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Xi domani in visita a Riad, un passaggio cruciale per espandere l’influenza negli Stati del Golfo

Gli appuntamenti - secondo gli osservatori - porteranno alla firma di decine di accordi di cooperazione in materia di sicurezza, investimenti ed energia, un tema che appare quanto mai centrale dopo gli sconvolgimenti nel mercato globale causati dall'invasione russa dell'Ucraina

© Agenzia Nova - Riproduzione riservata

Il presidente della Cina, Xi Jinping, condurrà domani la prima visita in Arabia Saudita in sei anni, nel tentativo di rafforzare la cooperazione con gli Stati del Golfo in un momento in cui gli Stati Uniti registrano una consistente perdita d’influenza nella regione. Durante la visita – ancora non confermata ufficialmente da Pechino – Xi parteciperà ad un summit con l’Arabia Saudita, ad una conferenza con il Consiglio di cooperazione del Golfo e al primo vertice arabo-cinese, cui dovrebbero prendere parte 14 capi di Stato arabi. Gli appuntamenti – secondo gli osservatori – porteranno alla firma di decine di accordi di cooperazione in materia di sicurezza, investimenti ed energia, un tema che appare quanto mai centrale dopo gli sconvolgimenti nel mercato globale causati dall’invasione russa dell’Ucraina. Nonostante le contestazioni alla strategia di “tolleranza zero” contro il Covid-19, “Xi Jinping appare ancora un interlocutore credibile per l’Arabia Saudita”, che è rimasta “una priorità per la Cina”, spiega ad “Agenzia Nova” Cinzia Bianco, analista dell’European council on foreign relations (Ecfr), secondo cui il rallentamento economico registrato dalla prima potenza asiatica potrebbe tuttavia indebolire parzialmente la posizione di Pechino nel confronto con gli interlocutori arabi. Questo soprattutto alla luce degli investimenti promessi a Riad nell’ambito della Vision 2030 e di quelli infrastrutturali annunciati nell’ambito della Nuova via della seta (Bri, Belt and Road Initiative), che nell’ultimo anno hanno registrato un significativo rallentamento.

Il summit appare di significativa importanza nei rapporti tra la Cina e il mondo arabo soprattutto alla luce degli accordi che verranno raggiunti in materia di difesa, infrastruttura digitale e finanza. Benché gli Stati Uniti e i leader europei stiano tentando di rallentare la penetrazione di Huawei e la diffusione del 5G nel Golfo Persico, è improbabile che la Cina si sostituisca completamente a Washington come partner di dialogo sulla difesa. “Pechino continuerà a vendere ciò che gli Usa si rifiutano di vendere: droni, missili balistici e tecnologia legata all’intelligenza artificiale”, spiega Bianco, che considera anche la questione dell’interoperabilità. I sistemi utilizzati dai sauditi rientrano infatti nell’architettura della Nato e pertanto potrebbero essere sostituiti soltanto da un altro Paese membro dell’Alleanza atlantica. Riad guarda alla visita di Xi come a un’occasione per diversificare i partner di dialogo e non sembra cercare una completa emancipazione dagli Stati Uniti, cui è legata a doppio filo anche in ambito finanziario. Benché Cina e Arabia Saudita discutano da tempo la possibilità di regolare il commercio del petrolio in yuan, il raggiungimento di un’intesa a breve termine risulta complicato da due ostacoli, secondo Bianco. Sul piano politico l’Arabia Saudita sembra poco propensa a sfidare apertamente gli Stati Uniti, mentre sul piano tecnico incontra difficoltà legate al fatto che la valuta saudita è agganciata al dollaro, il cui indebolimento avrebbe dirette ripercussioni sulla moneta saudita.

Ciononostante, la visita di Xi s’inserisce in un momento particolarmente delicato nelle relazioni tra Washington e Riad, che hanno registrato un progressivo deterioramento dall’insediamento di Joe Biden alla presidenza. Nonostante Biden abbia reso chiara l’intenzione di non ritirarsi dalla regione creando “un vuoto che verrà riempito da Cina, Russia o Iran”, l’impressione nel Golfo è che gli Stati Uniti stiano progressivamente spostando l’attenzione su altri teatri – su tutti l’Indo-Pacifico – e che siano venuti meno alle garanzie di sicurezza offerte alla regione. Nelle ultime settimane i rapporti tra le parti si sono fatti sempre più tesi, soprattutto dopo che il cartello petrolifero Opec+, guidato dai sauditi, ha ridotto la produzione di 2 milioni di barili al giorno per aumentare i prezzi del greggio. In risposta all’iniziativa – definita dall’inquilino della Casa Bianca una “decisione miope” – gli Stati Uniti si sono detti pronti a “ridefinire il rapporto con l’Arabia Saudita” e hanno avvertito che la cooperazione con la Cina “oltre una certa soglia creerebbe una minaccia alla sicurezza statunitense”.

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