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Due gruppi industriali statunitensi già pronti a investire nella cannabis legale in Marocco

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Le delegazioni che rappresentano due gruppi industriali statunitensi si trovano attualmente nel nord del Marocco per possibili investimenti nella cannabis legale. Il sito web d’informazione “Le 360” riferisce che i gruppi Usa intendono sondare il terreno dopo la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico e industriale. A pochi giorni dall’adozione in Consiglio dei ministri (l’11 marzo 2021) del disegno di legge sugli usi legali della cannabis, è dunque già iniziata la corsa dei gruppi industriali stranieri per questo nuovo business. Secondo “Le 360”, i due gruppi statunitensi hanno programmato incontri con i coltivatori di cannabis e con la società civile del Marocco settentrionale. Non è la prima volta che le imprese straniere si interessano alle regioni settentrionali dove viene coltivata la cannabis. Dall’inizio degli anni 2000, diversi investitori avevano svolto missioni di prospezione in queste regioni, senza tuttavia mai ottenere risultati tangibili. Oggi, con il progetto di legge sugli usi legali della cannabis, “si aprono nuovi orizzonti per gli investitori nazionali ed esteri interessati a questo settore”, aggiunge “Le 360”.


Il governo del Marocco ha approvato lo scorso 11 marzo l’uso legale della cannabis. Il disegno di legge numero 13.21, presentato dal ministro dell’Interno, Abdelouafi Laftit, è stato adottato nell’intento di assoggettare tutte le attività legate alla cultura, produzione, trasformazione, trasporto, commercializzazione, esportazione e importazione di cannabis e dei suoi prodotti in un sistema di licenze. A spiegarlo è stato il portavoce del governo, Saaid Amzazi, in un comunicato stampa letto al termine della riunione del Consiglio dei ministri, tenutasi in videoconferenza sotto la presidenza del capo del governo, Saadeddine El Othmani. Il disegno di legge mira altresì a creare un’agenzia nazionale responsabile del coordinamento tra tutti i dipartimenti governativi, istituzioni pubbliche e partner nazionali e internazionali per lo sviluppo di un settore agricolo e industriale dedicato alla cannabis, rafforzando i meccanismi di controllo. La legge apre la strada agli agricoltori per entrare a far parte delle cooperative agricole, con l’obbligo di ricevere i raccolti dalle aziende manifatturiere ed esportatrici, mentre prevede sanzioni per scoraggiare i trasgressori delle disposizioni di questa legge.

La coltivazione della marijuana e la produzione del Kif, droga leggera ricavata dall’intera pianta della canapa tritata finemente (foglie e fiori compresi) e mescolata al tabacco, è “tollerata” nella regione del Rif. Situata tra Tangeri e a Tetouan, il Rif dispone di un litorale di 120 chilometri sul Mediterraneo e montagne che superano i 2000 metri. L’hashish prodotto in queste valli è considerato tra i migliori al mondo. Tra i monti del Rif si produce circa il 40 per cento del quantitativo mondiale di hashish, un settore che impiega circa 800 mila persone. Nella regione la coltivazione della cannabis è fatta risalire al VII secolo dopo la conquista del Maghreb da parte degli arabi. Testimonianze di coltivazioni private diffuse si hanno a partire del XVI secolo, ma solo nel XVIII secolo la regione del Rif diviene uno dei principali centri di produzione della cannabis. La prime norme per regolamentare la produzione nelle coltivazioni risalgono nel 1890, all’epoca del sultano Hassan I, il quale istituisce una serie di regole per produzione e commercio, istituendo allo stesso tempo una serie di privilegi ad alcune tribù del Rif. I privilegi concessi dal sultano Hassan alle tribù del Rif vengono mantenute anche dopo dalla Spagna dopo l’occupazione del 1912, durata fino al 1956.

Con l’indipendenza del 1956 la coltivazione della cannabis viene proibita, ma a seguito di una rivolta nella regione l’allora re Mohammed V mantiene gli storici privilegi delle tribù del Rif. Oggi la coltivazione di cannabis è illegale in tutto il Marocco, ma continua ad essere “tollerata” in questa zona, dove però permane il divieto di esportazione e consumo al di fuori del Rif. La questione della regione del Rif è stata e continua a rappresentare un problema per il governo di Rabat anche a causa delle cicliche rivolte che vengono organizzate ogni volta che le autorità tentano una stretta sulla produzione di cannabis, come quelle avvenute nel 2013 e nuovamente nel 2017. In questi ultimi anni il governo ha continuamente ridotto l’estensione delle piantagioni proprio perché in violazione della legge gran parte del raccolto viene destinato alla lavorazione dell’hashish e al contrabbando in Europa. Nelle provincie di Nador, Tetouan e Taounate le colture vengono mantenute nelle aree più inaccessibili ed isolate.

Il disegno di legge proposto all’inizio del 2021 mira da un lato a regolamentare la coltivazione e la produzione di derivati della cannabis illegale, dall’altro a mantenere lo sviluppo in una regione come quella del Rif dove a causa della particolare morfologia la cannabis è uno dei pochi prodotti coltivabili e da secoli la principale fonte di reddito per la popolazione. L’esame del disegno di legge sull’uso legale della cannabis era iniziato in Consiglio dei ministri a Rabat il 25 febbraio 2021. Incentrato sulla promozione dei settori della cannabis medica, cosmetica e industriale, il nuovo disegno di legge sull’uso legale di questa pianta tende a convertire le colture illecite che distruggono l’ambiente in attività legali sostenibili che generano valore e occupazione. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa “Map”, questo progetto ha adottato come priorità la creazione di un quadro giuridico che consenta lo sviluppo dei settori della cannabis medica, cosmetica e industriale e di cogliere le opportunità offerte dall’attrazione di operatori internazionali.

Secondo i termini del disegno di legge, la produzione di cannabis è autorizzata solo entro il perimetro stabilito dal regolamento. Pertanto, alcune attività legate alla cannabis – come l’importazione e l’esportazione di semi e piante, la creazione e il funzionamento di vivai, la coltivazione e la lavorazione della cannabis – sono soggette ad autorizzazione (della durata di 10 anni rinnovabile). I limiti riguardano anche l’esportazione di cannabis e dei suoi derivati, l’importazione di prodotti a base di cannabis, la commercializzazione e il trasporto di cannabis e dei suoi derivati. Solo gli adulti di nazionalità marocchina che sono membri di una cooperativa creata a questo scopo, secondo il disegno di legge osteggiato dal partito islamico, possono richiedere un’autorizzazione per la coltivazione della cannabis. Gli aspiranti produttori dovranno gestire appezzamenti situati all’interno del perimetro regolamentare ed essere proprietari del lotto oggetto della domanda, autorizzati dal suo proprietario o muniti di documento rilasciato dalle autorità amministrative locali che attesti il funzionamento di tale lotto.

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