L’Unione europea ha sanzionato otto persone ritenute implicate nelle violenze in corso nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) o di averne tirato profitto. In una nota, il Consiglio dell’Ue spiega che “la maggior parte di loro è responsabile di aver commesso gravi violazioni e abusi dei diritti umani, nonché di aver sostenuto il conflitto armato nella Rdc”, mentre altri “sono stati elencati per incitamento alla violenza e strumentalizzazione del conflitto, coinvolgimento nello sfruttamento e nel commercio illeciti di risorse naturali”.
Fra gli individui sanzionati ci sono l’ex ministro congolese per lo Sviluppo rurale Justin Bitakwira, indicato per il suo “incitamento ripetuto alla violenza e incoraggiamento alla discriminazione e all’ostilità contro la comunità di Banyamulenge, presa di mira e attaccata da gruppi armati”; il colonnello dell’esercito congolese Joseph Nganzo Olikwa, per aver comandato le forze del 312mo battaglione che avevano “perpetrato attacchi contro civili e commesso gravi violazioni dei diritti umani, in particolare lo stupro di donne tra giugno e dicembre 2021” in una località della provincia orientale del Sud Kivu; il portavoce del Movimento 23 marzo (M23) Willy Ngoma per aver contribuito e progettato “atti che costituiscono gravi violazioni dei diritti umani o abusi di tali diritti nella Rdc”. Nella nota, l’Ue specifica che l’M23 – formato principalmente da combattenti di etnia tutsi provenienti dal Ruanda – è anche responsabile del mantenimento del conflitto armato, dell’instabilità e dell’insicurezza nella Rdc.
Fra i sanzionati ci sono anche alcuni signori della guerra, fra cui Ruvugayimikore Protogene delle Forze democratiche per la Liberazione del Ruanda — Forze combattenti Abacunguzi (Fdlr-Foca), Meddie Nkalubo delle Forze democratiche alleate (Adf), Désiré Londroma Ndjukpa, un leader del Cooperativa per lo sviluppo del Congo-Unione dei rivoluzionari per la difesa del popolo congolese (gruppo Codeco-Urdpc) e William Yakutumba della Coalizione nazionale per la sovranità del Congo (Cnpsc), una coalizione di milizie Mai-Mai nella provincia del Sud Kivu. Infine, l’Ue ha sanzionato l’imprenditore belga Alain Goetz, capo di una società che “riceve, compra, raffina e commercializza oro illecito proveniente da miniere della Rdc controllate da gruppi armati, tra cui il Mai-Maï Yakutumba e il Raïa Mutomboki, che sono coinvolti in attività di destabilizzazione nella provincia del Sud Kivu”. Sommate alle precedenti sanzioni, un totale di 17 persone sono ora soggette a misure restrittive dell’Ue prorogate fino al 12 dicembre 2023. Queste consistono nel divieto di ingresso nel territorio dell’Ue e nel congelamento dei beni. Ai cittadini e alle imprese dell’Ue è inoltre vietato mettere fondi a disposizione delle persone sanzionate. Queste misure sono le prime adottate dall’Ue da quando il presidente Felix Tshisekedi è salito al potere nel 2019: sotto il governo del predecessore Joseph Kabila, 9 personalità tra membri dell’apparato di sicurezza e ministri in carica erano state sanzionate per violazioni dei diritti umani.