Un gruppo di coloni ebrei appartenenti a movimenti dell’estrema destra israeliana ha appiccato il fuoco ad alcune abitazioni nel villaggio di Turmus Ayya, nei pressi di Ramallah, in Cisgiordania. Lo riferisce il quotidiano “Jerusalem Post”, secondo cui l’aggressione sarebbe una risposta ai due attacchi avvenuti venerdì 27 gennaio e ieri mattina a Gerusalemme est, costati sette morti e cinque feriti. A parte l’incendio doloso, i media palestinesi hanno riferito che diverse auto sono state incendiate dagli israeliani in tutta la Cisgiordania. Tuttavia, questi rapporti non sono stati confermati.
Il gruppo di attivisti di sinistra Yesh Din ha pubblicato un elenco di casi in cui, secondo quanto riferito, ebrei israeliani avrebbero attaccato i palestinesi sabato notte. Sono stati segnalati almeno quattro casi di coloni in Cisgiordania che hanno lanciato pietre contro i palestinesi, le loro case e le loro auto, mentre nel nord e nella Valle del Giordano, gli israeliani avrebbero causato gravi danni a serre e campi di proprietà palestinese. In un altro caso, i coloni hanno allestito un avamposto illegale su un terreno di proprietà palestinese e hanno attaccato i proprietari. Anche in questo caso i coloni hanno appiccato il fuoco alle auto dei proprietari terrieri e hanno attaccato un’ambulanza e il medico che era giunto sul posto per offrire soccorso ai palestinesi feriti.
Questi attacchi fanno parte delle attività del cosiddetto “cartellino del prezzo” in base al quale gli estremisti di destra cercano di far pagare ai palestinesi il prezzo degli attacchi terroristici contro gli ebrei vandalizzando le loro proprietà. Ieri sera, al termine del Consiglio di sicurezza del gabinetto del governo israeliano, il premier Benjamin Netanyahu ha esortato gli israeliani a non prendere parte a tali attacchi, avvertendo le persone a non farsi giustizia da sole. Nel fine settimana sono stati segnalati 160 casi di lancio di pietre in Cisgiordania, 85 dei quali contro persone e 40 contro auto di proprietà di palestinesi.
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