L’olimpionico Haile Gebrselassie, leggenda dell’atletica etiope mondiale, ha annunciato l’intenzione di recarsi al fronte per combattere tra le file delle forze federali contro il Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf). In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa “Ena”, Gebreselassie – che attualmente ricopre l’incarico di presidente della Federazione etiope di atletica leggera – ha dichiarato che “difenderà la sua terra madre dai nemici interni ed esterni” e, se necessario, si recherà sul fronte del conflitto. L’ex mezzofondista e maratoneta – vincitore di due ori olimpici – ha quindi accusato gli Stati Uniti e i suoi alleati di essersi intromessi negli affari interni dell’Etiopia intensificando la loro “indebita pressione” e ha descritto il presunto intervento occidentale nel conflitto come un “campanello d’allarme” per tutti per resistere al neocolonialismo. “Una cosa che voglio dirvi è che le potenze occidentali, che sono intervenute negli affari interni dell’Etiopia, colpirebbero quasi tutti gli africani e il resto del popolo nero. Non capisco perché questi poteri abbiano bisogno di questo intervento irragionevole”, ha affermato Gebrselassie, accusando inoltre i media occidentali di essere in prima linea nei loro “sforzi orchestrati” di minare l’integrità dell’Etiopia.
Accusando i Paesi occidentali di aver causato enormi sofferenze nel mondo e di aver “distrutto” molti Paesi, l’olimpionico ha avvertito che l’attuale intervento in Etiopia si ritorcerà contro di loro. “L’agenda impostata per destabilizzare l’Etiopia è sostenuta dai media. Abbiamo visto come l’Iraq, la Siria, lo Yemen e la Libia sono stati distrutti o disintegrati. Ma l’Etiopia è un Paese con più di 120 milioni di persone. Quindi qualsiasi tentativo di destabilizzare questo Paese potrebbe ritorcersi contro di loro”, ha aggiunto Gebrselassie, esortando infine i Paesi africani a rafforzare la loro solidarietà con l’Etiopia “poiché questo Paese sta combattendo una guerra africana e l’intera guerra del popolo nero. So che i nostri fratelli e sorelle africani ci stanno sostenendo e combattiamo insieme il colonialismo da secoli. Pertanto, dobbiamo rafforzare la nostra libertà combattendo per il futuro della nostra generazione”, ha concluso.
Gebrselassie non è il primo atleta o personaggio noto a schierarsi a favore del governo federale nel conflitto che da più di un anno insanguina il Paese. In precedenza anche il fondista Feyisa Lilesa – diventato famoso per la sua plateale protesta alle Olimpiadi di Rio 2016 per aver incrociato i polsi sopra la testa in segno delle sofferenze patite dal popolo oromo – si è già unito al fronte di guerra. Nei giorni scorsi è stato lo stesso primo ministro Abiy Ahmed ad annunciare la sua intenzione di recarsi al fronte a partire per combattere contro il Tplf. In un post sui social media condiviso questa sera, Abiy ha detto: “È tempo di guidare il Paese attraverso il sacrificio. Domani mi unirò al fronte per guidare le forze di difesa”. Facendo appello agli etiopi, il primo ministro ha aggiunto: “Coloro di voi che aspirano a essere ricordati nella storia, si sacrifichino per il proprio Paese. Ci vediamo al fronte”, ha detto Ahmed, assicurando che il vuoto amministrativo sarà riempito da funzionari federali e regionali che lavoreranno “più duramente che mai al massimo delle loro capacità per svolgere attività amministrative e di sviluppo”.
Nel suo messaggio rivolto al popolo etiope, Ahmed ha promesso di respingere “nemici interni ed esterni” che ha accusato di aver tentato di costruire la propria forza sulla debolezza dell’Etiopia. “Il piano dell’Etiopia era di andare avanti insieme senza abbandonare nessuno”, ha detto il primo ministro, aggiungendo: “Ecco perché abbiamo concentrato la nostra politica estera sui nostri vicini. Questa lotta è la lotta di tutti i neri. La campagna contro l’Etiopia è una cospirazione per minare la storia, la cultura, l’identità e la dignità dei neri e umiliarli sottomettendo il loro simbolo di libertà, l’Etiopia”. Il primo ministro etiope ha inoltre invitato tutti i neri a sostenere l’Etiopia in uno spirito di panafricanismo. “Non c’è più tempo per criticare da lontano”, ha detto il premier, aggiungendo: “Facciamo quello che dobbiamo fare noi stessi. Siamo tutto ciò che ha l’Etiopia”. Ahmed ha concluso il suo messaggio ribadendo il suo impegno: “Il nome Etiopia è il nome dei vincitori, è un simbolo di libertà. Non ho dubbi che la mia generazione pagherà il prezzo in suo nome e scriverà la sua vittoria nell’oro”.
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