Dopo la svolta in Forza Italia, dove il ruolo di Licia Ronzulli è stato ridimensionato a tutto vantaggio dell’ala governista guidata da Antonio Tajani, e dopo le scelte della nuova leader del Partito democratico, Elly Schlein, tutte votate all’etica e alla battaglia sui diritti dell’individuo, sono in molti a chiedersi se in Italia non sia giunto il momento per un raggruppamento di centro che possa aspirare a raggiungere almeno il dieci per cento dei consensi.
Più che la svolta in Forza Italia, ormai decisamente schierata con Giorgia Meloni, è il nuovo Pd a lasciare libero uno spazio per una simile formazione. Molte delle prese di posizione della neo-segretaria, soprattutto quella sull’utero in affitto, hanno fatto storcere il naso a molti cattolici iscritti al Partito democratico che, pur sensibili ai temi dei diritti, considerano certe posizioni come una forzatura della loro etica. Non ci sono alle viste scissioni o separazioni più o meno consensuali, ma certo il malumore, all’interno del Pd, si avverte. Chi pensa ad un partito o ad un raggruppamento di centro, in grado di pesare al momento della formazione di qualsivoglia governo, pensa appunto a questi malumori.
Lo fanno anche Carlo Calenda e Matteo Renzi i quali, alle elezioni politiche del 25 settembre scorso, avevano sperato d’identificarsi in quell’elettorato liberale e moderato che finora ha scelto, tuttavia, altre strade, compresa quella del non voto. Il Terzo polo non ha avuto, però, il successo sperato ed ha anzi ottenuto un risultato decisamente deludente nelle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio.
I calcoli andranno dunque rifatti, ammesso e non concesso che il nuovo centro possa mai nascere. Si guarda a Forza Italia targata Antonio Tajani ma non è detto che proprio il partito fondato da Silvio Berlusconi possa fare da catalizzatore del nuovo centro. Semmai c’è chi comincia a pensare che, se il declino di FI dovesse continuare, forse la soluzione migliore sarebbe quella di passare armi e bagagli nelle fila di Fratelli d’Italia. Ipotesi che però Giorgia Meloni respinge: alla premier non serve qualche parlamentare in più che non accrescerebbe i consensi elettorali di Fratelli d’Italia, un partito che probabilmente ha già raggiunto il suo picco massimo. Alla premier servirebbe, piuttosto, un partito che copra il centro dello schieramento politico e che possa quindi rafforzare la maggioranza, anche affiliandosi al Partito popolare europeo, di cui Tajani è vicepresidente, e favorendo, quindi, un cambiamento degli equilibri politici in Europa.
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