Tutti assolti i 15 imputati, comprese le società Eni e Shell, dall’accusa di corruzione internazionale relativa alla presunta maxi tangente versata ai pubblici ufficiali nigeriani nell’ambito dell’operazione Opl-245. Lo hanno deciso i giudici di Milano Tremolada-Gallina-Carboni al termine del processo Eni-Shell-Nigeria sul miliardo e 92 milioni di dollari pagati nel 2011 dalle due società al governo della Nigeria, su un conto ufficiale, per acquistare i diritti di esplorazione del Blocco Opl-245, un’area delimitata situata in acque profonde, circa 150 chilometri al largo del delta del fiume Niger, detenuta in concreto dall’ex ministro del Petrolio Dan Etete che nel 1998 se la era auto-attribuita dietro lo schermo-prestanome della società Malabu.
Tutti gli imputati sono stati assolti con la formula del “fatto non sussiste” dopo una camera di consiglio durata oltre cinque ore. Oltre a Descalzi, Scaroni e le due società (Eni e Shell) sono stati scagionati dall’accusa di corruzione internazionale anche altri tre ex manager di Eni Roberto Casula (l’allora responsabile Eni per le attività operative e di business in Africa Sub-Sahariana), Vincenzo Armanna (l’allora vicepresidente Eni per attività upstream sub-sahariana) e Ciro Pagano (l’allora managing director di Nae), quattro ex manager di Shell Malcolm Brinded, Guy Jonathan Colegate, John Copleston De Carteret e Peter Robinson, l’ex ministro nigeriano del Petrolio Dan Etete, e gli intermediari Luigi Bisignani, Ednan Agaev e Gianfranco Falcioni. Dopo la lettura del dispositivo da parte del presidente del collegio Marco Tremolada i legali degli imputati hanno espresso grande soddisfazione mentre il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il sostituto Sergio Spadaro, rappresentanti della pubblica accusa, hanno lasciato l’aula allestita alla Fiera di Milano senza rilasciare alcun commento.
Tra gli imputati, oggi assolti, ci sono cinque attuali ed ex manager di Eni, tra cui l’attuale amministratore delegato Claudio Descalzi e il suo predecessore Paolo Scaroni, ora presidente del Milan e vicepresidente di Rothshild, quattro ex manager della multinazionale anglo-olandese, Dan Etete e alcuni intermediari. Per Scaroni e Descalzi il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il sostituto Sergio Spadaro avevano chiesto una condanna a 8 anni di reclusione.
“Dopo tre anni di processo, tante udienze, dopo aver analizzato migliaia di documenti finalmente oggi a Descalzi è stata restituita la sua reputazione professionale e a Eni il suo ruolo di grande azienda della quale l’Italia deve essere orgogliosa”. Lo ha detto l’avvocato Paola Severino, legale di Claudio Descalzi, dopo la sentenza di assoluzione. Rappresento Eni e centinaia di società in giro per il mondo, quindi è un onore poter dire che Eni è estranea ad ogni illecito penale e amministrativo” ha detto l’avvocato Nerio Diodà, legale di Eni, commentando la sentenza. Il verdetto dei giudici “è un risultato di grande civiltà giuridica – ha sottolineato l’avvocato – Ci sono voluti tre anni di impegno e confronti molto duri, ma questo è per tutti i cittadini di questo Paese un risultato che garantisce una giustizia equilibrata”.
“Il Tribunale ha ritenuto quello che abbiamo ritenuto noi difensori nel processo, che non c’erano elementi solidi per sostenere l’accusa. Logica conseguenza di un processo che è andato in un certo modo, così riacquistando la centralità del dibattimento”. Lo ha detto l’avvocato Enrico De Castiglione, legale di Paolo Scaroni, dopo la sentenza. “Speriamo di aver finito questo calvario, perché Paolo Scaroni è sotto processo da 12 anni ed è stato assolto in tutti i gradi di giudizio per l’Algeria e sempre con formula piena. Sarà molto lieto anche lui”, ha concluso il legale.
“Accogliamo con favore la decisione odierna del Tribunale di Milano. Abbiamo sempre sostenuto che l’accordo del 2011 fosse legittimo, finalizzato a risolvere una decennale controversia legale e far ripartire lo sviluppo del blocco Opl 245”. Lo dichiara in una nota Ben van Beurden, amministratore delegato di Royal Dutch Shell plc. “Al tempo stesso, è stata per noi una difficile esperienza – prosegue l’Ad della multinazionale anglo-olandese – Shell è una società che opera con integrità e ci impegniamo strenuamente ogni giorno per garantire che le nostre azioni non solo seguano la lettera e lo spirito della legge, ma siano anche all’altezza delle più ampie aspettative della società nei nostri confronti”.
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