Un palestinese è stato ucciso da colpi di arma da fuoco dalle Forze di difesa israeliane (Idf) vicino a Tulkarem, in Cisgiordania. Lo ha reso noto il ministero della Salute dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), identificando la vittima come Amir Imad Abou-Khadija, di 25 anni. Il ministero ha spiegato che Abou-Khadija sarebbe stato colpito da diversi proiettili, di cui uno alla testa. Secondo quanto riferito dalle Idf e dallo Shi Bet, l’uomo era stato coinvolto in diversi attacchi contro la popolazione israeliana. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno sequestrato un fucile d’assalto M-16 e un giubbotto antiproiettile. L’operazione è stata condotta nel primo giorno del mese sacro per i musulmani del Ramadan e si inserisce in un clima di tensione crescente in Cisgiordania.
Lo scorso 19 marzo, l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e Israele hanno concordato di istituire un meccanismo per contrastare le violenze, secondo quanto riferito in una nota rilasciata dal ministero degli Esteri egiziano al termine dell’incontro sulla sicurezza tenuto nella città egiziana di Sharm el Sheikh, a cui hanno partecipato anche Giordania e Stati Uniti. “Le parti hanno concordato di istituire un meccanismo per ridurre e combattere la violenza, l’incitamento e le azioni che potrebbero provocare un aumento della tensione”, si legge la nota. L’incontro, il secondo di questo tipo, è stato organizzato per garantire una de-escalation in Cisgiordania prima dell’inizio del mese del Ramadan, il periodo in cui i musulmani digiunano dall’alba al tramonto. La delegazione israeliana era guidata dal consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi, ed era composta anche dal capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e dal consulente legale del ministero degli Esteri, Tal Becker. Da parte palestinese, hanno partecipato all’incontro il segretario del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Hussein al Sheikh, il capo dei servizi segreti generali, Majed Faraj, e il portavoce della presidenza palestinese, Nabil Abu Rudeina.
Durante il vertice di Aqaba del mese scorso, Israele si era detto concorde a frenare la costruzione di insediamenti nei Territori palestinesi per i quattro mesi successivi, impegnandosi a non discutere della possibilità di creare nuove unità di insediamento per i prossimi quattro mesi e di non approvare qualsiasi nuovo avamposto per un periodo di sei mesi. Palestinesi e israeliani avevano poi affermato il proprio impegno verso tutti gli accordi raggiunti in precedenza, e avevano espresso la volontà di lavorare per raggiungere una pace giusta e duratura. Nella dichiarazione finale, i partecipanti all’incontro avevano poi sottolineato l’importanza di lavorare per raggiungere una pace giusta e duratura, riaffermando la necessità di impegnarsi per ridurre l’escalation sul campo e prevenire ulteriori violenze. A tal proposito, era stata ribadita la necessità di preservare nelle parole e nei fatti lo status quo storico nei luoghi santi di Gerusalemme, ed era stato confermato il ruolo della Giordania a tutela di questi luoghi.
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