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Egitto: fonti “Nova”, Al Sisi annuncia domani la candidatura alle presidenziali previste a dicembre

Il presidente 68enne può candidarsi per un terzo mandato grazie agli emendamenti costituzionali del 2019 che hanno anche esteso la durata dei mandati presidenziali

Il Cairo
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Il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, annuncerà domani sera la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2024 in una grande cerimonia che si terrà in una località del Canale di Suez. Lo ha appreso “Agenzia Nova” da fonti egiziane. L’Egitto terrà il primo turno delle elezioni presidenziali dal 10 al 12 dicembre, secondo quanto riferito oggi dall’Autorità elettorale nazionale. Le candidature saranno ricevute dal 5 al 14 ottobre. I risultati elettorali dovrebbero essere annunciati il 23 dicembre e, in caso di ballottaggio, i risultati finali dovrebbero essere annunciati al più tardi il 16 gennaio, ha affermato l’Autorità elettorale. Gli egiziani all’estero inizieranno a votare il primo dicembre, fino al 3 dello stesso mese, e i risultati elettorali saranno annunciati il 18 dicembre. Il presidente Al Sisi, 68 anni, può candidarsi per un terzo mandato grazie agli emendamenti costituzionali del 2019 che hanno anche esteso la durata dei mandati presidenziali da quattro a sei anni, aprendogli la strada per rimanere in carica almeno fino al 2030.


L’Autorità elettorale nazionale egiziana pubblicherà in Gazzetta Ufficiale una lista preliminare dei candidati dal 16 e 17 ottobre, mentre i successivi due giorni, il 17 e il 18 ottobre, riceverà le eventuali obiezioni che saranno poi valutate dal 19 e il 21 ottobre. Le possibili bocciature delle domande saranno invece notificate il 22 ottobre. Dopodiché, il 23 e il 24 ottobre, i candidati avranno la possibilità di presentare ricorso, che sarà poi girato alla Corte amministrativa suprema il 27 e 29 ottobre. Per vedere la lista finale in Gazzetta Ufficiale bisognerà attendere il giudizio finale sui ricorsi che dovrebbe terminare il 7 novembre. Finora, gli unici ad aver annunciato la propria “discesa in campo” alle elezioni presidenziali sono il leader dello storico partito nazionalista Al Wafd, Abdel Sanad Yamama; il capo della Coalizione della Corrente indipendente, Ahmed Fadaly; l’ex deputato Ahmed al Tantawi, considerato vicino alla Fratellanza musulmana; il leader del Partito repubblicano del Popolo, Hazem Mohamed Omar; il capo del Partito socialdemocratico egiziano, Farid Zahran. Vale la pena ricordare che i candidati alla presidenza devono ottenere l’appoggio di 20 parlamentari o 25 mila elettori registrati in almeno 15 governatorati, con un minimo di 1.000 firme per ciascun governatorato.

Le ultime elezioni presidenziali in Egitto si sono tenute nel marzo del 2018: in quell’occasione il presidente Al Sisi venne riconfermato per il suo secondo mandato con il 97 per cento dei voti confrontandosi con un solo candidato, Moussa Mostafa Moussa. Il mandato iniziato nel 2018 sarebbe dovuto terminare dopo quattro anni, nel 2022, ma a circa un anno da quell’elezione, è stata approvata una riforma costituzionale, fortemente voluta dallo stesso Al Sisi, con la quale la durata del mandato presidenziale, compreso quello in fieri, è stata estesa a sei anni. Dunque, alle nuove elezioni presidenziali, lo stesso Al Sisi, pur avendo già fatto due mandati consecutivi, potrà ricandidarsi e probabilmente vincere, malgrado una situazione economica e sociale preoccupante. Le dure misure di austerità introdotte nel 2016, la crisi del coronavirus e la guerra in Ucraina hanno lasciato molte famiglie a basso e medio reddito alle prese con un’inflazione a due cifre e aumenti dei prezzi senza precedenti.

