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Calderoli: “Se si arenasse l’autonomia differenziata abbandonerei la politica”

"Rallentamenti in commissione parlamentare non ne vedo. Sulle Regioni: non ne ho convinte 4 su 20, e queste quattro sono tutte targate Pd"

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“Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata”. Sul tavolo tra le proposte che la Lega sta studiando c’è il “governatorato”, cioè un presidente del Consiglio eletto direttamente sul modello delle Regioni, prevedendo però contrappesi come la “fiducia costruttiva”. Roberto Calderoli, ministro leghista per gli Affari regionali, in una intervista a “Repubblica” non retrocede sull’autonomia: “Se si arenasse, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi”.


Il ministro spiega che “non c’è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Non sono in concorrenza”. Una accentra e l’altra devolve alle Regioni: “Una rafforza i poteri del governo, non accentra. E l’autonomia rafforza i poteri territoriali che sono delle Regioni”. Calderoli spiega che “a me girano le scatole perché è impensabile che i diritti essenziali non ci siano e che le Regioni, che lo meritino e lo vogliano, non possano gestire delle competenze spendendo meno e meglio rispetto allo Stato. Rallentamenti in commissione parlamentare non ne vedo. Sulle Regioni: non ne ho convinte 4 su 20, e queste quattro sono tutte targate Pd. Aggiungo che due, L’Emilia Romagna e la Toscana, se non avessero ricevuto ordini di scuderia, sarebbero pro autonomia”. Quanto alle riforme costituzionali: “Nel programma di governo c’è l’intesa sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. Se in Italia ci fosse l’elezione diretta, il capo dello Stato diventerebbe una figura politica, non più super partes, che è il ruolo perfettamente incarnato da Sergio Mattarella. Preciso: da Mattarella, perché non sempre è stato cosi”. “A questo punto – aggiunge il ministro – la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta”. Ma non è d’accordo sul sindaco d’Italia: “L’elezione diretta del presidente del Consiglio non è il sindaco d’Italia, che personalmente giudico una bestemmia. Piuttosto penso al modello ‘governatore’ della Regione, ma calato nel contesto nazionale. Significa che il capo del governo è eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere”, ha concluso Calderoli.

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