Con le cosiddette “due sessioni”, a partire da domani la Cina fornirà indicazioni importanti sul suo prossimo futuro e sui suoi piani politici, economici, militari, commerciali, diplomatici e ambientali. Il Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva (Cppcc) e l’Assemblea nazionale del popolo (Anp) si concluderanno tra una decina di giorni con la scontata riconferma di Xi Jinping come presidente cinese (dopo quella come segretario generale del Partito comunista, in occasione del Congresso dello scorso ottobre), ma anche con un nuovo governo e con rinnovati e ambiziosi obiettivi di crescita (secondo alcune fonti fissati al 6 per cento, nonostante lo scorso anno la Cina abbia mancato, e non di poco, l’obiettivo del 5,5 per cento).
Per prima inizierà la Conferenza politica consultiva, che riunirà 2 mila delegati provenienti dal Partito comunista, dalle più importanti organizzazioni sui territori e da otto partiti politici legalmente riconosciuti. Vi sono anche 62 personalità indipendenti. Il compito dei delegati sarà quello di avanzare proposte e suggerimenti per le autorità governative, naturalmente sotto la supervisione e la direzione del Partito comunista. L’Assemblea nazionale del popolo è convocata per domenica 5 marzo e si svolgerà parallelamente al Cppcc: nel complesso le “due sessioni” durano generalmente tra una e due settimane. I membri dell’Anc, massima istituzione legislativa cinese, sono 3 mila e tra le loro prerogative figura anche la nomina dei membri del governo e la supervisione delle attività del Consiglio di Stato, il governo. La maggior parte dei poteri sono tuttavia delegati ai 170 membri del Comitato permanente, che si riunisce più frequentemente.
Le due sessioni di quest’anno sono le prime dopo il Congresso del Partito comunista dello scorso ottobre, che ha conferito al presidente Xi Jinping un terzo, storico mandato quinquennale da segretario generale. Dall’appuntamento al via domani Xi uscirà anche con un terzo incarico da presidente della Cina. E al suo fianco, nel ruolo di premier, avrà con ogni probabilità l’attuale segretario del partito a Shanghai, Li Qiang. Classe 1959, Li è diventato il secondo in grado dopo Xi nella nuova gerarchia del Partito comunista emersa dal Congresso di ottobre. Nel suo nuovo ruolo dovrebbe apparire pubblicamente per la prima volta in occasione della conferenza stampa finale delle due sessioni.
A lui spetterà il compito non semplice di gestire il rilancio della seconda economia mondiale, dopo una fase di forte rallentamento legata alla pandemia di Covid-19, alla crisi del settore immobiliare, alla stretta delle autorità sui colossi della tecnologia e, più in generale, a un calo demografico destinato a pesare anche negli anni a venire. Nel 2022 Pechino ha registrato una crescita del prodotto interno lordo pari al 3 per cento, ben al di sotto dell’obiettivo del 5,5 per cento fissato l’anno precedente dal governo. Li dovrebbe essere coadiuvato da He Lifeng nel ruolo di vice premier con delega all’economia. He è considerato uomo molto vicino a Xi, di cui è tra i principali consiglieri, e dovrebbe sostituire Liu He, che guidò i negoziati commerciali della Cina con gli Stati Uniti nel 2019.
Un altro incarico importante dovrebbe andare a Ding Xuexiang, attuale capo di gabinetto del presidente Xi: secondo gli osservatori, potrebbe prendere il posto di Han Zheng come vice premier esecutivo o assumere la guida della commissione centrale per il lavoro finanziario. In ballo c’è anche il ruolo di governatore della Banca centrale: in questo caso il favorito è Zhu Hexin, attualmente presidente del gruppo bancario Citic. Infine, l’Assemblea nazionale del popolo dovrebbe formalizzare le nomine di vice presidente della Repubblica popolare, di presidente della stessa assemblea, del capo della Corte suprema e dei vari ministri.
Un’indicazione importante sul futuro prossimo della Cina sarà data anche dal bilancio della difesa, che dovrebbe vedere un forte incremento nel quadro delle accresciute tensioni con gli Stati Uniti sul dossier di Taiwan, delle dispute in corso nel Mar Cinese Meridionale e della contesa territoriale con l’India nell’Himalaya. Ancor più significativa potrebbe essere tuttavia la riforma istituzionale promossa da Xi Jinping, che dovrebbe accentrare i poteri sul Partito comunista e sottrarne al Consiglio di Stato. La riforma è stata presentata in occasione della seconda sessione plenaria del comitato centrale del partito, ma i suoi contenuti non sono ancora stati resi noti ufficialmente.
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