È stato un vertice con una forte impronta atlantica quello che sabato 30 e domenica 31 ottobre ha raccolto a Roma i leader delle 20 maggiori economie del pianeta. Complice l’assenza di due pesi massimi come il presidente cinese Xi Jinping e il russo Vladimir Putin, che alla Nuvola dell’Eur hanno inviato i loro ministri degli Esteri Wang Yi e Sergej Lavrov, Stati Uniti e Unione europea hanno imposto le loro priorità sui dossier più importanti dell’agenda globale e hanno raggiunto intese in grado di rinsaldare l’alleanza tra le due sponde dell’Atlantico. Sul clima la resistenza di Cina, Russia e India è stata vinta al termine di una lunga nottata di negoziati tra gli sherpa: la presidenza italiana del G20 ottiene così un risultato di grande prestigio, quello di inserire nel comunicato finale il fermo impegno a mantenere il surriscaldamento globale entro gli 1,5 gradi Celsius. “E’ stato un summit di successo: siamo riusciti a mantenere vivi i nostri sogni, impegnarci in nuovi provvedimenti, ulteriori stanziamenti giganteschi di denaro, ulteriori promesse di riduzione delle emissioni”, ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la conferenza stampa finale.
E il successo del summit emerge anche negli impegni assunti: l’Italia ha annunciato oggi uno stanziamento dell’importo di 1,4 miliardi di dollari ogni anno per cinque anni, 7 miliardi di dollari in totale, per aiutare i Paesi più poveri del mondo a fronteggiare i cambiamenti climatici. Draghi ha sottolineato che i Paesi partecipanti hanno promesso di dare 100 miliardi di dollari l’anno e sono già vicini a questo obiettivo, dicendosi a favore della proposta della Francia di allocare nuovi fondi attraverso lo strumento dei Diritti speciali di prelievo. Fatti concreti, insomma, come rimarcato dallo stesso presidente del Consiglio: “Vogliamo essere giudicati dalle azioni non da quello che diciamo”, ha detto Draghi. Questo vertice lascia “fiducia” sul fatto che “potremo ripristinare i legami che ci uniscono nell’interesse dell’intera comunità globale”, ha aggiunto, auspicando che quello appena concluso possa essere ricordato come il “vertice in cui ci siamo riusciti”. Insistendo sul tema del cambiamento climatico, Draghi ha sottolineato l’atteggiamento più propositivo di alcuni Paesi che sinora avevano mostrato reticenza. “Fino a due giorni fa Cina e India erano “molto riluttanti a muoversi sulle linee che noi suggerivamo”, ha spiegato Draghi, ma le loro resistenze sono state vinte grazie a un meccanismo di sostegno e aiuto da parte dei Paesi più ricchi. E’ un punto importante anche per il presidente statunitense Joe Biden, che dopo la tappa a Glasgow per la Cop26 potrà così presentarsi dinnanzi al proprio elettorato e all’ala progressista del Partito democratico (protagonista di serratissime trattative sull’agenda economica nazionale) forte di una vittoria diplomatica su uno dei temi centrali della sua amministrazione. Il presidente degli Stati Uniti si è congratulato con il primo ministro Mario Draghi per l’organizzazione del G20 di Roma. “Ringrazio gli italiani per l’ospitalità e mi congratulo con Draghi, ha fatto un lavoro straordinario con il G20”, ha detto Biden. “Abbiamo fatto progressi su molti temi”, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, citando, tra le altre cose, l’accordo sulla tassazione minima globale. Gli Usa “sono stati una parte significativa di questa agenda”, ha aggiunto.
