Il governo del Brasile ha affidato la competenza delle azioni a difesa della riserva indigena Yanomami alle forze armate. Il ministero della Difesa sarà in prima linea nella lotta contro l’estrazione illegale di legname e minerali preziosi e nella gestione dell’emergenza sanitaria pubblica. I militari saranno responsabili del pattugliamento, della perquisizione di persone, veicoli, navi e aerei e potranno effettuare arresti in flagranza di delitto.
In precedenza, la difesa del territorio Yanomami affidata alla Polizia federale (Pf), all’Istituto brasiliano per l’ambiente e le risorse naturali rinnovabili (Ibama) e alla Forza nazionale di sicurezza (Fns), struttura di polizia alle dipendenze del ministero della Giustizia, composta da agenti precettati delle corporazioni di polizia militare degli stati, impiegata per incarichi specifici e per tempo limitato su disposizione del governo federale. Esercito, marina e aeronautica avevano solo il compito di fornire dati di intelligence e assistenza per trasporto aereo e logistico, oltre che gestire la chiusura totale dello spazio aereo sulla riserva.
Gli indigeni della riserva Yanomami sono al centro di una emergenza umanitaria a causa dell’attività criminale di gruppi di minatori illegali che hanno occupato varie aree della riserva. Le attività minerarie dannose hanno infatti generato pregiudizio alle popolazioni a causa della contaminazione dei fiumi soprattutto con il mercurio usato per estrarre l’oro, generando impatti sulla salute e sull’accesso agli alimenti (attività di pesca). Sono inoltre segnalati, omicidi, violenze e stupri commessi dai minatori.
La situazione degli indigeni è stata denunciata nel corso di una visita del presidente Luiz Inacio Lula da Silva lo scorso gennaio, accompagnato da alcuni ministri. Al termine della visita, il capo dello Stato aveva annunciato misure di emergenza per affrontare la crisi sanitaria. Medici e infermieri del Servizio sanitario nazionale (Sus) saranno trasferiti nell’area indigena per migliorare l’assistenza delle popolazioni originarie.
Dal primo febbraio poi, il governo ha avviato l’operazione Scudo Yanomami. Il primo passo è stato il blocco del traffico aereo e fluviale delle riserve indigene che ospitano il popolo originario con l’obiettivo di impedire nuovi accessi nella zona, della grandezza del Portogallo. L’istituzione della ‘no fly zone’ sullo spazio aereo serve a impedire i rifornimenti in favore delle organizzazioni criminali dedite soprattutto all’esplorazione delle risorse minerarie della zona. Si tratta del primo passo di un complesso processo di rimozione delle organizzazioni di minatori illegali, per un totale stimato tra le 20 e 40 mila persone, le cui attività avrebbero contribuito a generare la crisi umanitaria per il popolo Yanomami. Sull’intera Zona di identificazione della difesa aerea (Zida) l’aeronautica militare è autorizzata ad abbattere eventuali velivoli non autorizzati.
Sul caso la Corte suprema del Brasile (Stf) ha aperto un fascicolo per il reato di genocidio, dopo aver identificato omissioni del governo dell’ex presidente, Jair Bolsonaro, in relazione all’assistenza e protezione che per Costituzione spetta ai popoli indigeni. Sono in corso anche indagini da parte della Polizia federale del Brasile (Pf) per verificare i possibili crimini di genocidio, omissione di soccorso e crimini ambientali.
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