La cooperazione integrata tra i Paesi del Sahel è la chiave per combattere i traffici illeciti, incluso il flusso irregolare dei migranti che attraversano il Sahara, intervenendo “a monte” del fenomeno prima della traversata del Mediterraneo centrale dalle coste nordafricane. Questo il messaggio lanciato da Natalina Cea, l’italiana classe 1956 da due anni alla guida la missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere (Eubam) in Libia. Proprio in questi giorni sono in corso degli incontri tra i funzionari di sicurezza di Libia e Niger facilitati dall’Unione Europea.
“La Libia e il Niger condividono chilometri di confini in territorio desertico dove negli ultimi anni si intrecciano le attività di bande armate, violenze e traffici illeciti anche dovute alla assenza delle forze statali. E’ quindi essenziale stabilire una stretta collaborazione tra i due Paesi per ristabilire un minimo di sicurezza nelle zone transfrontalieri comuni per favorire la stabilizzazione dell’area e creare occasioni di sviluppo. In tale ottica, Eubam Libya in collaborazione con la Missione sorella in Niger (Eucap Sahel Niger) ha organizzato diverse iniziative per rilanciare la collaborazione tra le autorità dei due Paesi, inclusa la recente visita a Niamey di rappresentanti delle autorità di confine libiche”, spiega la direttrice di Eubam.
Il Niger è considerato un banco di prova cruciale per la costruzione di una frontiera europea, sia perché è uno snodo di molteplici rotte migratorie dirette a nord, sia perché è visto come un baluardo di stabilità nella difficile situazione politica di diversi Paesi sub-sahariani. Dall’avvio del processo di esternalizzazione dei confini europei in collaborazione con la Libia, tuttavia, aumentano le segnalazioni di abusi contro i migranti in entrambi i Paesi. “L’Unione europea è impegnata fortemente in entrambi i Paesi. Infatti, attraverso diversi programmi realizzati direttamente o attraverso le Agenzie delle Nazioni Unite, finanzia azioni di assistenza per i migranti e rifugiati, oltre a canali di rimpatrio assistiti. Tuttavia, l’efficacia di tali azioni dipende molto dal ristabilimento di una presenza statale nelle zone transfrontaliere al Sud della Libia e al Nord del Niger anche con l’aiuto e il coinvolgimento delle popolazioni locali. Eubam Libya lavora anche su quest’ultimo aspetto per rafforzare le capacità delle autorità libiche ad operare nelle zone non presidiate dallo Stato, nel rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali”, riferisce ancora Cea.
Per aiutare i Paesi del Sahel a coordinarsi nel contrasto ai traffici illeciti e a controllare i porosi confini del deserto, Eubam Libya ha creato il Libya-Sahel Coordination Forum, una piattaforma di cooperazione stabile tra le missioni civili dell’Unione Europea, in particolare quelle presenti in Libia, Niger, Mali e la Cellula Regionale del Sahel a Nouakchott. “La struttura – spiega il capo di Eubam Libya – ha l’obiettivo di coordinare non solo gli sforzi europei ma anche quello di promuovere la cooperazione tra le autorità locali. Nell’abito di questa struttura è stata organizzata, in stretta collaborazione con la rappresentante Speciale dell’Unione Europea nel Sahel, Emanuela Del Re, la Conferenza Regionale Libya-Sahel per la cooperazione transfrontaliera tenutasi a Tunisi a novembre 2022 alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei sei Paesi interessati (Burkina Faso, Ciad, Libia, Mauritania, Mali e Niger) che si incontravano per la prima volta dopo un decennio durante il quale tutti i Paesi hanno visto sul proprio territorio crescere terrorismo, violenze e traffici illegali”. L’Unione Europea, da parte sua, si è impegnata a garantire un seguito alla Conferenza, lanciando la “One Desert Initiative” che dovrà disegnare le attività da realizzare in comune per rilanciare processi di collaborazione, stabilità e pace.
“One Desert” è stata la frase utilizzata dal vice presidente libico, Moussa al Kuni, per ricordare che una volta il deserto del Sahara era unico, senza limitazioni nazionali e territorio di scambi e convivenza civile. La prima riunione dell’iniziativa si terrà a Nouakchott, in Mauritania il 10 e 11, maggio prossimo. “A mio avviso, qualsiasi iniziativa deve essere intrapresa in stretta collaborazione con i Paesi interessati e coinvolgendo anche le popolazioni transfrontaliere. Quella che in inglese si chiama ‘ownership’ è fondamentale per avere successo, particolarmente in processi così complessi e in aree che lamentano spesso interferenze straniere. Del resto alcuni di questi Paesi hanno già quadri giuridici di collaborazione già esistenti. Ricordo che è in vigore l’Accordo quadripartito tra Libia, Niger Ciad e Sudan per il controllo delle frontiere e la lotta ai traffici illeciti che potrebbe essere una buona base di partenza per finanziare progetti internazionali”, sottolinea Cea.
La chiave per il controllo degli oltre duemila chilometri di confine che la Libia condivide con Algeria, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto è dunque un approccio integrato, ma concretamente servono anche attrezzature e tecnologie che l’Italia e l’Europa nel suo complesso potrebbero fornire Paesi della sponda sud. “E’ necessario ristabilire la presenza dello stato per assicurare la sicurezza delle popolazioni ma anche dei migranti e di tutti coloro che attraversano i confini. E’ necessario uno sforzo comune tra Unione Europea e Stati membri per dotare le autorità locali dei mezzi necessari, in primis sistemi tecnologici avanzati per la sorveglianza e l’intervento, unitamente a infrastrutture e equipaggiamenti per garantire soccorso e aiuto ai migranti e sostegni alle popolazioni che li devono assistere”, conclude la direttrice di Eubam.
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