Il vaccino contro il Covid-19 prodotto dall’agenzia tedesca BioNTech, in collaborazione con la statunitense Pfizer, “è solo l’inizio”. Lo dichiarano in un’intervista a “El Pais” i fondatori dell’azienda, la dottoressa Ozlem Tureci e il dottor Ugur Sahin, secondo cui il preparato contro il coronavirus apre le porte a nuovi tipi di vaccini contro altre malattie infettive, oltre che contro il cancro. “Il caso del Covid-19 mostra davvero alcuni dei vantaggi offerti dai vaccini basati sull’mRna. Il primo è che si è trattato dello sviluppo di vaccini più veloce in tutta la storia della medicina. Questo è spesso uno dei vantaggi fondamentali dei vaccini a mRNA: possono essere fabbricati in brevi cicli di produzione e le sperimentazioni cliniche possono iniziare in poche settimane”, ha spiegato Sahin. “Il secondo vantaggio è che i dati mostrano chiaramente che il metodo non è solo il più veloce, ma anche il più efficace nell’indurre non solo risposte immunitarie, ma anche nella prevenzione di malattie sintomatiche”, ha proseguito, indicando anche il terzo vantaggio. “Stiamo vedendo che una tecnologia, che non è mai stata utilizzata per un uso globale sinora, ha reso possibile la somministrazione di vaccini a molte milioni di persone. Prevediamo di produrre 2 miliardi di dosi entro la fine di quest’anno. E questo è solo l’inizio. Questo è l’1.0 dell’mRNA. La prova di concetto per una nuova classe di farmaci”, ha spiegato Sahin.
Covid: in cosa consisterà la fase 2.0 del vaccino
La fase 2.0, secondo Tureci, potrebbe essere l’applicazione dell’mRna contro i tumori. “Quando abbiamo iniziato, molti anni fa, fummo molto chiari sul fatto che avremmo dovuto studiare il sistema immunitario per poterlo reindirizzare contro il cancro. Il sistema immunitario ha sviluppato meccanismi per proteggersi da agenti patogeni come i virus. I virus a Rna sono i più antichi, il che significa che anche se abbiamo lavorato sul cancro per così tanti anni, dovevamo prima capire i meccanismi del sistema immunitario, che originariamente prendeva di mira i virus, e anche sviluppare metodi per mobilitare diversi effettori del sistema immunitario contro un antigene. Abbiamo dovuto migliorare profondamente la potenza dei vaccini a mRna, perché è molto difficile sviluppare forti risposte immunitarie contro gli autoantigeni delle cellule tumorali”, ha spiegato la dottoressa. Secondo Tureci, “una volta che abbiamo raggiunto questa conoscenza del sistema immunitario, usare quest’esperienza per quello che originariamente era inteso dalla natura, cioè la protezione contro i virus, non è stato un grande salto”.