Congo-Kinshasa, l’Onu: “Esistono prove sostanziali del sostegno ruandese ai ribelli M23”

È questa la conclusione di un rapporto stilato da esperti incaricati delle Nazioni Unite di cui ha preso visione l'emittente "Rfi" e la cui pubblicazione ufficiale è attesa nei prossimi giorni

Esistono “prove sostanziali” di interventi “diretti” delle Forze di difesa ruandesi nel territorio della Repubblica democratica del Congo (Rdc). È questa la conclusione di un rapporto stilato da esperti incaricati delle Nazioni Unite di cui ha preso visione l’emittente “Rfi” e la cui pubblicazione ufficiale è attesa nei prossimi giorni. Nel rapporto gli esperti puntano apertamente il dito contro il sostegno del Ruanda al Movimento 23 marzo (M23), gruppo ribelle che da mesi ha lanciato un’offensiva e ha occupato una parte della provincia del Nord Kivu. Le Nazioni Unite affermano di avere prove del “coinvolgimento diretto” nel conflitto delle Forze di difesa ruandesi che avrebbero fornito “armi, munizioni e uniformi” al gruppo M23 nell’ambito delle operazioni militari condotte nell’est del Paese tra il novembre 2021 e l’ottobre 2022. A sostegno di queste conclusioni, gli esperti evidenziano foto e video di combattenti M23 che indossano giubbotti antiproiettile e nuove attrezzature militari. I filmati dei droni mostrano anche il movimento di artiglieria, munizioni e nuove reclute nei punti controllati dall’M23 ai confini con Ruanda e Uganda. Lo scorso giugno – prosegue il rapporto – una cassa di fucili lanciagranate cinesi, “notoriamente utilizzati dalle forze di difesa ruandesi”, è stata trovata su una collina da dove operavano soldati ruandesi mentre questo strumento “non fa parte del noto arsenale” delle Forze armate congolesi (Fardc).

Gli esperti sottolineano anche il ruolo, non solo del Ruanda, ma anche del suo vicino ugandese a sostegno dell’M23. Secondo gli esperti Onu, Kampala ha permesso ai ribelli di spostarsi liberamente al confine con la Rdc, consentendo loro di accedere “senza ostacoli” in territorio ugandese durante la loro conquista della città di confine di Bunagana, lo scorso giugno. Le accuse sono state tuttavia respinte dall’Uganda. Il gruppo di esperti evidenzia anche la collusione tra le Fardc e altri gruppi armati, tra cui le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), principale gruppo ribelle ruandese di etnia hutu e la milizia Mai-Mai, uniti per combattere contro l’M23. Secondo il rapporto, diversi leader di gruppi armati si sono offerti di “mobilitare 600 combattenti” per rafforzare l’esercito regolare. Il rapporto fa seguito a un altro pubblicato dalle Nazioni Unite lo scorso 4 agosto, in cui si affermava che Kigali avrebbe “fornito rinforzi di truppe all’M23 per operazioni specifiche”, in particolare per catturare città e aree strategiche. Le conclusioni sono state avanzate dopo che lunedì scorso anche la Francia – dopo gli Stati Uniti – ha ufficialmente condannato il presunto sostegno del Ruanda al’M23. “La Francia ha sempre difeso e difenderà sempre l’integrità e la sovranità” della Repubblica democratica del Congo, ha affermato la sottosegretaria francese agli Esteri Chrysoula Zacharopoulou durante una visita a Kinshasa. “Oggi constatiamo il ritorno di una situazione tragica nell’est della Repubblica democratica del Congo”, ha detto Zacharopulou, spiegando che “ci sono delle difficoltà e la Francia non ha nessun problema nell’indicarle”. “Il Ruanda, perché bisogna nominarlo, deve smettere di sostenere l’M23”, ha aggiunto la sottosegretaria. Le accuse sono state nuovamente respinte dal governo del Ruanda.

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