Le forze dell’esercito della Repubblica democratica del Congo (Rdc) ed alleate stanno perpetrando “un genocidio” contro congolesi di etnia tutsi, sotto attacco nelle località orientali di Kitshanga, Burungu, Kilolirwe e dintorni. Lo denunciano in un comunicato i miliziani del Movimento 23 marzo (M23), dichiarato da Kinshasa “gruppo terroristico” contro cui fervono da mesi i combattimenti nell’est del Paese, nonostante i ribelli si siano in parte ritirati dalle aree occupate e si siano formalmente impegnati a lavorare per la pace.
“L’M23 ha più volte avvertito il mondo sul fatto che il governo di Kinshasa stesse preparando un genocidio nell’Ituri, nel Nord Kivu e nel Sud Kivu”, scrivono i miliziani, commentando che “negli anni ’50, ’60, ’70 e ’80 il mondo non smetteva di ripetere ‘mai più’ durante le celebrazioni dell’Olocausto”. I ribelli, che sono prevalentemente di etnia tutsi e origine ugandese, affermano che “un altro genocidio” sia perpetrato in queste ore dalle forze della coalizione governativa di Kinshasa sostenuta dalle “forze assine” delle Fdlr (Forze democratiche di liberazione del Ruanda), e che per impedirlo “l’M23 si vede obbligato ad intervenire (…) visto che il mondo non riesce a prestare soccorso ad una comunità che rischia di essere sterminata”. Lo scorso 20 giugno i capi di stato della Comunità dell’Africa orientale (Eac), riuniti a Nairobi, hanno approvato il dispiegamento di una forza regionale per combattere i gruppi armati nella Rdc orientale. Sui social fonti locali e residenti affermano che civili sono armati dalla coalizione governativa e inviati a combattere sul campo.
Gli scontri continuano a provocare la fuga di migliaia di persone dalle aree orientali, con un esodo che nelle ultime ore si è diretto verso la città di Mweso. A testimoniarlo alla “Bbc” sono stati giornalisti locali e residenti, secondo cui la situazione non rispetta quanto stipulato negli accordi di Luanda, conclusi fra le parti con la mediazione del governo angolano per attuare una progressiva tabella di pacificazione regionale. Di recente il portavoce dell’M23 ha accusato le forze governative di attaccare le loro posizioni in contrasto con la loro volontà di ritirarsi, mentre dal vertice di Davos il presidente congolese Felix Tshisekedi ha sostenuto che gli M23 non si stiano effettivamente ritirando dalle zone occupate ma piuttosto “spostando e ridistribuendo in altre aree”. Per i ribelli Tshisekedi è più propenso a “distruggere l’M23” invece che a risolvere pacificamente il conflitto. Secondo dati delle Nazioni Unite, più di 400mila persone sono fuggite dalle loro case durante il conflitto dallo scorso anno.
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