Discusse oggi a Roma le politiche europee sull’immobiliare allargato in Italia

Il ministro per gli Affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto,ha illustrato il ruolo del settore immobiliare nel processo di transizione ecologica, che ha registrato una netta accelerazione con l’invasione russa dell’Ucraina e la persistente diffusione del Covid-19

Rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee hanno discusso oggi la bozza di revisione della direttiva dell’Unione europea sulla prestazione energetica degli edifici, che sarà sottoposta al voto della commissione Industria, Ricerca ed Energia (Itre) dell’Europarlamento il 9 febbraio prossimo. La conferenza, intitolata “La direttiva Ue sull’efficienza energetica delle case e le politiche sull’immobiliare allargato in Italia”, si è tenuta presso lo spazio Esperienza Europa di Roma ed è stata inaugurata dal ministro per gli Affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. Il ministro ha illustrato il ruolo del settore immobiliare nel processo di transizione ecologica, che ha registrato una netta accelerazione con l’invasione russa dell’Ucraina e la persistente diffusione del Covid-19. La revisione della direttiva, proposta dalla Commissione europea nell’ambito del progetto “Fit for 55”, propone obiettivi ambiziosi: ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, per poi conseguire la neutralità carbonica nel 2050. Un contributo fondamentale al risparmio energetico dovrà provenire dagli edifici, che rappresentano il 36 per cento delle emissioni e il 40 per cento dei consumi. La revisione prevede in particolare l’azzeramento delle emissioni nei nuovi edifici entro il 2030, termine che viene esteso al 2050 per quelli già esistenti. Traguardi intermedi sono previsti per gli immobili residenziali: raggiungere la classe energetica E entro il primo gennaio 2030 e la classe D entro il primo gennaio 2033.

Tempistiche, queste, che fanno discutere soprattutto in Italia, che conta un parco residenziale – in gran parte vetusto – di 12,2 milioni di edifici, con milioni da ristrutturare nell’arco di pochi anni. Come evidenziato da Fitto, il piano di decarbonizzazione degli immobili dovrà “dialogare” con il RepowerEu e tenere conto delle “peculiarità” del panorama italiano. “Uno Stato come il nostro – ha sottolineato il ministro per gli Affari europei – non può affrontare il problema dell’efficientamento energetico degli immobili al pari di altri Paesi” e, tra i fattori da considerare, rientrano anche i rincari sulle materie prime. Approccio condiviso dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che intervenendo in video collegamento al dibattito, ha posto l’accento sulle specificità del panorama italiano: “La direttiva sulla ‘green house’ va sicuramente emendata per adattarla al contesto italiano, che è diverso e speciale rispetto a quello europeo. Deve essere sfruttata la spinta all’innovazione tecnologica. Il governo ha chiare le esigenze del Paese e le difenderà senza arretramenti, non imponendo lavori onerosi ai privati. L’Italia è antica, preziosa e fragile, e dobbiamo conservarla al meglio per le future generazioni”.

Come ricordato dal rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea, l’ambasciatore Piero Benassi, la direttiva europea prevede alcune eccezioni all’efficientamento immobiliare, che si applica agli edifici storici con un elevato valore architettonico o alle strutture dedicate alla sicurezza. Gli Stati membri del blocco hanno inoltre “la facoltà di stabilire una strategia per la decarbonizzazione degli immobili”, che deve comunque essere perseguita in modo “realistico e sostenibile”. A sostenere il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sarà anche l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), che fornirà analisi e stime utili all’Italia nel percorso di decarbonizzazione. Come osservato dal presidente dell’agenzia, Gilberto Dialuce, gli interventi pensati per garantire la sostenibilità degli immobili sono infatti di “proporzioni importanti sotto tutti i punti di vista”.

Un invito alla prudenza sul tema dell’ottimizzazione delle prestazioni energetiche degli edifici giunge anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, secondo cui l’Italia intende negoziare obiettivi “realistici e modalità d’attuazione che non mettano in ulteriore difficoltà le nostre imprese e famiglie”. Nonostante “il Paese sia consapevole che in questo momento di transizione ecologica anche il comparto immobiliare è chiamato a fare la sua parte, il governo presieduto da Giorgia Meloni ha ribadito in ogni circostanza che occorre operare in una cornice di ambientalismo ragionevole”, ha infatti chiarito il ministro. Più vigoroso è stato l’appello del sottosegretario della presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli, secondo cui il percorso dell’efficientamento energetico da intraprendere in Europa “deve essere quello del buonsenso, sia per quanto riguarda l’immobiliare che relativamente ai motori”. “Essere proprietari di una prima casa in Italia ha un significato, è un aspetto peculiare della nostra cultura che ha profonde radici”, ha affermato Morelli, avvertendo che le scelte che stanno arrivando da Bruxelles “rischiano di essere punitive”. “L’Italia – ha sottolineato – non si oppone ad un percorso di miglioramento dell’efficienza energetica, ma deve essere un percorso che premi il nostro parco immobiliare”.

Ad esprimersi sul tema dell’efficientamento energetico è stato anche il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che ha posto l’accento soprattutto sull’onere “colossale” degli interventi. La direttiva “non deve spaventare o deprezzare il nostro patrimonio”, ha detto Gasparri, che ha ricordato la mozione presentata da Forza Italia alla Camera e al Senato relativamente alla tematica dell’efficienza energetica degli immobili. Il testo, ha sottolineato, chiede al governo di “rappresentare in sede negoziale le peculiarità dell’Italia, di modo che si consenta al Paese di avere la flessibilità” necessaria a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Per il vicepresidente, non ci può essere infatti “una tassa sul progresso” e deve essere intavolata una discussione sui costi e su un relativo sistema di incentivi.

Leggi anche altre notizie su Nova News
Seguici sui canali social di Nova News su Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, Telegram