I due principali partiti indipendentisti catalani, Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) e Uniti per la Catalogna (JxCat) aspirano a superare per la prima volta la soglia del 50 per cento dei voti alle elezioni regionali del 14 febbraio. Un risultato che gli permetterebbe di rilanciare il processo di autodeterminazione grazie al pieno controllo della Generalitat. La strategia da seguire in caso di vittoria del fronte pro indipendenza segna, ancora una volta, profonde divergenze tra le diverse anime dei nazionalisti catalani. La candidata di JxCat, Laura Borras, ha dichiarato che uno dei primi provvedimenti che adotterebbe, se dovesse guidare il Parlamento catalano, sarebbe la riattivazione della dichiarazione unilaterale di indipendenza (Dui) del 2017 a seguito del referendum considerato illegale dalle autorità spagnole e per il quale sono attualmente in carcere diversi leader indipendentisti. A tal proposito, la candidata di JxCat ha accusato lo Stato spagnolo di aver scelto la “repressione” e per questa ragione JxCat “non si arrenderà mai”. Una posizione, come avvenuto negli ultimi anni, di scontro frontale con il governo centrale di Madrid che questa volta non è condivisa da Erc.
Il presidente di Erc, Oriol Junqueras, ha affermato di non “volere una dichiarazione di indipendenza che duri pochi secondi”. Questo processo, infatti, non dipende solo dall’azione dei partiti che vogliono una repubblica catalana, ha evidenziato, ma richiede un “multilateralismo” che sia riconosciuto dalla comunità internazionale. Pertanto Junqueras, tra i detenuti attualmente in semi-libertà, ha anche rimarcato la necessità per tutti i partiti pro indipendenza di difendere il tavolo di dialogo con il governo nazionale sul conflitto catalano. Secondo il candidato di Erc alla presidenza della Generalitat, Pere Aragones, il suo partito è l’unico che può unire il fronte indipendentista, chiarendo che i principali obiettivi politici sono la ricostruzione economica e sociale della regione, il diritto all’autodeterminazione e l’indulto per i politici catalani attualmente in carcere. “Ci presentiamo per ottenere la guida del governo catalano per la prima volta in quarant’anni”, ha detto Aragones in una recente intervista al quotidiano “La Vanguardia”. “Non ho voluto basare la campagna sui rimproveri alle forze politiche con le quali ci sono delle divergenze, ma con cui condividiamo l’obiettivo dell’indipendenza. L’avversario è Salvador Illa”, ha chiarito il candidato di Erc in riferimento all’avversario del Partito socialista catalano (Psc). “Sino a quando la Catalogna non gestirà tutte le risorse che genera e le tasse pagate qui, qualsiasi riforma sarà insufficiente. La Catalogna vuole tutti i finanziamenti che genera. Difenderemo gli interessi e le risorse dei catalani”, ha proseguito il candidato di Erc.
Sempre nel fronte pro indipendenza il Partito democratico europeo catalano (PdCat), guidato da Angels Cachon, risultato della scissione definitiva delle due anime che coesistevano in JxCat, quella più radicale personificata da Puigdemont e Laura Borras, e quella più pragmatica di chi non nega strategie che vanno oltre lo scontro con lo Stato non dovrebbe superare la soglia dell’1 per cento, non ottenendo, pertanto, nessun deputato. Secondo i risultati di diversi sondaggi pubblicati in questi giorni dai principali quotidiani spagnoli, il candidato del Psc, Salvador Illa, è il favorito alla vittoria con di circa 1,5-2 punti di distacco su Erc e JxCat che si contenderanno la seconda e terza posizione. Il numero di seggi ottenuti dal Psc (30-33), non permetterebbe, tuttavia, a Salvador Illa di avere i numeri necessari per l’investitura, pur essendo il partito più votato. In tal senso, giocherà un ruolo chiave la scelta di campo di Erc che dovrà decidere se formare un governo con i socialisti catalani o riconfermare l’attuale esecutivo pro indipendenza con JxCat e impedire, così, la proclamazione del candidato scelto dal premier spagnolo, Pedro Sanchez, alla guida della Generalitat.
Nonostante abbia negato in diverse occasioni che si possa giungere a un accordo con i socialisti, secondo il quotidiano “El Mundo”, Pere Aragones, a rischio di essere bollato come “traditore” della causa indipendentista, sarebbe disposto a offrire un’alleanza al Psc in cambio della presidenza della Generalitat. In questo modo, Aragones, il che gli permetterebbe di continuare il negoziato con il governo di Madrid su questioni centrali. Fra queste ci sono: l’indulto per i leader indipendentisti in carcere per il referendum illegale del primo ottobre 2017 e l’organizzazione di un nuovo referendum sull’autodeterminazione.
Ieri, Salvador Illa ha dichiarato in un”intervista radiofonica a “Rac1” che il Partito socialista catalano in merito a una possibile intesa con Sinistra repubblicana di Catalogna ha spiegato che “dipenderà da loro”, ma ha ammonito che fino a quando difenderanno l’indipendenza “un accordo con Erc sarà irrealizzabile”. Se i sondaggi dovessero rivelarsi attendibili il partito di Aragones, al di là delle posizioni assunte nel corso della campagna elettorale, sarà un interlocutore indispensabile per consentire ad Illa di avere una chance di guidare la Generalitat catalana. Una coalizione fra il Psc ed Erc, peraltro, non escluderebbe En Comú Podem (data dai sondaggi intorno al 7 per cento), coalizione di vari movimenti di sinistra che comprende anche Unidas Podemos del vicepremier, Pablo Iglesias. In questo modo si formerebbe una maggioranza solida, ma che certamente segnerebbe un’importante battuta d’arresto per l’intero movimento indipendentista.