Sono stati arrestati quattro imprenditori ritenuti vicini al clan dei Casalesi nell’ambito di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sulla penetrazione della camorra nel tessuto economico della provincia di Caserta. Secondo la ricostruzione degli inquirenti gli indagati avrebbero sfruttato la prossimità con la fazione Schiavone per ottenere appalti pubblici. Contestualmente sono stati sequestrati preventivamente 15 milioni di euro ed eseguite misure cautelari personali interdittive nei confronti di due indagati. Secondo la ricostruzione degli inquirenti gli arrestati
In particolare, nel corso dell’operazione condotta dall’Arma dei carabinieri del comando provinciale di Caserta e dalla Guardia di finanza di Caserta e dal nucleo speciale Polizia valutaria di Roma, sono state eseguite 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nonché 2 misure cautelari personali di natura interdittiva nei confronti di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso e concorso in associazione mafiosa, turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio dei capitali illeciti, nonché un decreto di sequestro preventivo di aziende e quote societarie per circa 15 milioni di euro. Le investigazioni dei carabinieri del comando provinciale di Caserta hanno riguardato Domenico Pagano, titolare della società Immobiliare Generale (oggetto di sequestro), ritenuto gravemente indiziato di essere inserito nel clan dei Casalesi e imprenditore di riferimento per la fazione Schiavone alla quale avrebbe procurato stabili finanziamenti come quota sui lavori ottenuti grazie all’intervento del clan. Altro destinatario della misura è Domenico Farina, ritenuto gravemente indiziato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, amministratore unico della Prisma Costruzioni srl, società riconducibile al collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, aggiudicataria di vari appalti pubblici con la connivenza di vari amministratori locali.
Le indagini della Guardia di finanza hanno, invece, interessato il gruppo imprenditoriale casertano riconducibile ai cugini Verazzo, Giuseppe e Francesco, ritenuti gravemente indiziati per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, operanti nel settore delle costruzioni edili che, avvalendosi della forza di intimidazione del “clan dei Casalesi” e grazie alla compiacenza di amministratori locali, si sono aggiudicati appalti pubblici nel territorio casertano, assumendo peraltro il ruolo di portavoce di Nicola Schiavone nella zona di Capua e assicurando il sostegno elettorale alle compagini politiche locali legate ad esponenti del clan. Con la medesima ordinanza è stata infine applicata la misura cautelare interdittiva per la durata di un anno e della presentazione alla polizia giudiziaria di Francesco Greco, ingegnere responsabile protempore dell’ufficio tecnico del Comune di Capua ritenuto gravemente indiziato per turbata libertà degli incanti e corruzione, e a Andrea D’Alessandro, impiegato presso un Istituto bancario, all’epoca in servizio presso una filiale bancaria di Santa Maria Capua Vetere, ritenuto gravemente indiziato anche per riciclaggio in quanto, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, quest’ultimo con il suo operato avrebbe consentito trasferimenti di denaro contante su conti bancari riconducibili al sodalizio camorristico.