L’ex presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, è stato condannato in contumacia all’ergastolo per la sua partecipazione all’assassinio del suo predecessore Thomas Sankara, ucciso con 12 suoi compagni durante un colpo di Stato nel 1987. Lo ha deciso poco fa il tribunale militare di Ouagadougou, che ha condannato all’ergastolo anche il comandante della sicurezza di Compaoré, Hyacinthe Kafando, e il generale Gilbert Dienderé, capo di Stato maggiore e capo del Reggimento di sicurezza presidenziale di Compaoré e all’epoca dell’omicidio uno dei leader dell’esercito. Compaoré, in esilio dal 2014 in Costa d’Avorio, e Hyacinthe Kafando, in esilio dal 2016, sono stati processati in contumacia. Il processo, il cui verdetto era atteso da anni, era stato sospeso il mese scorso in attesa di una decisione del Consiglio costituzionale sulle pregiudiziali di incostituzionalità legate agli eventi del colpo di Stato dello scorso 24 gennaio. A febbraio la Procura militare del Burkina Faso ha chiesto una condanna a 30 anni di carcere per l’ex presidente Blaise Compaoré e l’allora capo della sicurezza Hyacinthe Kafando, ritenuti implicati nell’omicidio dell’ex presidente Thomas Sankara in seguito al colpo di Stato del 1987. I magistrati hanno chiesto inoltre 20 anni di carcere per il generale Gilbert Dienderé e 11 anni di carcere con sospensione della pena per il colonnello maggiore Jean-Pierre Palm, oggi in pensione.
Venerato dai movimenti radicali africani d’ispirazione marxista-leninista, Sankara era un capitano dell’esercito di soli 33 anni quando salì al potere con un colpo di Stato nel 1983. Distintosi per le sue prese di posizione contro l’imperialismo e il colonialismo occidentale, Sankara fu ucciso a colpi di arma da fuoco da una squadra di sicari il 15 ottobre 1987 al termine di una riunione del Consiglio rivoluzionario nazionale al potere. L’assassinio coincise con un altro colpo di Stato che portò al potere l’ex compagno d’armi di Sankara, Blaise Compaoré, che restò al potere per 27 anni prima di essere deposto da una rivolta popolare nel 2014 e fuggire nella vicina Costa d’Avorio. Nel processo sono imputati un totale di 14 persone, due dei quali in contumacia, tra cui lo stesso Compaoré. Quest’ultimo e il suo ex braccio destro, il generale Gilbert Dienderé, sono accusati di aver danneggiato la sicurezza dello Stato, complicità in omicidio, occultamento di corpi e manomissione di testimoni.
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