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Carceri: nel Lazio sovraffollamento al 120 per cento, è scontro sulla chiusura di Regina Coeli

La Garante dei detenuti di Roma si dice favorevole, contrari gli agenti del sindacato di polizia penitenziaria

Roma
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Nel Lazio si torna a parlare delle condizioni nelle carceri, tra il sovraffollamento che sfiora il 120 per cento e la possibile chiusura dell’istituto Regina Coeli di Roma. Il Lazio è la quarta regione italiana per numero di detenuti (preceduta da Lombardia, Campania e Sicilia). Secondo i dati dell’osservatorio dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, aggiornati al 30 agosto 2023, le persone detenute nei 14 istituti penitenziari per adulti della regione sono 6.304. La capienza regolamentare complessiva degli istituti penitenziari della regione è di circa 5.287 posti, con un tasso di affollamento medio pari al 119,2 per cento e con un aumento delle presenze del 6,4 per cento rispetto all’anno precedente. Delle 14 strutture presenti nel territorio regionale, 9 superano la capienza massima. Tra gli istituti più gremiti figurano quello di Latina, con un tasso di affollamento del 167,5 per cento, seguito da quello di Regina Coeli di Roma (160,7 per cento), e quello di Civitavecchia Nuovo complesso (146,2 per cento).


Una situazione che secondo la Garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, interpellata da “Agenzia Nova”, andrebbe risolta con interventi deflattivi. “A Roma – ha spiegato Calderone – abbiamo circa 3 mila detenuti, nel Lazio sono circa 6 mila, e sono 58 mila in tutta Italia. Risolvere il sovraffollamento non significa costruire altre carceri, ma deflazionare la popolazione dei detenuti. L’ultimo indulto è avvenuto nel 2006, non bisogna avere paura di utilizzare questa parola”. Dello stesso parere è il segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Donato Capece: “con 58 mila detenuti per 40 mila posti letti detentivi, abbiamo un problema di vivibilità degli istituti. Il carcere è l’extrema ratio, non è un contenitore. Occorrono misure alternative alla detenzione, come i domiciliari, lavoro all’esterno. Più territorio e meno carcere – ha aggiunto Capece -. Come Sappe chiediamo anche il potenziamento dell’organico carente di 5 mila unità, e anche tecnologia a supporto del poliziotto in servizio. La politica deve inoltre assicurare l’incolumità fisica dei poliziotti anche attraverso soluzioni disciplinari verso quelle persone che gratuitamente aggrediscono”.

Intanto, in questi giorni si è tornato a parlare delle morti in carcere. Nella tarda serata di sabato, all’Istituto penitenziario Mammagialla, a Viterbo, un detenuto è morto a causa di un malore e un altro, in una sezione diversa, è stato salvato in extremis dagli agenti mentre tentava il suicidio. Inoltre, ieri un detenuto di 21 anni, ristretto nel carcere romano di Regina Coeli, si è tolto la vita. Un fatto che, secondo il responsabile del Lazio dell’associazione Antigone, Lorenzo Tardella, “si inserisce in un fenomeno noto. Nel 2022 si è toccato un numero in Italia molto elevato, circa 85 suicidi, mentre nel 2023, a oggi, ce ne sono stati 50″. Sul tema delle condizioni delle carceri della Regione, il consigliere regionale di Alleanza verdi sinistra, Claudio Marotta, ha annunciato di chiedere un Consiglio straordinario del Lazio “per studiare insieme e promuovere misure urgenti per affrontare le questioni legate agli istituti penitenziari. Mi auguro che tutte le forze in Consiglio accolgano la mia proposta e che abbia l’attenzione e la partecipazione che questo delicato argomento merita”, ha commentato Marotta.

Ma l’istituto romano di Regina Coeli sta facendo discutere anche per la sua eventuale chiusura. La consigliera capitolina del Pd, Cristina Michetelli, si è detta soddisfatta per il voto espresso all’unanimità da tutte le forze politiche in Assemblea capitolina sulla mozione del Partito democratico, “a mia prima firma, per la chiusura di Regina Coeli”. Come evidenziato dalla garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, “è molto importante che si sia votato all’unanimità ed è importante che si parli della chiusura del carcere. Il ragionamento però è più complesso di dire ‘chiudiamo il carcere’. Chiuderlo non vuol dire aprirne un altro in una periferia della città. Deve diventare un presidio culturale. Serve creare uno scambio tra carcere e città di cui più che mai ce n’è bisogno”, ha concluso Calderone. Secondo il segretario generale del Sappe, Donato Capece, invece “come sindacato siamo nettamente contrari alla chiusura del carcere di Regina Coeli di Roma. Ogni tanto rispunta il problema di spostare il carcere di Regina Coeli, un istituto storico, adesso abbastanza dignitoso, ma noi riteniamo che il carcere debba restare in città, proprio per la funzione rieducativa che deve avere per le persone che finiscono in carcere, proprio per reintegrarle nella società”, ha concluso Capece.

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