Il Sudan ha formalmente avanzato la richiesta di una mediazione quadripartita formata da Nazioni Unite, Unione africana, Unione europea e Stati Uniti per risolvere la disputa relativa alla realizzazione della Grande diga della rinascita etiope (Gerd). “Il primo ministro sudanese (Abdalla Hamdok), rientrato venerdì dal Cairo, ha inviato un messaggio al segretario generale delle Nazioni Unite (Antonio Guterres), al presidente della Repubblica democratica del Congo (Felix Tshisekedi, presidente di turno dell’Ua), all’Alto rappresentante dell’Unione europea la politica estera e di sicurezza (Josep Borrell) e al segretario di Stato Usa (Antony Blinken), chiedendo la loro mediazione nel dossier Gerd”, ha riferito un alto funzionario sudanese citato dal quotidiano “Sudan Tribune”. La notizia era stata anticipata il mese scorso nel corso di una visita effettuata a Khartum da parte di una delegazione guidata da Alphonse Ntumba Luaba, coordinatore per la presidenza congolese dell’Ua.
La proposta sudanese è stata accolta con favore dall’Egitto, che con il Sudan è uno dei due Paesi a valle del corso del fiume Nilo e, in quanto tali, danneggiati dal processo di riempimento della diga annunciato dall’Etiopia. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Irrigazione egiziano, Mohamed Abdel-Atty, durante un incontro con Luaba. L’Unione africana, sotto la presidenza del Sudafrica, non è riuscita finora a compiere progressi tangibili nei colloqui e non è riuscita a portare l’Etiopia a coordinarsi con il Sudan per la prima fase di riempimento della diga nel luglio 2020. Il governo sudanese sostiene che dovrebbero essere compiuti rapidi progressi nei colloqui prima dell’inizio della seconda fase di riempimento, prevista nel prossimo luglio per una quantità prevista di circa 13,5 miliardi di metri cubi. La prima fase del riempimento, per circa 4,9 miliardi di metri cubi, ha interessato le stazioni di acqua potabile di Khartum.
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