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Elezioni in Catalogna, Illa e Aragones chiederanno l’investitura ma lo scenario resta incerto

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Le elezioni che si sono svolte ieri in Catalogna hanno lasciato uno scenario politico frammentato ed incerto che rende difficile prevedere quali saranno i prossimi sviluppi. Se il Partito socialista catalano (Psc) si è imposto come prima forza con il 23 per cento dei voti, per la prima volta il fronte indipendentista costituto da Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) con 21,3 per cento, Uniti per la Catalogna (JxCat) con il 20 per cento e Candidatura di unità popolare (Cup) con il 6,6 per cento hanno ottenuto congiuntamente la maggioranza dei seggi: 74 rispetto alla maggioranza assoluta di 68. Erc è risultato, dunque, il “vincitore” del blocco pro indipendenza ottenendo circa 34 mila voti in più rispetto a JxCat e gli stessi seggi del Psc e il suo candidato alla presidenza della Generalitat, Pere Aragones, ha già annunciato che si presenterà per ottenere l’investitura. “Abbiamo detto che non volevamo governare con il Psc perché siamo come l’acqua e il petrolio, e questo è ciò che faremo”, ha ribadito oggi Aragones che ha aperto alla possibilità di “aprire” la coalizione e En Comú Podem, coalizione di movimenti di sinistra che include anche Unidas Podemos del vicepremier, Pablo Iglesias. Laura Borras, candidata di JxCat, ha dichiarato che i risultati di ieri “permettono un governo pro-indipendenza”, e di aver subito chiamato Aragones e Sabater di Cup “per mettersi subito al lavoro”. Il presidente di Erc, Oriol Junqueras, ha rivendicato in un’intervista a “Tve” la necessità di un accordo esclusivamente con coloro che sono “a favore dell’autodeterminazione e dell’indulto” dei leader indipendentisti in carcere e ha escluso un patto con i socialisti catalani. “È impossibile un governo con il Psc. Siamo antagonisti”.


Sulla base dell’esito del voto di ieri, Junqueras ha poi chiesto al governo centrale di Madrid di “lavorare al tavolo di dialogo creato l’anno scorso per affrontare la questione catalana”. La candidata di Unità di candidatura popolare (Cup, indipendentista e anti-sistema) Dolors Sabater, ha condiviso l’idea di includere anche En Comú Podem e ha invitato tutti a riunirsi oggi per proporre un accordo programmatico. La candidata di En Comú Podem, Jessica Albiach non ha voluto, per il momento, ufficializzare la posizione del suo partito. “Non è il momento dei fronti o degli schieramenti, ma di andare tutti insieme, progressisti e democratici mano nella mano, per cominciare a dare soluzioni alle crisi e, attraverso il dialogo, a risolvere questo conflitto politico”, ha spiegato. Da parte sua, Salvador Illa ha confermato in un’intervista radiofonica a “Cadena Ser” la sua determinazione a presentare la sua candidatura alla presidenza della Generalitat per tentare di aprire una nuova tappa in Catalogna: “Cercherò di percorrere un nuovo cammino”, ha spiegato. Tuttavia, l’unica possibilità per ottenere i voti necessari per l’investitura è costituire un tripartito di sinistra con Erc e En Comú Podem che avrebbe lo stesso numero di seggi (74) di un governo indipendentista.

Tramonta in Catalogna l’ipotesi di un esecutivo costituzionalista

È definitivamente tramontata, invece, se mai fosse stata presa in considerazione, l’ipotesi di un esecutivo “costituzionalista” con En Comú Podem, Partito popolare (Pp) e Ciudadanos (Cs) a causa dei pessimi risultati di ieri delle due formazioni conservatrici. Il primo ha ottenuto il 3,8 per cento (3 seggi) e secondo il 5,5 per cento (6 seggi). Al contrario il partito di estrema destra Vox entrerà per la prima volta nel Parlamento catalano grazie al 7,6 per cento delle preferenze e ben 11 seggi di Ciudadanos (Cs), Carlos Carrizosa, il cui partito è crollato dal 25,3 per cento del 2017 ad appena il 5,5 registrato alle elezioni di ieri. “Quasi la metà dei catalani è rimasta a casa, quindi un primo riconoscimento del nostro partito è che non abbiamo saputo mobilitare l’elettorato costituzionalista”, ha detto Carrizosa che ha ammesso la dura debacle. “C’è questa brutta notizia dell’ascesa del separatismo, che non rappresenta la maggioranza sociale catalana, ma avrà una maggioranza più elevata in Parlamento”, ha detto Carrizosa. “Il nostro gruppo parlamentare continuerà a difendere il costituzionalismo, dal centro, la moderazione, l’ideologia liberale e la lotta per le libertà in Catalogna e la democrazia”, ha spiegato il candidato della forza conservatrice.

Alejandro Fernandez, candidato Pp non ha usato giri di parole nel definire il risultato “pessimo” spiegando che il Pp non è riuscito a raggiungere due obiettivi: crescere e realizzare un gruppo parlamentare. Tuttavia, ha aggiunto: “Voglio inviare un messaggio di serenità. Penso ancora che uno spazio costituzionale, europeista e liberale sia ancora essenziale in Catalogna. Quello spazio politico esiste e penso che sia diventato chiaro oggi. È lo spazio che non si polarizza, è lo spazio dell’armonia”, ha detto l’esponente popolare. Grande delusione è stata espressa dal candidato di Cs, Carlos Carrizosa, il cui partito è crollato dal 25,3 per cento del 2017 ad appena il 5,5 delle elezioni di ieri. “C’è questa brutta notizia dell’ascesa del separatismo, che non rappresenta la maggioranza sociale catalana, ma avrà una maggioranza più elevata in Parlamento”, ha detto Carrizosa. “Il nostro gruppo parlamentare continuerà a difendere il costituzionalismo, dal centro, la moderazione, l’ideologia liberale e la lotta per le libertà in Catalogna e la democrazia”, ha spiegato il candidato della forza conservatrice.

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