A consolidare l’asse tra Stati Uniti ed Europa sono stati soprattutto gli accordi sulla tassazione minima globale e sulla rimozione dei dazi su acciaio e alluminio. Il primo era già stato definito a Venezia lo scorso luglio a livello di ministri delle Finanze e confermato in ambito Ocse, ma durante la prima giornata di lavori di Roma ha ricevuto “ampio e trasversale” sostegno dai leader partecipanti al summit. Biden ha parlato di “diplomazia che ridefinisce le economie e che si mette a disposizione della nostra gente”. L’accordo era anche una delle priorità dell’Italia, che da anni premeva per la tassazione delle multinazionali che operano nel nostro Paese. Meno scontata era l’intesa sulla sospensione dei dazi su acciaio e alluminio tra Stati Uniti e Unione europea, che faciliterà oltre 10 miliardi di dollari l’anno di esportazioni e contribuirà a contenere l’offensiva cinese in questo settore di mercato. Draghi ha parlato di “conferma dell’ulteriore rafforzamento delle già strette relazioni transatlantico” e di “progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni”, auspicando che l’intesa sia “un primo passo verso un’ulteriore apertura degli scambi tra Ue e Stati Uniti per favorire la crescita di entrambe le economie”. Che il rapporto fra le due sponde dell’Atlantico si sia rinsaldato Draghi lo ha ribadito anche durante la conferenza stampa che ha concluso i lavori. Negli ultimi mesi, ha detto il premier, è stata superata la tendenza all’unilateralismo che aveva provocato numerose “discussioni” durante la presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti. Biden, invece, nel corso di un punto stampa congiunto con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha attaccato la Cina e tutti quei Paesi alla ricerca di “acciaio sporco” sui mercati internazionali.
Ripresa equa, come chiarito da Draghi in apertura del vertice, significa però anche equa distribuzione dei vaccini contro il Covid-19. Il presidente del Consiglio ha definito “moralmente inaccettabili” gli squilibri nell’accesso ai vaccini tra Paesi ad alto e a basso reddito: i primi hanno a disposizione il 70 per cento delle dosi prodotte a livello globale, i secondi al 3 per cento. I leader del G20 si sono impegnati a consentire l’immunizzazione del 70 per cento della popolazione mondiale entro la metà del prossimo anno, come richiesto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Un ruolo di rilievo, in tal senso, potrà esser giocato dall’India, presente a Roma con il primo ministro Narendra Modi, che si è impegnata a produrre 5 miliardi di dollari di dosi entro la fine del 2022. Contestualmente, Modi ha invitato l’Oms ad approvare l’autorizzazione per l’uso d’emergenza del vaccino di fabbricazione nazionale Covaxin, e ha chiesto ai propri colleghi di fare di più sul tema del mutuo riconoscimento dei vaccini.
A definire l’evento sono stati anche i numerosi incontri a margine. Tra i più importanti, quello sull’Iran tra il presidente statunitense Biden, il francese Emmanuel Macron, il premier britannico Johnson e la cancelliera tedesca Angela Merkel, propedeutico alla ripartenza dei negoziati sul nucleare a Vienna. Ha avuto luogo anche il confronto non annunciato tra Biden e l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan, durante il quale il presidente degli Stati Uniti ha ribadito la preoccupazione di Washington per l’acquisto dei sistemi missilistici russi S-400 da parte di Ankara, pur aprendo a un miglioramento delle relazioni e a un superamento delle divergenze esistenti. Erdogan è stato ricevuto anche da Draghi, il primo dopo che il capo del governo italiano aveva definito il leader turco un “dittatore”. È stato invece il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ad avere un faccia a faccia con i rappresentanti di Russia e Cina, i colleghi Sergej Lavrov e Wang Yi. Quest’ultimo ha avuto anche un colloquio di oltre 50 minuti con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il quale ha ribadito che Washington non accetterà azioni unilaterali su Taiwan. Non risultano, invece, contatti tra Blinken e Lavrov.
Ora la palla passa alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop 26 che oggi ha aperto i lavori a Glasgow e domani e dopodomani vedrà i leader riunirsi nuovamente per discutere di cambiamento climatico. La Cop26 di Glasgow potrà ora “costruire su basi più solide” dopo gli impegni assunti dai leader mondiali durante il vertice G20 di Roma, ha dichiarato il presidente del Consiglio Draghi, durante la conferenza stampa conclusiva. Sul clima, ha sottolineato, c’è ora l’impegno a mantenere il surriscaldamento entro gli 1,5 gradi celsius, c’è l’accordo sulla neutralità carbonica entro il 2050, ci sono nuove allocazioni per i Paesi più poveri e c’è per la prima volta l’introduzione di una politica dei prezzi sul carbonio. L’Italia, ha detto, ha fatto un grande lavoro in questo senso. “Spero che abbiamo fatto un po’ di differenza”, ha aggiunto Draghi. Il premier ha quindi augurato ogni successo alla Cop26 e al premier Boris Johnson: un ultimo messaggio che rappresenta un invito al multilateralismo, una delle parole chiave più volte rimarcate da Draghi durante questo summit del G20.
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