Il giudice della Corte suprema di giustizia del Brasile Edson Fachin ha deferito alla sessione plenaria del tribunale la decisione, da lui stesso adottata lo scorso 8 marzo, di annullare le condanne per corruzione a carico dell’ex presidente Luiz Inacio “Lula” da Silva. Il passaggio di consegne effettuato da Fachin giunge su richiesta del procuratore generale Lindora Araújo, il quale ha espressamente richiesto che la Corte suprema mantenga le pene detentive imposte a Lula. Secondo il procuratore, i crimini per il quali l’ex presidente è stato ritenuto responsabile sono stati perpetrati nel campo di applicazione del piano penale di Petrobras e rientrano quindi nella giurisdizione della 13ma Giurisdizione federale di Curitiba. Nell’annullare le sentenze, il giudice Fachin aveva invece sentenziato che la 13ma Giurisdizione non fosse competente per i quattro casi di Lava Jato aperti contro Lula: il triplex di Guarujá, la proprietà di Atibaia, il terreno per la sede dell’Istituto Lula e le donazioni di Odebrecht. Spetta ora al presidente della Corte suprema fissare la data della prossima sessione plenaria.
Nella sua sentenza, Fachin ha più precisamente annullato le condanne a carico dell’ex presidente Lula scaturite dalle indagini dell’operazione anti-corruzione Lava Jato, per “incompetenza territoriale e materiale” del giudice federale del Paraná, Sergio Moro. Al nucleo della Lava Jato di Curitiba era infatti permesso di giudicare solo i casi di corruzione legati al filone principale del giro di mazzette che coinvolgeva i vertici della compagnia petrolifera statale nazionale Petrobras, ma non le cause delle tre sentenze comminate a Lula: corruzione passiva per finanziamenti ricevuti dalle imprese edili Odebrecht e Oas. Con la sentenza di Fachin, la difesa di Lula si vede così riconosciuta la linea con cui da quattro anni chiedeva il trasferimento del processo, rendendo più remota la possibilità di un ritorno in aula.
Liberato dalle sentenze a suo carico Lula da Silva – che si è detto “grato” a Fachin per averlo riabilitato – si prepara a tornare al centro della scena politica del Brasile. La decisione adottata dal giudice Fachin rimuove infatti gli ostacoli che impedivano al leader del Partito dei lavoratori (Pt) di correre per le presidenziali di ottobre 2022, sconvolgendo una scena dominata dalla convulsa crisi pandemica e dalle difficoltà che il governo deve affrontare soprattutto per la campagna vaccinale. L’ipotesi di una candidatura di Lula è ancora tutta da costruire, ma la popolarità di cui ancora gode – soprattutto presso le fasce più deboli della popolazione, memori del riscatto operato all’inizio del secolo – rende difficile escluderla: solo poche ore prima della sentenza, il prestigioso Inteligencia em pesquisa e Consultoria (Ipec) assegnava a Lula un vantaggio di dodici punti percentuali sul presidente in carica, Jair Bolsonaro, nell’eventualità di un confronto alle urne.
Il presidente Jair Bolsonaro, per parte sua, si è detto non sorpreso dalla sentenza della Corte suprema. “Il giudice Fachin ha un forte legame con il Pt, non siamo sorpresi da una decisione in questo senso”, ha detto Bolsonaro in un’intervista alla “Cnn”. Rispondendo a una domanda su una possibile candidatura di Lula alle elezioni generali del 2022 Bolsonaro ha dichiarato: “Quella del Partito dei lavoratori è stata una amministrazione catastrofica (…). Credo che il popolo brasiliano non voglia avere un candidato così nel 2022, figuriamoci pensare a una sua possibile elezione”.