccia della Russia”.
Al momento non è chiaro quanto cibo sia stato rubato, ma stando ai documenti l’inchiesta è stata condotta da una squadra d’investigatori che hanno visitato 63 mulini in sette delle nove regioni del Paese e in tutti i casi sono state rilevate “significative diversioni” degli aiuti umanitari. Sarebbero spariti, in particolare, derrate alimentari provenienti da Stati Uniti, Ucraina, Giappone e Francia e gestite dal Programma alimentare mondiale (Pam). Questa settimana l’agenzia delle Nazioni Unite ha negato la notizia delle dimissioni in blocco di tutti i suoi dirigenti nel Paese. La portavoce del Pam, Annabel Symington, ha affermato che la direttrice dell’agenzia in Etiopia è in partenza e che un’altra collega si è dimessa, senza tuttavia precisare se tali fatti siano legati allo scandalo degli aiuti umanitari rubati.
Leggi anche altre notizie su Nova News
Seguici sui canali social di Nova News su Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Telegram