Si tiene oggi a Brasilia il primo vertice dei leader del Sud America, fortemente voluto dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. All’evento partecipano i capi di Stato dei principali Paesi della regione, ad eccezione della presidente del Perù, Dina Boluarte, il cui governo sconta l’isolamento da parte di alcuni leader regionali, come il colombiano Gustavo Petro, che non riconoscono la legittimità del suo mandato. Il Perù sarà comunque presente con il primo ministro Alberto Otarola. Tra i presenti anche Nicolas Maduro, in una rarissima trasferta fuori dai confini nazionali. La sua partecipazione sancisce di fatto il ritorno del presidente venezuelano nel consesso dei leader regionali, complice la congiuntura politica che vede presidenti di sinistra alla guida di quasi tutti i Paesi della regione.
Ieri, durante un incontro bilaterale, Lula ha duramente criticato le politiche “anti-venezuelane” e “guidate dal preconcetto” messe in campo da Stati Uniti e Unione europea (Ue). “Ho litigato molto con i colleghi socialdemocratici europei, con i governi, e con persone negli Stati Uniti, perché ho sempre pensato che fosse la cosa più assurda del mondo, per persone che difendono la democrazia, negare che tu fossi presidente del Venezuela, essendo stato eletto dal popolo, e riconoscere un impostore, affidando a lui le riserve auree dello stato detenute nelle banche del Regno Unito”, ha detto il presidente brasiliano. Sulle sanzioni è tornato anche Maduro, per il quale l’evento odierno potrebbe essere l’occasione per catalizzare il sostegno regionale e usarlo come leva per convincere gli Stati Uniti a revocare le misure restrittive.
Ma l’ambizione di Lula va oltre ed è quella di sfruttare la congiuntura politica regionale per riattivare l’agenda di cooperazione sudamericana in aree chiave, come cambiamento climatico ed energia. “Lo scopo dell’incontro è promuovere un dialogo franco tra tutti, al fine di individuare denominatori comuni, discutere le prospettive per la regione e riattivare l’agenda di cooperazione sudamericana in aree chiave, come la salute, il cambiamento climatico, la difesa, la lotta agli illeciti transnazionali aziende, infrastrutture ed energia”, recita una nota del ministero degli Esteri brasiliano.
Una sfida che dovrà però fare i conti con la polarizzazione dello spettro politico regionale, che vedrà nell’Argentina dell’alleato Alberto Fernandez uno dei prossimi banchi di prova. Il centrosinistra si avvia verso le elezioni presidenziali del prossimo 22 ottobre senza un candidato chiaro, stretto tra dissidi interni alla coalizione di governo e tassi altissimi di inflazione, che stanno aggravando il livello di povertà nel Paese. Tra i favoriti nei sondaggi c’è l’outsider Javier Milei, ultra liberista, fondatore del partito “La libertà avanza”. Interprete di una battaglia senza quartiere alla “casta”, Milei immagina un futuro senza Banca centrale, con la dollarizzazione dell’economia e la fine di ogni assistenzialismo in favore dell’economia di mercato.
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