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Covid, le richieste del Cts: “Misure più restrittive nei weekend come a Natale”

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Chiusure nei weekend come a Natale, misure di contenimento rafforzate anche nelle regioni in fascia di rischio gialla, e zone rosse mirate come avvenuto durante la prima fase della pandemia nella città di Codogno. Sono queste le indicazioni che questa mattina il Comitato tecnico Scientifico (Cts) ha fornito al governo e su cui l’esecutivo si appresta a rimodulare le misure di contenimento della pandemia in questa fase in cui tutti gli indicatori ne mostrano una ripresa. Le nuove misure, secondo quanto emerso dalla riunione del Cts, dovrebbero entrare in vigore già da questo fine settimana. Accanto a questo inasprimento delle restrizioni, il Cts ha ribadito oggi la necessità di estendere la campagna vaccinale a quanti più soggetti possibili ed anche nel minor tempo possibile.


Che la pandemia “non è ancora sconfitta” lo ha sottolineato ieri il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in un videomessaggio in occasione della Giornata delle donne, “ma grazie all’accelerazione delle vaccinazioni si intravede una via d’uscita non lontana. Il nostro compito – e mi riferisco a tutti i livelli istituzionali – è quello di salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità”. Il premier si è soffermato sul coordinamento del piano vaccinale su base nazionale e sui criteri per la somministrazione. L’autorizzazione per la somministrazione del vaccino AstraZeneca per gli over 65, porterà a un “deciso potenziamento” delle dosi nelle prossime settimane e “si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio”, a cui andrà sempre somministrato Pfizer o Moderna. Intanto sono arrivate 666.000 dosi di Pfizer per la messa in sicurezza degli over 80 e 684.000 dosi del vaccino AstraZeneca.

Draghi ha poi lanciato un appello alle forze politiche per rimanere uniti: “Questo non è il momento di dividerci o di riaffermare le nostre identità. Ma è il momento di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica, che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze”. Nella maggioranza, però, l’ipotesi di un lockdown generale divide. Per il leader della Lega Matteo Salvini “chiudere adesso senza vaccini non serve a niente e nessuno”. Pensiero condiviso dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, che si dichiara “totalmente e fortemente contrario all’ipotesi di una chiusura generalizzata”. E’ più cauto Silvio Berlusconi, che sottolinea come “la stagione dei sacrifici non è finita e i dati non ci consentono di abbassare la guardia”. Italia Viva, invece, chiede di chiudere anche le attività commerciali lì dove sono chiuse le scuole, meglio cioè un lockdown generale e breve per poi riaprire tutto in sicurezza.

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