Dal 2010 al 2020 il debito estero dell’Egitto è quasi quadruplicato, raggiungendo la cifra di 165,3 miliardi di dollari nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2022/2023. La dipendenza dell’Egitto dalle importazioni e l’inflazione hanno progressivamente aggravato la situazione della bilancia commerciale del Paese. Secondo i dati pubblicati dell’Agenzia nazionale di statistica (Capmas), circa il 30 per cento della popolazione vive in condizioni di povertà. Tra marzo 2022 e l’inizio del 2023 la valuta egiziana ha perso circa il 100 per cento del suo valore, provocando un contestuale aumento dell’inflazione. Inoltre, secondo i dati diffusi da Capmas, il tasso d’inflazione annuale ha raggiunto il 38,2 per cento a luglio scorso, con un aumento di quasi 2 punti percentuali rispetto al 36,8 per cento registrato a giugno. L’inflazione core – ovvero esclusi i beni volatili, come alimenti ed energia – si è attestata al 40,7 per cento a luglio, su base annua, in lievissimo calo rispetto al 41 per cento di giugno.

A testimonianza dello scenario incentro dell’economia egiziana, il 5 maggio scorso, l’agenzia Fitch ha declassato il rating dell’Egitto da B+ a B e ha attribuito al paese un outlook negativo a causa delle difficoltà economiche. L’Egitto ha raggiunto, a dicembre 2022, un accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi), all’interno del programma di Finanziamento esteso (Eff) per un prestito da 3 miliardi di dollari. Il prestito è tuttavia vincolato a una serie di riforme strutturali del sistema economico egiziano, tra cui il passaggio permanente a un regime di tasso di cambio flessibile, una politica monetaria volta a ridurre gradualmente l’inflazione e la riduzione del debito pubblico. Un dossier che riguarda direttamente l’Italia riguarda, invece, i flussi migratori illegali. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l’Egitto ospitava complessivamente 9 milioni di migranti e rifugiati all’agosto del 2022. A questi vanno aggiunti i quasi 310 mila sudanesi che l’Egitto afferma di aver accolto da quando gli scontri tra le Forze armate sudanesi (Fas) e le Forze di supporto rapido (Fsr) sono scoppiati a Khartum nell’aprile 2023.

Con 20 mila arrivi nel 2022, infatti, gli egiziani sono risultati al primo posto nella classifica delle nazionalità dichiarate dai migranti sbarcati via mare sulle coste italiane l’anno scorso. Numeri che sembrano essersi ridotti nel 2023, con 8.427 egiziani sbarcati in Italia al 21 settembre, secondo i dati del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale. Eppure, nessuna imbarcazione con a bordo migranti irregolari lascia le coste dell’Egitto dal 2017. I migranti salpano infatti dalla vicina Libia tramite la cosiddetta rotta libica “orientale”, che da Bengasi e Tobruk lambisce le acque greche e assume via via maggiore rilevanza nei flussi migratori verso l’Italia. Vero è che molti egiziani emigrati dalla Cirenaica vivevano e risiedevano già nelle città libiche orientali, ma è altrettanto vero (e documentato) che molti altri si affidano ai trafficanti di esseri umani che organizzano il viaggio dall’Egitto in Italia via Libia.

Una delle possibili soluzioni, secondo l’Egitto, è quello di incentivare le migrazioni regolari verso l’Europa. Non a caso il presidente Al Sisi, che salvo sorprese dovrebbe essere rieletto nel 2024 per altri sei anni, ha proposto di organizzare “una migrazione legale e condizionata” verso i Paesi con carenza di nascite. “Per la Serbia, che soffre del problema della mancanza di nascite, regolamentare la migrazione può essere una grande opportunità. I migranti possono rappresentare manodopera per l’economia di questi Paesi. La migrazione legale è una soluzione per affrontare la carenza di manodopera in qualsiasi Paese attraverso il coordinamento tra le parti e l’individuazione di periodi specifici”, ha dichiarato Al Sisi durante una sessione di dialogo nell’ambito della Conferenza mondiale sulla popolazione, la salute e lo sviluppo, temuta al Cairo i primi di settembre.

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