I presidenti della Repubblica democratica del Congo (Rdc) e del Ruanda, Felix Tshisekedi e Paul Kagame, hanno firmato un accordo nel quale si impegnano a mettere fine alle ostilità in corso nell’est congolese a partire da domani, 25 novembre. La dichiarazione è stata firmata nel quadro del mini-vertice convocato ieri a Luanda dal presidente angolano Joao Lourenco per discutere della crisi legata agli attacchi del Movimento 23 marzo (M23) – gruppo armato che Kinshasa ritiene sostenuto dal Ruanda -, alla presenza del presidente del Burundi, Evariste Ndayishimiye, e dell’ex presidente keniota Uhuru Kenyatta, attuale mediatore della Comunità dell’Africa orientale (Eac) per la Rdc. Presente alla firma anche il ministro degli Esteri ruandese, Vincent Biruta. I firmatari hanno inoltre convenuto che se i ribelli dell’M23 non si ritireranno immediatamente dai territori congolesi occupati, le truppe della forza regionale schierata dalla Comunità dell’Africa orientale (Eac) – cui stanno partecipando attivamente gli eserciti di Kenya, Uganda e Burundi – attaccheranno le posizioni dei miliziani. L’Ufficio del dipartimento di Stato Usa per gli affari africani ha accolto “con favore gli sforzi” messi in atto dal governo dell’Angola insieme ai leader dei Paesi dei Grandi Laghi “per porre fine alla violenza e alle sofferenze nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo (Rdc). Washington ha sottolineato che un simile obiettivo è raggiungibile solo “se l’M23 cessa la sua offensiva, il Ruanda interrompe il suo sostegno all’M23 e tutte le parti rifiutano l’incitamento all’odio e mantengono gli impegni di pace e riconciliazione”.
I leader regionali avevano in precedenza chiesto l’apertura di colloqui di pace tra il governo congolese e i gruppi armati che operano nel Congo orientale, tuttavia Kinshasa ha fatto sapere in più di un’occasione che non negozierà con i ribelli del Movimento 23 marzo (M23) – che il governo congolese accusa di essere sostenuti militarmente e finanziariamente dal Ruanda – a meno che non depongano le armi e si ritirino dalle aree che hanno catturato. Mentre gli M23 avanzano decisi verso Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu, le Forze armate congolesi (Fardc) organizzano la controffensiva. Gruppi di combattenti delle milizie Codeco (Cooperativa per lo sviluppo del Congo), gruppo armato ribelle operativo nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc), hanno accettato di lasciare le loro aree per sottoporsi all’addestramento militare dell’esercito congolese e sostenerlo nei combattimenti contro le milizie filo-ruandesi del Movimento 23 marzo (M23) e loro alleate che da settimane hanno lanciato un’offensiva nella provincia orientale congolese del Nord Kivu, strappando diverse città dal controllo dell’esercito di Kinshasa. La notizia emerge da un video che sta circolando in queste ore su Twitter, ripreso da numerosi fonti di stampa e confermato da membri dell’Unione per la democrazia e il Progresso sociale (Udps), il partito del presidente Felix Tshisekedi. L’addestramento, riferiscono le stesse fonti, avverrà nella base militare di Kitona, nel Congo centrale, e per parteciparvi i combattenti Codeco hanno accettato di lasciare la loro roccaforte di Djugu, situata nella provincia orientale dell’Ituri e da tempo sotto il loro controllo. La notizia sembra confermare l’intenzione dei miliziani Codeco – già firmatari a giugno scorso di un cessate il fuoco con il governo di Kinshasa nelle aree di Djugu e della vicina Mahagi – di partecipare alla lotta armata contro le milizie filo-ruandesi. Un sostegno che tuttavia, secondo quanto confermato da diversi analisti, non prevede al momento una loro integrazione nell’esercito.
Nel frattempo i ribelli M23, accusati dalle autorità di Kinshasa di essere finanziati e sostenuti dal vicino Ruanda, sono arrivati a una ventina di chilometri a nord di Goma, il capoluogo della provincia del Nord Kivu, dopo che i combattimenti tra le Forze armate della Rdc (Farc) e i ribelli sono proseguiti per tutto il fine settimana. Secondo quanto riferiscono fonti di “Rfi”, a una ventina di chilometri da Goma – tra le località di Kibumba e Rugari – è stata fissata la prima linea dopo tre giorni di intensi combattimenti che si sono particolarmente concentrati nell’area di Mwero, una zona boschiva del Parco Virunga (la stessa in cui nel febbraio 2021 fu ucciso in un agguato l’ambasciatore d’Italia a Kinshasa, Luca Attanasio). Il secondo fronte è stato fissato invece intorno a Mabenga. Per la prima volta dalla fine di maggio, gli scontri hanno traboccato i confini di Rutshuru per raggiungere il territorio di Nyiragongo. Le città di Rutshuru e Kiwanja restano intanto sotto il controllo dei ribelli M23, mentre Kibumba è stata poi ripresa dall’esercito congolese. In questo frangente, sono arrivati sabato scorso a Goma i primi due aerei con a bordo circa 100 militari delle Forze di difesa del Kenya (Kdf) schierati nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) nel quadro della Forza regionale della Comunità dei Paesi dell’Africa orientale (Eacrf), approvata nel giugno scorso dai leader della Comunità dei Paesi dell’Africa orientale (Eac). Una forza, ha detto Ruto da Kinshasa, è stata schierata con il mandato di “imporre la pace” nell’est congolese. L’arrivo dei militari kenioti è avvenuto dopo che il parlamento di Nairobi ha approvato l’invio di poco più di 900 uomini da impiegare nell’ambito della forza reginale. Anche i contingenti di Uganda e Burundi sono presenti nel Nord Kivu, dove dal maggio 2021 vige lo stato d’assedio.
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